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Notiziario Santa Vittoria

LA PAROLA A CURA DI DON ALESSANDRO

III DOMENICA DI PASQUA 19 APRILE 2015

At 3,13-15.17-19; Sal 4; 1Gv 2,1-5; Lc 24,35-48

 

I racconti evangelici della risurrezione ci sorprendono: un annuncio così grande e strepitoso si consuma quasi nel silenzio e poche persone vedono il Cristo risorto. Perché? E la logica di Dio inaugurata a Betlemme: dalla stalla, alla croce, al sepolcro vuoto... Dio rivela un modo inspiegabile per l’orgoglio umano. Dio si manifesta umile e paziente: Egli non ama lo spettacolo, non cerca la platea per esibirsi. Il mondo oggi è un grande palcoscenico!
Obiezione: “ai cristiani fa comodo dire che la risurrezione è un fatto vero, ma nascosto e discreto a motivo dell’umiltà di Dio”. Non è così. L’umiltà di Dio, umanamente parlando, ci è scomoda. Essa nasce dal rispetto che Dio ha per la nostra libertà e dal desiderio di coinvolgere ognuno di noi nella grande impresa del bene. Infatti l’altra costante del comportamento di Dio, secondo la Bibbia, è proprio questa: Dio ama nascondersi per impegnare l’uomo. Il nascondimento di Dio allora è scomodo per noi che crediamo in Lui: infatti ci coinvolge e ci impegna alla testimonianza.
La testimonianza: “voi mi sarete testimoni”. Ma cos’è la testimonianza? E' far vedere con la propria vita un mistero invisibile agli occhi di chi non crede! Questa è la nostra missione e il nostro tormento.
Come possiamo essere testimoni della risurrezione di Cristo?Nietzsche, pensatore e filosofo ateo, ha lanciato una sfida onestissima ai cristiani quando ha detto: Se Cristo è risorto, perché siete così tristi? Voi non avete il volto di persone redente! Quanto è vero!

Ma come acquistare il volto e soprattutto l’anima di persone redente? S. Pietro e s. Giovanni parlano di pentimento dei peccati e di cambiamento dellavita. Che c’entra con la risurrezione di Cristo?
Pensiamoci bene: per gustare la speranza, bisogna aver sentito qualche volta la disperazione; per apprezzare l’acqua, bisogna aver sete; per capire il valore della salute, bisogna ammalarsi... così per capire la risurrezione di Cristo, bisogna aver sentito odore di morte dentro di noi. Infatti solo chi ha sentito la povertà insanabile della vita umana è nella condizione di poter cercare Dio, di poter scoprire Cristo, di poter accogliere e apprezzare il dono della fede che diventa speranza e accende nell’anima l’amore.
Dostoevskij ne I fratelli Karamazov, arriva a dire che: il paradiso comincia solo nel momento in cui si ha il coraggio di riconoscere il proprio peccato.
L’umiltà, allora, diventa la nostra verità: e nella verità si trova
Dio e il grande dono di Dio, che è Cristo risorto. L’umiltà è il nostro primo apostolato e la nostra prima testimonianza, perché ci permette di restare piccoli e quindi di non nascondere Cristo con il nostro orgoglio. E l’umiltà crea fraternità. I primi cristiani stupivano il mondo con la loro carità e la carità spingeva a cercare la causa del loro comportamento. Tertulliano, scrittore del terzo sec. in una sua opera riferisce con commozione che i pagani, guardando i cristiani, esclarnavano: Guardate come si amano! Noi oggi dovremmo strappare la stessa meraviglia. 
San Giovanni XXIII esclamava: mettiamo l'orgoglio sotto i piedi
e saremo liberi, sereni e fraterni: saremo creature che vivono e
testimoniano la risurrezione di Cristo.
Altrimenti: per il battesimo siamo risorti, ma per l’orgoglio siamo
rimorti
(Don Giuseppe De Luca). 

BUONA DOMENICA

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