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Massimo Introvigne interviene a Pisa ad un corso di formazione in Biopolitica
di Aldo Ciappi
PISA, mercoledì, 4 maggio 2011 (ZENIT.org).- Si è tenuta venerdì pomeriggio 29 aprile scorso, nell’auditorium del Centro Maccarrone della Provincia di Pisa, la prima sessione del “Corso di formazione di Biopolitica” organizzato dall’associazione “Scienza e Vita di Pisa e Livorno”.
Durante l'incontro sono intervenuti i responsabili locali di alcune tra le maggiori formazioni politiche (Piero Pizzi, per il PDL, Ranieri Del Torto, per il PD, Luca Titoni per l’UDC) e dell’associazionismo di matrice cattolica (Andrea Tomasi per il Mov.to Cristiano Lavoratori), sul tema “Bio-etica e valori non negoziabili” trattato dal prof. Massimo Introvigne, vice responsabile nazionale di Alleanza Cattolica, fondatore e direttore del CESNUR (Centro Studi sule Nuove Religioni) e studioso della Dottrina sociale della Chiesa.
Il relatore ha indicato la necessità per i cattolici di recuperare il nobile significato della politica come servizio di “carità spirituale” reso alla comunità umana in vista del perseguimento del bene comune, sfidando così i luoghi comuni e la diffusa mentalità che vedono nella politica solo uno strumento di potere, luogo di scontro per l’affermazione delle ambizioni personali o tra gruppi.
In una situazione di avanzata disgregazione sociale, come quella in atto nella nostra società - ha detto Introvigne - è essenziale cercare di ricostituire le fila di una “grammatica sociale” comune a tutti gli strati che compongono la comunità nazionale e sovranazionale, prima che la nostra civiltà sprofondi ulteriormente nel relativismo etico e giuridico, che si annida ormai nelle istituzioni, nella cultura e nel modo di pensare della gente, sul falso presupposto che non possano neppure essere teorizzati principi e valori universalmente riconosciuti e validi per tutti gli uomini ad ogni latitudine.
Solo questo sforzo continuo nella ricerca di una larga convergenza su principi ritenuti “non negoziabili”, con riferimento alla tutela della vita, della famiglia e della libertà educativa, perché percepiti e percepibili dalla retta ragione umana al di là di ogni credo religioso e da ogni filosofia, può evitare la deriva di quella “dittatura del relativismo” già presente in alcune sue espressioni normative (per es. in tema di ricorso allo strumento dell’ aborto, alla selezione eugenetica degli embrioni, al matrimonio omosessuale…).
Infatti, o l’odierna società, sempre più culturalmente eterogena, è in grado di riconoscere questi principi di retta ragione attorno ai quali vengono tessute tutte le altre complesse relazioni umane, oppure, in caso contrario, nel dirimere le grandi questioni giuridiche e istituzionali finirà per prevalere l’irrazionalità o, semplicemente, la legge del più forte, come anche i tempi moderni hanno dimostrato, avendo molte nazioni conosciuto sulla propria pelle vere e proprie “democrazie totalitarie” (per esempio la Germania di Hitler), affermatesi con ampio consenso popolare e dopo libere elezioni.
Non è, pertanto, la legge della maggioranza in sé un sistema che garantisce sempre il rispetto dei criteri di giustizia e verità che devono dirigere e orientare gli ordinamenti. I processi al nazismo e a tutti i regimi totalitari (tra cui quelli comunisti passati e presenti; v. la Cina), hanno potuto o potranno in futuro essere celebrati solo attingendo alla categoria dei “diritti naturali” (ossia “innati”) universalmente riconoscibili da tutti.
Così è per la tutela della vita umana (nell’ambito della quale è la scienza stessa ad indicarci il suo momento iniziale nell’incontro tra i gameti),e della famiglia (che o è monogamica, formata da un uomo e una donna in vista della procreazione e della crescita della prole, o non è altro che una qualsiasi aggregazione fondata sul mero e transeunte affetto); così è per la libertà di educazione dei figli, diritto-dovere primario spettante ai genitori, comprensivo della possibilità di individuare i percorsi ritenuti più confacenti al bene di essi e dove lo stato ha una funzione puramente suppletiva.
Nozioni, queste ha concluso Introvigne, che prescindono del tutto dalle convinzioni religiose o filosofiche di ognuno e, dunque, non costituiscono un patrimonio dei soli cattolici i quali, pertanto, se impegnati in politica, sono chiamati promuoverle nell’interesse di tutti convinti più che mai della verità e dell’attualità di questo messaggio: “la grande base per il dialogo tra i credenti delle diverse religioni e tra i credenti e gli stessi non credenti. È questo un grande punto di incontro e, quindi, un fondamentale presupposto per un'autentica pace”.
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