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La Religione nella cultura e nella vita dei popoli

l'Ufficio diocesano Cultura si inserisce nell'acceso dibattito di questi giorni

Anche il nostro Ufficio Diocesano Cultura intende inserirsi nella vasta discussione suscitata dalla sentenza del Tar del Lazio sulla presenza degli insegnanti di religione cattolica negli scrutini della scuola di Stato e sulla rilevanza del loro parere nella valutazione globale degli alunni. Lo facciamo perché abbiamo notato che la discussione si è notevolmente ampliata verso problematiche culturali in vario modo connesse con il tema proprio oggetto della sentenza. E’ su queste problematiche culturali che ora intendiamo fermarci. Specificamente intendiamo porci nella prospettiva aperta dalla nuova concezione della laicità: la prospettiva cioè della rilevanza della religione nella cultura e nella vita dei popoli. Intendiamo perciò affermare la linea della legittimità, e necessità, di una adeguata evidenziazione del fenomeno religioso, nella sua dimensione culturale, nel progetto formativo e culturale delle scuole e delle università.

Prima di tutto infatti consideriamo necessario rimettere in evidenza che la nuova concezione della laicità sta superando la vecchia tesi della laicità che considerava la religione come fatto puramente interiore della libera coscienza personale, togliendole il diritto di pubblica cittadinanza e di rilevanza culturale e sociale nella vita dei popoli e nelle dinamiche sociali.

Se questa concezione della laicità è valida, come noi riteniamo insieme a molti esponenti non specificamente credenti, viene come conseguenza incontestabile che la scuola e l’università, nel progetto culturale che le caratterizza, devono dare adeguata rilevanza al fenomeno religioso nella cultura e nella vita dei popoli. Evidentemente la presenza della religione nella scuola e nell’università non deve assumere la dimensione “catechistica”, o del proselitismo, o della esperienza di fede da realizzare all’interno di queste istituzioni che sono formalmente laiche. Qui la religione si rende presente legittimamente come dimensione culturale di un popolo e della storia umana. Conoscere il fenomeno religioso presente nella vita di un popolo è indispensabile per   comprendere la sua vita e la sua storia; ignorarlo significa precludersi la conoscenza di dimensioni anche pubbliche, culturali e sociali, della sua storia. Portando il discorso sull’Italia, ci sembra innegabile la rilevanza anche pubblica della Chiesa Cattolica nella sua cultura e nella sua vita sociale.

Ora aggiungiamo un’altra riflessione, che potrebbe sembrare provocatoria. La conoscenza, a livello culturale, del fenomeno religioso in generale, e, per noi italiani, la conoscenza della religione cattolica sono ancora insufficientemente presenti nelle dinamiche culturali della scuola e dell’università italiana. Evidentemente si dovrebbe trattare di una presenza rigorosamente rispettosa della loro laicità: ma l’esigenza esiste e non può essere ignorata. Nelle università il dialogo con le Facoltà teologiche potrebbe colmare lacune vistose in questo campo.

 

Mons. Duilio Bonifazi

direttore Ufficio diocesano Cultura, Università, Scuola

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