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Notiziario Santa Vittoria

LA PAROLA A CURA DI DON ALESSANDRO
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18 GENNAIO 2015 II DOMENICA TEMPO ORDINARIO "B"


lSm 3,3b-10.19; Sal 39; ICor 6,13c-15a.17-20; Gv 1,35-42

Le letture di oggi presentano un aspetto, che è costante nel comportamento di Dio: la ricerca della nostra collaborazione. Tutta la Bibbia documenta questa verità ed è impossibile capire Dio, senza tener conto di questa sua precisa volontà. Anche oggi Dio cerca collaboratori: anche ora la Sua Parola è una grazia perché in noi il cuore si apra ed Egli compia il miracolo della nascita di un apostolo, di un collaboratore di Dio.
La prima lettura ha per centro la chiamata di Samuele. Samuele aveva due genitori meravigliosi: essi avevano desiderato la sua nascita, avevano pregato per il dono del figlio, l’avevano consacrato al Signore ed erano felici di vederlo collaboratore di Dio. Oggi esistono ancora famiglie così? Margherita Occhiena è il presupposto della santità di San Giovanni Bosco: era la madre! Assunta Goretti è il terreno in cui poté maturare l’eroismo di Santa Maria Goretti: era la madre! Luigi Martin è il primo maestro di fede per Santa Teresa di Lisieux: era il padre! Così è stato sempre. Le scelte dei figli risentono sempre del clima che si è instaurato in famiglia: in bene o in male.
La Bibbia presenta Samuele, che vive accanto al tempio. Ancora il suo rapporto con Dio è soltanto un’abitudine, è un’educazione religiosa ricevuta. Ma viene il momento decisivo per Samuele: egli lentamente scopre la verità di Dio; si accorge che Dio è una persona; prende sul serio la preghiera e capisce che Dio soltanto è, mentre tutto il resto passa velocemente. Samuele finalmente avverte la chiamata di Dio e risponde senza indugio: “Parla, Signore, il tuo servo ti ascolta”. In questa disponibilità c’è tutta la grandezza di Samuele: poiché egli ha capito la diversità che esiste tra Dio e tutto il resto, egli capisce anche la serietà della vita e la sente come chiamata e missione.
Oggi perché la vita è diventata banale per tanti giovani? Perché molti sentono il bisogno di ubriacarsi, di drogarsi, di stordirsi con il chiasso o con la velocità dei motori? Esattamente perché la gente è vuota, le banalità sono diventate ideali, gli scopi della vita si sono abbassati a livelli indegni dell’uomo. Dobbiamo lottare perché la vita sia sentita come dono grande, come momento unico, come occasione irripetibile.

Nel Vangelo la situazione di Samuele si ripete nella vita degli apostoli: ora per loro il problema è sentire Dio in Cristo; è decifrare il senso della vita alla luce di Cristo. Questo è anche il nostro problema. Giovanni racconta: “Gesù stava passando...”. E una verità perenne. Accanto alla vita di ciascuno passa Dio! Puoi non sentirlo, puoi non vederlo, puoi non crederlo e non amarlo, ma resta la verità: Dio ti passa accanto continuamente. È scritto categoricamente nel libro dell’Apocalisse: “Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3,20). Cristo infatti è Dio tra noi: Egli è qui e nessuna vita è viVibile fuori di Lui. Ma come riconoscerlo?
Giovanni il Battista, appena vede Gesù, lo fissa, lo riconosce e grida: “Ecco l’Agnello di Dio!”. Che significa questa esclamazione? Significa che Giovanni collega la presenza di Dio alla scelta della mitezza, della bontà, del sacrificio. L’esperienza di tantissimi santi ha confermato la parola di Giovanni. Prova ad accostarti al debole, al povero, all’ammalato: ci sentirai una pienezza interiore che null’altro è, se non presenza di Dio. Prova a rinnegare il tuo orgoglio, prova a sorridere alla croce, ad amarla; prova a dare senza attendere: avvertirai una gioia mai sentita, che è tipico frutto dell’essere accanto a Dio.
Oggi perché tante persone sentono Dio lontano? Perché non lo cercano dove Dio è; perché non combattono la propria cattiveria, che rende ciechi ed estranei a Dio pur avendolo accanto. “Ma c'è qualcosa di peggio che avere un'anima cattiva — scriveva C. Péguy —: è avere un'anima impermeabile. Qui non c'è più posto per nessuna novità!”.
Dopo l’atto di fede di Giovanni il Battista, due giovani si staccano da lui e si avvicinano a Gesù. Gli domandano: “Maestro, dove abiti?”. Gesù risponde:” ‘Venite e vedrete”. Risposta stupenda. Gesù sta dicendo: “Chi è Dio, non si può raccontare: si può capire soltanto vivendo la Vita di Dio. Che cos’è la pace di Dio, non si può dire: per capire, bisogna vivere la pace. Che cos’è la fede, non si può esprimere a parole: è vivendo la fede che sì capisce la fede”.
Per questo Gesù avverte i due giovani (e tutti noi) di non cercare Dio dall’esterno, di non accontentarsi di una bella definizione di Dio, di non fermarsi alle idee! Ecco la lezione meravigliosa di Cristo: “Volete conoscermi? Cominciate a vivere la mia vita e tutto vi diventerà chiaro.

BUONA DOMENICA

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