Centro San Rocco - Interventi

Quale Primavera
Data pubblicazione : 21/03/2016
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Un'attenta analisi su come il contesto socio-economico del Fermano nutre l'auspicio di uscire dal lungo inverno della crisi - di Massimiliano Colombi e Marco Marcatili (tratto dalla Rubrica “Futuro Civile. Locali ma Connessi”, Il Resto del Carlino, per gentile concessione)

Arriva una Primavera già mite dopo un Inverno senza freddo. Esattamente all’opposto di quanto avviene nel nostro sviluppo: una gelata appena intiepidita e una primavera affannosamente attesa e che fatica a manifestare il suo tepore ristorativo. Se da un punto di vista meteorologico sembra di essere finiti in una unica “mezza stagione” interrotta da eventi eccezionali, in molte occasioni dagli effetti catastrofici, dal punto di vista socio-economico sembra che le mezze stagioni siano finite. E con esse appare ridotto lo spazio di manovra del ceto medio che spesso fa i conti con processi di impoverimento senza avere il fisico per reggere la precarietà e la vulnerabilità come condizioni stabili della convivenza. La Primavera è anche la stagione dei ritorni come avviene per molte specie animali che hanno svernato altrove per riapprodare nel Paese del sole appena le condizioni tornano a farsi ospitali. Potrebbe valere anche per le “buone idee” che dopo il letargo del pensiero possono riprendere il volo alla ricerca di una “primavera fermana”.

La prima buona idea che può segnalare l’arrivo della Primavera è già comparsa sotto varie vesti: il Fermano come area vasta strutturata quale esito di processi intenzionali di integrazione dei livelli di governance. In particolare, ci sembra che si possa aprire un cantiere reale per immaginare un Territorio-Comune che apra le porte alla prospettiva di un Comune-Territorio. L’archiviazione di ansie e di attese di leadership per blasone da parte del Comune Capoluogo e il contenimento di isterismi per una competizione irrazionale tra Fermo e Porto Sant’Elpidio sono segnali deboli ma importanti. Tutto ciò per evitare che – come dice il buon Piermassimo Macchini – Fermo (e il Fermano) diventi “Paralisi”.

La seconda buona idea in volo, ma ancora disorientata perché esposta a cambi repentini di correnti ad alta quota, è quella che mostra un Fermano coeso e competente rispetto alla costruzione di visioni condivise da tradurre in progettualità di taglia robusta e in grado di competere davvero in uno scenario internazionale. Sarebbe davvero una brusca interruzione della primavera fermana riscontrare pezzi di territorio in competizione fra loro sullo scenario europeo. Se “pensare a pezzi” il territorio “fa a pezzi” il Fermano, presentarsi in Europa “spezzati” sfinisce un Fermano già con le pezze.

Il terzo sintomo di primavera è tanto incerto quanto prezioso: ci stiamo riprendendo dopo una sbornia collettiva. La crisi ci ha fatto scoprire profondamente “euro-alcolici”, ovvero “ubriachi di soldi”, affogati in una logica economicistica che per molti anni ci ha convinto che tutto ha un valore esclusivamente economico e che ogni persona vale solo in funzione della sua capacità di produrre reddito e di consumare. Oggi sappiamo che questo pensiero unico è il virus che ha generato la pandemia che chiamiamo crisi. Sono tanti i segnali che fanno vedere un “Altro-Fermano” più orientato dalla logica della sostenibilità, in cui i beni pubblici assumono un valore crescente, in cui la qualità urbana riguadagna posizioni nella mappa dello sviluppo. In questa prospettiva le professioni e le imprese sono sfidate in un duplice versante: da un lato per sviluppare la capacità di abbandonare traiettorie non più sostenibili; dall’altro progettare un’altra economia.

Per questo la prossima dovrà essere una “Primavera Altra”, altrimenti non resterà che attendere un’altra primavera.

 

Massimiliano COLOMBI e Marco MARCATILI

(tratto dalla Rubrica “Futuro Civile. Locali ma Connessi”, Il Resto del Carlino, per gentile concessione)

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