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L'Angolo della Spiritualità

Dal Matrimonio alla Famiglia, Chiesa domestica

Sacramento del MatrimonioUltima catechesi dell'anno pastorale sul Sacramento del Matrimonio di P.Alberto Pierangioli, passionista di Morrovalle

Concludiamo le catechesi sul matrimonio con questa settima riflessione sulla “famiglia”, vista come frutto concreto del matrimonio umano e cristiano. La famiglia è una comunità dì persone, la più pic­cola cellula sociale e come tale, è una istituzione fonda­mentale per la vita di ogni società (CCC 2205). Seguiamo il documento sempre valido di Giovanni Paolo II “Familiaris Consortio”, La Comunità Familiare.

Come comunità di amore e di vita, la famiglia è una realtà sociale saldamente radicata. La famiglia deve essere riconosciuta come società primordiale e, in un certo senso, «sovrana”! La sua “sovranità” è indispensabile per il bene della società. Una nazione veramente sovra­na è composta da famiglie forti .

 

La Chiesa domestica

Cristo per nascere e crescere ha avuto bisogno della Santa Famiglia di Giuseppe e di Maria. Non bisogna dimenticare che la Chiesa stessa “è la famiglia di Dio” (cfr. CCC 1655). La Chiesa delle origini era in genere formata da famiglie credenti (At 18,8). Quando un capo di famiglia si convertiva, desiderava che anche la sua famiglia fosse credente, come ricordano spesso gli Atti degli Apostoli. (Cf At 16,31 e 11, 14). Queste prime famiglie credenti erano piccole isole di vita cristiana in un mondo pagano (CCC 1655).

Oggi, in un mondo spesso estraneo e ostile alla fede, le famiglie credenti sono di fondamentale importanza, come focolari di fede viva e irradiante. Per questo motivo il Concilio Vaticano II chiama la famiglia “Chiesa domestica” (LG, 11; FC, 21).

Nella famiglia si esercita in maniera privilegiata il sacerdozio battesimale del padre e della madre di famiglia, dei figli, di tutti i membri della famiglia, con la partecipazione ai sacramenti e una vita di fede, di preghiera e di testimonianza. Il focolare è così la prima scuola di vita umana e di vita cristiana. QuiuQ si apprende la fatica e la gioia del lavoro, l'amore fraterno, il perdono generoso e soprattutto il culto divino attraverso la preghiera e l'offerta a Dio della propria vita (CCC 1657) .

Il Catechismo della Chiesa Cattolica chiama il matrimonio sacramento sociale, insieme a quello dell’ordine, proprio perché sono due sacramenti “ordinati alla salvezza altrui. Infatti se contribuiscono anche alla salvezza personale questo avviene attraverso il servizio degli altri. Essi conferiscono una missione particolare nella Chiesa e servono all’edificazione del regno di Dio” (CCC, 1534).

 

Comunità evangelizzata ed evangelizzante

La famiglia vive la sua missione come comunità: “insieme, i coniugi in quanto coppia, i genitori e i figli in quanto famiglia, devono vivere il loro servizio alla chiesa e al mondo” (n. 50).

É prima di tutto una comunità in dialogo con Dio con la preghiera personale e comunitaria (nn. 55-62).

La FC descrive la famiglia cristiana come una comunità evangelizzata ed evangelizzante.

La famiglia è comunità evangelizzata, perché si pone alla scuola del Vangelo. Alla sua luce scopre i valori del sacramento del matrimonio e risolve i problemi e le scelte da fare. Accoglie e si confronta con la Parola, l’accetta nella fede e diventa evangelizzante (FC nn. 51-54).

É una comunità al servizio dell’uomo, “espandendo” il valore dell’amore, dell’accoglienza, delle relazioni affettuose e gratuite oltre la famiglia. Non ama la sua famiglia chi non sente il bisogno di iniziare lì ad essere testimone di Cristo. Testimoniare Gesù nella famiglia significa avere di essa l’idea che ne ha Gesù stesso; significa che per un cristiano c’è un solo tipo di famiglia, come voluta da Dio.

Ma la famiglia è anche comunità evangelizzante perché trasmette e testimonia il vangelo a vari livelli.

Il primo livello è l'evangelizzazione reciproca degli sposi: si attua nella fedeltà quotidiana all'amore promesso sull'altare, nel catechizzarsi a vicenda, nell’approfondire e vivere insieme la propria fede.

I Beati Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi quando si sposarono erano una coppia di cristiani normali e niente più. Fu la sposa ad essere attirata in un modo forte dall’amore di Dio e lei poi trasmise questo amore al marito, un cammino fatto insieme fino alla santità, con loro i 4 figli, dei quali una suora e due sacerdoti che ebbero la gioia unica di concelebrare con il papa la messa di beatificazione dei genitori.

Il secondo livello di evangelizzazione sono i figli. La famiglia ha un proprio ministero nella chiesa: il ministero della vita che comprende generazione ed educazione. Nel matrimonio la funzione educativa è collegata a quella procreativa e prolunga la partecipazione dei coniugi all'opera creatrice di Dio. L’educazione è anche evangelizzazione, perché trasmette la fede e apre la via all'amore di Dio. Le forme di evangelizzazione sono numerose: possono consistere in gesti semplici, come l'immagine sacra alle pareti, la Bibbia bene esposta, il segno della croce, l'aiuto ai bisognosi, la lettura della Bibbia, vita basata sul vangelo, la preghiera in comune, adatta all’età dei figli. Non basta la recita di preghiere in famiglia, per assicurare una formazione cristiana dei figli: occorre che tutta la vita, tutte le scelte siano guidate dalla coerenza cristiana. La mancanza di questo clima di fede può spiegare anche tanti fallimenti.

