Centro San Rocco - Interventi

La migrazione dei popoli: quando trascurare è aggravare
Data pubblicazione : 23/10/2015
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Una riflessione sul delicato tema del tema del Partenariato Transatlantico per il Commercio e gli Investimenti. - di Luca Alici

Uno degli snodi di riflessione – certamente non tra i più importanti e immediati – che si può trarre dall’attuale fenomeno della migrazione dei popoli è chiedersi: perché ci troviamo ad affrontare oggi ciò che ieri era ampiamente prevedibile, ma che l’Occidente ha atteso che si verificasse con questa portata tragicamente ingovernabile? Una domanda che attanaglia molti dei fenomeni più rilevanti del nostro tempo. Basti pensare al tema del cambiamento climatico (preannunciato da decenni e ora messo sul tavolo quando è già oltre la soglie dell’emergenza) o quello identitario del cambio di sesso (sottaciuto culturalmente per anni e ora inseguito quando la tecnica ha già reso possibile ciò sulla cui opportunità ci si sta ancora interrogando): giusto per citare due estremi, lontanissimi tra loro, di un fenomeno comune, ovvero una realtà che corre più velocemente della riflessione, travolgendo chi prova a placare tale corsa forsennata. Nel festival delle “lacrime da coccodrillo” finisce anche la mostruosa crisi economica degli ultimi anni: un modello di sviluppo capitalistico che in molti avevano annunciato che sarebbe scoppiato in una bolla, ma sul quale ci si è interrogati a bolla esplosa. E quindi: chi aveva preannunciato aveva esagerato? Ma se non aveva esagerato perché non ha saputo “condizionare” prima l’opinione pubblica e poi le azioni dei governi?

Si tratta di domande che mi sono saltate in mente leggendo il testo Nelle mani dei mercati. Perché il TTIP va fermato, di Zoratti, Di Sisto e Bersani, arricchito dalla prefazione di Padre Alex Zanotelli e dalla Postfazione di Ugo Biggeri. Chi ci aiuta a distinguere oggi tra “no” ingialliti, che sanno di naftalina, e quelli che hanno delle ragioni legittime? Come capire se alcuni “no” vengono dal ghetto di voci ereticamente retrograde o anticipano profeticamente qualcosa che diverrà un boomerang? Il tema del Partenariato Transatlantico per il Commercio e gli Investimenti ha infatti un punto in cui portata effettiva del tema e portata simbolica di ciò che esso veicola si toccano: la possibilità di capire, conoscere, pensare altrimenti, ma soprattutto non inseguire la velocità “truccata” della realtà.

In questo testo, infatti, viene messo a tema qualcosa che sta già avvenendo sopra le nostre teste, ma è finito nel silenziatore della discussione mediatica: il tentativo di mettere attorno ad un tavolo e d’accordo nazioni e multinazionali, bene comune e interessi di mercato. In sé qualcosa di bello, se non fosse che da Premi Nobel (vedi Stiglitz) a eminenti studiosi viene considerato, per come è pensato, un tradimento di tutte le norme sanitarie, ambientali, di sicurezza che gli Stati si sono dati per proteggere la buona vita dei propri cittadini, piegandosi ai grandi interessi delle multinazionali (tradendo così tutti i proclami di una politica che deve smettere di far governare l’economia alla finanza). Non voglio recensire il volume o entrare nel merito di un tema complesso, sul quale anche il sottoscritto sta iniziando un’alfabetizzazione, ma chiedere: chi ci aiuta a discernere? Qui cova un grande problema di democrazia, che il TTIP pone sia al proprio interno (“chi è il soggetto della politica e il referente principale degli Stati?) che oltre sé (“come si creano cittadini responsabili senza un’informazione diffusa e ragionata e quando i grandi cambiamenti non sono noti e tanto meno “governati”?).

Occorre abbattere allora la sensazione diffusa che ciò di cui non parlano i media non sia importante, affinché non si diffonda la pratica di un’associazione indebita: non ne parla nessuno ma i governi se ne stanno occupando, allora chi ne parla, spesso in controtendenza rispetto alla direzione dei poteri forti, è un eversivo o un retrogrado. In fondo anche questo è un modo per iniziare ad “uscire verso le periferie”, accogliendo voci e ragioni di chi grida senza essere ascoltato.

 

Luca Alici

 

Il testo

Zoratti, Di Sisto, Bersani, Nelle mani dei mercati, Emi 2015

 

Per approfondire

http://www.c3dem.it/12220

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