Centro San Rocco - Interventi

La città "micropolitana"
Data pubblicazione : 15/05/2016
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Un'interessante prospettiva per lo sviluppo del nostro territorio - di Massimiliano Colombi e Marco Marcatili (tratto dalla Rubrica “Futuro Civile. Locali ma Connessi”, Il Resto del Carlino, per gentile concessione)

Da una parte le aree interne e dall’altra le aree metropolitane sembrano essere le protagoniste principali dello scenario urbano del nostro Paese.

Per le aree interne occorre riconoscere al lavoro dell’ex ministro Fabrizio Barca un merito speciale: avere individuato una “miniera” a cielo aperto che richiede una lettura approfondita delle specificità per pensare a politiche su misura ed evitare il circolo vizioso per cui dalle differenze si passi alle disuguaglianze. Nelle Marche è già partita la sperimentazione dell’area pilota del Montefeltro e si prepara quella maceratese, ma per lacune istituzionali non sembrano ancora esserci le condizioni perché il fermano e piceno possano cogliere appieno la straordinaria occasione di una strategia di sviluppo di area interna.

Nello stesso tempo una particolare attenzione è stata rivolta alle aree metropolitane attraverso un percorso che, con splendido spirito italico, individua quattordici realtà che a volte chiedono uno sforzo per essere definite metropolitane. Nelle Marche non abbiamo nessuna area metropolitana, essendo Ancona ben distante da alcune caratteristiche minime richieste. Nell’ultimo decennio ormai Antonio Calafati, economista urbano dell’Università Politecnica delle Marche e oggi coordinatore del Dottorato internazionale in Studi urbani del Gran Sasso Science Institute, ha proposto una rilettura delle nostre realtà urbane individuando alcune “città in nuce”, ovvero 13 sistemi urbani in cui un comune centroide funziona da catalizzatore per una rete di comuni limitrofi. Per il nostro territorio Fermo da una parte e Civitanova dall’altra rappresentano i due comuni di riferimento in grado di attrarre i flussi. Tutto ciò a dimostrare che la vita reale delle persone forza il confine delle mura delle nostre città (confini amministrativi) e ridisegna una nuova mappa che però ancora oggi non evolve verso nuove forme di regolazione e di istituzionalizzazione. In questo senso un Sindaco che pensa di amministrare la città dei residenti, in realtà non riconosce chi in quella città arriva per ragioni di studio, di lavoro o per vivere il proprio tempo libero e quindi governa di fatto solo una porzione della vita reale. Si potrebbe affermare che molti Sindaci amministrano “città immaginarie”, ovvero città di cui non cogliendo i flussi si finisce a pensarle come “stock”. Così facendo si finisce per essere “Sindaci immaginari” ovvero amministratori di una finzione che nel tempo sarà sempre meno capace di essere utile per la qualità della vita dei diversi “city users”, cioè coloro che vivono la città anche senza essere necessariamente residenti.

A partire da quanto rileviamo dal nostro osservatorio di ricerca e di  accompagnamento di diverse realtà urbane ci sembra utile arricchire l’atlante dello scenario urbano con un nuovo soggetto protagonista: la “città micropolitana”. Una realtà che potrebbe essere sintetizzata in tre caratteristiche: nella sua capacità di allargare le politiche di sviluppo a contesti, territoriali e amministrativi, a “geometrie variabili”; nella sua specificità di riconoscersi come contesti di produzione e non solo di buona qualità di vita, assumendo l’impegno di ricostruire le condizioni contestuali per attrarre i “nuovi produttori” (makers, creativi, startupper, siano essi del settore manifatturiero, agroalimentare o terziario); infine, nella sua possibilità di sperimentare in una piccola città i processi di infrastrutturazione innovativa a servizio della  sostenibilità, dell’accessibilità e  della mobilità messi in campo dal “Senseable City Lab” del MIT di Boston, che supera la logica delle smart cities.

Puntare ad una strategia micropolitana nei nostri territori significherebbe non aspettare i tempi delle consapevolezze romane, ma ancitipare una sfida comune e assumersi la responsabilità di costruire insieme il proprio futuro.

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