Centro San Rocco - Interventi

Questo è il tempo della misericordia
Data pubblicazione : 20/12/2016
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Oltre l'Anno Giubilare appena concluso, proponiamo un ciclo di interventi a commento della Lettera Apostolica Misericordia et Misera di Papa Francesco. Iniziamo con una riflessione di don Giordano Trapasso

Un’altra perla consegna Papa Francesco al movimento creativo delle nostre Chiese locali ad avvenuta chiusura del Giubileo della misericordia. Ogni celebrazione, ogni tempo ed esperienza hanno un inizio ed una fine, ma il fatto che siano state chiuse le “Porte Sante” non vuol dire che sia finito il tempo della misericordia. Anzi, esso è il tempo inaugurato con la storia della salvezza, in particolare dalla morte e risurrezione di Cristo, è il tempo per il quale vive la Chiesa. Le porte del nostro cuore sono chiamate a rimanere aperte per rendere le nostre comunità cristiane ed i luoghi della vita oasi di misericordia.

Un primo rilievo va all’icona evangelica scelta dal Papa, dal commento della quale di Agostino egli desume il titolo della lettera apostolica: misericordia et misera. Quando tutti coloro che volevano lapidare l’adultera se ne sono andati, rimangono solamente Gesù e la donna, la misericordia e la misera bisognosa di misericordia. Tale icona è importante perché, anche nelle parole di Agostino, pone l’esigenza di tenere insieme giustizia e misericordia, in maniera tale che la seconda non possa prescindere dalla prima ma che ne diventi anche il compimento: “se Egli ordinerà che venga lapidata, non darà prova di mansuetudine; se deciderà che venga rilasciata, non salverà la giustizia”. La misericordia salva la giustizia e fa sì che non diventi ingiusta perché la giustizia di Dio è il suo essere sempre dalla parte della persona e della vita: Padre degli orfani, difensore delle vedove e dei poveri, Padre che fa festa per ogni peccatore pentito. Giovanni XXIII ci ha ricordato che la misericordia è ferma condanna del peccato ma risoluta proposta di salvezza per il peccatore. La misericordia è ciò che sottostà al modo di applicazione della giustizia che continua a riconoscere i diritti e la dignità di chi ha subito ingiustizia e del colpevole, è la forza che permette alla giustizia di non scadere nell’identificazione della persona con la colpa/reato, di non cristallizzarsi nello scontare la pena ma che fa sì che la vita riparta, che la persona si ricostruisca. La misericordia mette in movimento la vita. In che cosa consiste il tempo della misericordia? “sono amato, dunque esisto; sono perdonato, quindi rinasco a vita nuova; sono stato <misericordiato>, quindi divento strumento di misericordia>>” (MM 16). Non è la schiavitù del passato, in cui ci rinchiudono il rancore o l’ossessivo senso di colpa, ma è il “d’ora in poi” rivolto da Gesù alla donna. Come fa Dio con noi, chi usa misericordia guarda il “d’ora in poi” di ogni persona che ha davanti.

Un secondo rilievo lo facciamo sulla creatività della misericordia: “E’ il momento di dare spazio alla fantasia della misericordia per dare vita a tante nuove opere, frutto della grazia” (MM 18). Il tempo della misericordia è il tempo della fantasia, della creatività, della tanto attesa e proclamata conversione pastorale. In che può consistere la fantasia o la creatività della misericordia? Le opere di misericordia corporali e spirituali sono state codificate sempre nello stesso modo ma possono essere messe in atto in forme sempre nuove, perché i tempi cambiano e le situazioni sono uniche. Non si tratta del criterio “genio e sregolatezza”, non si tratta di una semplice operazione di chirurgia estetica, e non si intende semplicemente cambiare strategie per riscattare un’immagine spesso screditata della Chiesa. La creatività della misericordia consiste nelle vie sempre nuove che ogni giorno la comunità cristiana sa percorrere per portare il Vangelo alle persone: “Le nostre comunità si aprano a raggiungere quanti vivono nel loro territorio perché a tutti giunga la carezza di Dio attraverso la testimonianza dei credenti” (MM 21). La via nuova della misericordia è quella che non fa parte dell’itinerario ufficiale e che percorre il pastore per rintracciare la pecora che si è smarrita lasciando le novantanove al sicuro sui monti. Le vie nuove della Chiesa sono quelle che il navigatore della misericordia ricalcola a partire dalla situazione concreta di ognuno perché, da dove lui si trova, sia accompagnato per nuovi percorsi a raggiungere la meta di tutti, la santità.

Infine Papa Francesco chiede anche di elaborare una cultura della misericordia: “Siamo chiamati a far crescere una cultura della misericordia, basata sulla riscoperta dell’incontro con gli altri: una cultura in cui nessuno guarda all’altro con indifferenza né gira lo sguardo quando vede la sofferenza dei fratelli” (MM 20). Anche oggi siamo agli albori di un nuovo modo di pensare la nostra vita, quella degli altri, la vita della comunità cristiana in rapporto con il mondo a partire dalla fiaccola della misericordia. E Papa Francesco precisa che la cultura della misericordia è all’opposto della tentazione di fare una “teoria della misericordia”. Tale cultura nasce dall’incontro: un autentico incontro con noi stessi, in una reale consapevolezza di noi che ben conosce la propria fragilità e il debito di amore che ci tiene in vita, un autentico incontro con l’altro che sa vedere, oltre le parole ed i gesti, la luce della dignità e l’appello che ci viene da essa. Una cultura della misericordia abbatte la debita distanza che spesso assumiamo rispetto alle piccole e grandi tragedie di questo tempo, è un pensare nella situazione, a partire dalla partecipazione e dalla condivisione. Pastori, teologi, uomini e donne credenti in Cristo, uomini e donne di buona volontà sono coinvolti nel dare carne a questa cultura della misericordia.  

 

Don Giordano Trapasso

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