Il terzo livello è largo come il mondo e include parenti, amici, gruppo, colleghi, parrocchia, paese. La famiglia cristiana è testimone coraggiosa di tutta la fede. Dalla fede convinta nasce  poi il “volontariato” a vari livelli, iniziando dalla parrocchia, con i vari ministeri di cui la parrocchia ha bisogno. Non si deve ostentare la fede, ma neppure vergognarsene. Il male ha spesso apostoli molto più zelanti e coraggiosi….

 

Famiglia credi ciò che sei!

Oggi stanno inventando tante forme di famiglie; peggio, non si parla più di famiglia, ma di "coppia". L’uomo si mette al posto di Dio. É la tentazione di ricostruire la torre di Babele. E così anche oggi Dio sta confondendo le lingue e le torri crollano. Giovanni Paolo II diceva alle famiglie nell’incontro a Roma del 20-10- 2001, in occasione della beatificazione di Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi: “Nella Familiaris Consortio ebbi a dire: “Famiglia, diventa ciò che sei”. Oggi aggiungo: “Famiglia, credi ciò che sei”; credi nella tua vocazione ad essere segno luminoso dell’amore di Dio”.

Ma l’amore è una fiamma che va alimentata, per non spegnersi, con mezzi umani e spirituali. Ne elenco qualcuno e li lascio al vostro approfondimento.

Trovare il tempo per stare insieme, dialogare, aprirsi il cuore, perdonarsi, darsi segni di tenerezza e di affetto, in tutte le età. Per la vita intima degli sposi, tenere presenti le prudenti indicazioni di S. Paolo: “Il marito compia il suo dovere verso la moglie; ugualmente la moglie verso il marito. La moglie non è arbitra del proprio corpo, ma lo è il marito; allo stesso modo il marito non è arbitro del proprio corpo, ma lo è la moglie. Non astenetevi tra voi se non di comune accodo e temporaneamente, per dedicarvi alla preghiera, poi tornate a stare insieme, perché satana non vi tenti” (1Cor 7,1-7).

Educare i figli alla fede e all’amore. È un compito che non possono delegare ad altri.

Pregare insieme. Diceva Madre Teresa di Calcutta: “Una coppia che prega insieme rimane sempre insieme”. Nutrirsi insieme di Eucaristia: ogni vita ha bisogno di alimento. L'Eucaristia deve essere di casa, come il pane quotidiano!

L’esempio concreto dei genitori  è l’elemento insostituibile dell’educazione dei figli alla preghiera: solo pregando insieme con i figli, i genitori scendono in profondità nel cuore dei figli, lasciando tracce che la vita non potrà mai cancellare del tutto.

L’educazione alla preghiera dei figli richiede alcune attenzioni: la preghiera sia proporzionata alla loro età e capacità; i figli siano i protagonisti della preghiera; più che molte preghiere, insegnate ai figli a pregare spontaneamente. Lo stesso Rosario, con i figli piccoli, sia dosato sapientemente.

Come “Amici di Gesù Crocifisso”, abbiamo la meditazione della Passione., secondo il suggerimento di San Paolo della Croce: “Bramo che nella vostra casa non passi giorno che non si mediti un mistero della Passione almeno per un quarto, e tal mistero lo portino tutto il giorno nell'interno del cuore, anche in mezzo alle occupazioni”. Vale per i genitori e, in proporzione, anche per i figli più grandi.

 

Un sì come quello della croce

Concludiamo con due brevi riflessioni. Prima di tutto ricordiamo tante persone celibi, spesso non per scelta volontaria. Molte di loro restano senza una famiglia umana. Ve ne sono di quelle che vivono la loro situazione con grande fede e amore, servendo Dio e il prossimo in maniera esemplare. Le porte delle "Chiese domestiche" e della “grande famiglia che è la Chiesa” devono essere sempre aperte a loro, con grande attenzione e disponibilità (CCC 1658. FC, 85).

Poi ricordo che l'amore vero, anche coniugale, si sviluppa sotto la croce. L’ora della croce è l'ora che verifica l'amore degli sposi: è lì che si apprende da Cristo come amarsi. Il sacramento del matrimonio, comunica agli sposi la grazia per amarsi tra loro e amare Dio, i figli e il prossimo fino alla fine, cioè fino al sacrificio. Non ci illudiamo: due sposi amano Dio nella misura con cui si amano tra loro. Oggi si proclamano miliardi di parole sull'amore, ma non lasciano traccia perché sono vuote. L’amore vero è quello che ha inchiodato Gesù sulla croce. Quando gli sposi si scambiano il sull'altare non sanno che cosa chiederà in concreto. Come il di Maria alla maternità divina, che l'ha portata ad essere madre del Crocifisso e di tutti i redenti. L’amore spesso è presentato come una festa senza fine; poi, quando nella famiglia fa capolino la croce, si butta tutto all’aria, perché si è impreparati alla croce. Certo nessuno forma una famiglia per salire il Calvario. Ma bisogna essere preparati a tutto, con fede e amore vero.

P. Alberto Pierangioli

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