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Fermo si onora di Ennio Flaiano

nel centenario della nascita

FERMO SI ONORA DI ENNIO FLAIANO CHE QUI STUDIO'

E CHIAMO' DON TORDINI SUO SECONDO PADRE

 

   Il grande successo di Ennio Flaiano è riscoperto nel centenario della sua nascita a Pescara il 5 marzo 1910. La città natale gli sta dedicando in questo mese dedicato un monumento e sta esponendo i suoi manoscritti al Mediamuseum. La sua patria dedica il "Premio Flaiano" a soggettisti e sceneggiatori.

  Scrittore, sceneggiatore, giornalista, umorista, recensore cinematografico, diceva di non sentirsi inferiore a nessuno, ma pieno di 'parità'. A Roma (Tetro Due) lo ealtano riproponendo tra l'altro: "La guerra spietata ai poveri" e "Chi mi ama mi preceda".

   Il giornalista prof. Gabriele Nepi ha ripercorso le tappe del soggettista e dello sceneggiatore di molti film.  Frequentò le scuole elementari e tecniche a Fermo, come dice nelle lettera del 1970 edita dal Nepi e diretta alla sua maestra delle elementari: " Gentilissima Giuseppina, la chiamo così anche se è stata la mia maestra. Ho molta nostalgia di rivedere Fermo, dove non sono più tornato dal 1921. Ma un giorno voglio rivedere le Marche, dove ho trascorso parte della mia infanzia a Fermo, Camerino, Sinigallia (sic). Spesso ricordo quel sant'uomo del rettore Don Tordini. Egli fu per me un secondo padre". Nel Convitto Sacconi erano ospiti lo stesso Ennio ed il fratello Nino.

   Nel 1922, dodicenne, si trovò sul treno per Roma occupato dai fascisti della Marcia. Attraverso lunghi  colloqui con scrittori e critici si addestrò a cogliere i vizi e le  virtù della gente, raccontandoli con espressioni indolori, argute, tipicamente romanesche. I testi scritti dal Flaiano per F. Fellini hanno dato successo a " Il bidone"; " Lo sceicco Bianco"; "Giulietta degli Spiriti"; "I Vitelloni"; "Otto e mezzo".

   Era uno scrittore satirico dell'Italia del nuovo benessere. Un suo aforisma: " La società va trattata tenendo conto che è composta di persone sensibili alla corruzione, al disprezzo, all'adulazione. Usando queste tre leve non dovrebbe essere difficile dominarla".

  In Wikipedia sono elencati una settantina di film ai quali collaborò dal 1943 al 1972, anno della sua morte. Tra i reegisti che lo vollero al loro fianco, oltre a Fellini, anche A. Blasetti; M. Monicelli; M. Antonioni ed altri italiani e stranieri. Ha anche narrato la Roma in cui visse quasi quarant'anni. Tra l'altro nella rivista "Il Mondo" raccontò nel 1957 la nascita del Quartiere Talenti nella campagna di Roma N-E.

  Una lapide romana riporta l'espressione del suo vivere " Con i piedi poggiati sulle nuvole". Certamente non fu conformista, eppure creò l'aforisma: "Salire sul carro del vincitore". Diceva: "La stupidità ha fatto progressi enormi (…) ha ridicolizzato il buon senso, spande il terrore attorno a sé".

   I libri editi in vita furono appena una dozzina, quelli postumi, sinora, una trentina, con attesa per altri. Su di lui si trovano molte opere in libreria, scritte da L. Sergiacomo; G. Russo; M. Mesirca; A. Marchetti; F. Natalini; Ceccarini e Brasio; e molti articoli di periodici, oltre al materiale in internet.

 

 

CARLO DI MARIA

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