Notiziario Caritas Diocesana

AVREI (ANCORA) UN'OBIEZIONE

firenzeDodici ragazzi che stanno svolgendo Servizio Civile nelle varie Caritas diocesane della regione hanno preso parte al Convegno 'Avrei (ancora) un'obiezione', organizzato il 15 e 16 dicembre scorso, a Firenze, in occasione del Quarantesimo anniverario dall'approvazione della Legge che disciplinava l'Obiezione di Coscienza.

 

Samuele, volontario S.C. presso il CdA di Fermo vi ha partecipato e condivide con noi alcune riflessioni scaturite da queste due giornate, aiutandoci a capire meglio la storia ed il fenomeno dell'obiezione di coscienza.

  

 

Negli ultimi 40 anni l'Italia ha visto nascere e consolidarsi il servizio civile, prima rivolto agli obiettori di coscienza al servizio militare e, dal 2001, svolto dai giovani, uomini e donne del SCN, su base volontaria. 

Circa un milione e trecentomila persone lo hanno realizzato, molte di più avrebbero voluto parteciparvi. 

I cittadini residenti nel nostro Paese, soprattutto i più deboli, il patrimonio culturale e artistico, il protagonismo dei giovani ne hanno tratto giovamento. 

 

Promozione della pace in modo non armato e nonviolento, cittadinanza attiva, crescita del capitale sociale e umano della popolazione, a cominciare dai giovani, sono obiettivi comuni dell'Unione Europea e del nostro Paese. 

 

Il servizio civile, istituzione della nostra Repubblica deputata alla difesa civile della Patria, all'educazione alla pace, e all'impegno civico dei giovani, attraverso concrete attività per le comunità, può essere uno degli strumenti principali in questa strategia se le Istituzioni nazionali e comunitarie decidono seriamente di farlo proprio, e può contribuire, in un momento di grandi difficoltà per il mondo giovanile, a concorrere al progresso materiale e spirituale della società, come prevede la Costituzione.

 

 

 

Le giornate vissute a Firenze hanno visto gli interventi di personalità come Paola Paduano, capo dipartimento della gioventù e del Servizio Civile Nazionale e Luca Orsoni, presidente della CRESCIT e sono state arricchite dalle testimonianze di obiettori che hanno vissuto l’esperienza carceraria (M. Soccio, A. Trevisan, M. Pizzola e altri).

 

L’ OBIEZIONE DI COSCIENZA è il rifiuto di adempire, con mezzi non violenti, ad un dovere imposto dall’ordinamento giuridico che va contro le proprie ideologie.

Nicola Labanca, docente dell’università di Pisa, definisce “L’obiezione di coscienza” come “Ragione di coscienza”.

 

L’obiettore di coscienza, compare per la prima volta in tutta la storia nel 2° sec. d.C. con San Massimiliano, primo obiettore di coscienza. Secondo quanto stabilito dalla legge romana, il servizio militare era obbligatorio per tutti i figli dei graduati. Massimiliano, pur essendo figlio del veterano Fabio Vittore, si rifiutò di arruolarsi nell’esercito romano. Per questa ragione, all’ età di ventuno anni, il 12 marzo del 295 d.C. venne giustiziato.

 

Nel secolo appena trascorso, il primo obiettore di coscienza italiano documentato è stato il testimone di geova Remigio Cuminetti che, nel 1916, finì processato per diserzione a causa del suo rifiuto ad indossare l’uniforme.

Per la stesa motivazione sono stati condannati, dal regime fascista nel 1940, altri 26 testimoni di geova che rifiutarono le armi e l’arruolamento nell’esercito.

Tra il 1946 e il 1959, 179 giovani testimoni di geova hanno obiettato e tra questi spicca il nome di PIETRO PINNA, ospite “ improvviso” dell’ ultima parte del convegno di Firenze.

Pinna ed i ragazzi Caritas MarcheUna persona semplice tantoché, quando noi ragazzi gli abbiamo chiesto di poterci fare una foto-ricordo insieme a lui, ha risposto sorridendo: “Non so che onore avrete a farvi una foto insieme a un ‘ vecchio sbiascicato’ come me, però facciamola!”.

Nel 1949 PIETRO PINNA si appellava ai semplici principi della NON VIOLENZA ed è stato condannato a 10 mesi di reclusione con il beneficio della condizionale.

Il caso Pinna ha portato alla prima presentazione del progetto di legge relativo al riconoscimento dell’ obiezione di coscienza.

Aldo Capitini e Pietro Pinna,  insieme al senatore Luigi Anderlini e al valdese G. Peyrot (esponente del gruppo cristiano MIR) hanno fondato, nel 1970, la LEGA DEGLI OBIETTORI DI COSCIENZA.

La legge che è stata approvata un paio di anni più tardi prevedeva il “Servizio Civile Obbligatorio” per chi rifiutava il servizio militare.

 

La legge del 15 dicembre 1972 n. 772, come dice il mensile dell’ AZIONE NON VIOLENTA PER LA PACE” del dicembre 1972, è stata una “legge truffa” sull’ obiezione di coscienza in quanto annunciava che il periodo di servizio civile doveva essere superiore di 8 mesi rispetto alla leva militare.

La stessa legge è stata dichiarata illegittima dalla corte costituzionale nel 1989.

La legge 772/1972 è stata abrogata nel 1998, anno in cui è stato riconosciuto il DIRITTO ALL’ OBIEZIONE DI COSCIENZA: non più un beneficio concesso dallo stato, ma un diritto della persona.

Il 23 agosto 2004 con la legge n.226 si ha la sospensione della “leva obbligatoria”.

 

Ci si potrebbe chiedere quale sia oggi la nostra capacità di obiettare…

Purtroppo, si continua a spendere sempre di più per le armi: basta pensare ai cacciabombardieri d’attacco F35, il più grande progetto di riarmo offensivo della nostra storia… È qui che, come è stato sottolineato al convegno, avviene il nostro obiettare: dobbiamo mettere in campo una proposta al fine di  far sparire e non far riemergere certe problematiche. Con l’equivalente di uno di questi mostri, si potrebbero mettere in sicurezza 500 scuole!!!

 

Fra le varie testimonianze ascoltate, c’è stata quella di Francesco che ha iniziato il suo servizio da obiettore nel 1980 presso la comunità di Capodarco, mettendosi a “disposizione” di Giuliano, un ragazzo paraplegico.

Francesco ha trasmesso lo stesso spirito alla figlia Agnese che ha scelto di svolgere servizio civile nel 2008 presso il Centro di Ascolto Caritas di Perugia.

Agnese ci ha raccontato che per lei, il S.C. è stato come aprire una finestra dalla quale ha visto una realtà che le sembrava lontana ma che, effettivamente, era vicinissima.

….Così  è stato anche per me che sto svolgendo il servizio civile presso il CdA della Caritas diocesana di Fermo.

Bisogna pensare al servizio civile come “parte emergente” del giovane in quanto possiamo essere noi a cambiare la storia!!!

 

Un’ altra testimonianza che mi ha colpito è stata quella di Angelo che sta svolgendo servizio civile presso una comunità di immigrati. Ci ha raccontato di un ragazzino immigrato, ospite della comunità, che ha voluto leggergli la sua letterina di Natale: Angelo è rimasto così colpito ed emozionato dal modo in cui il bambino l’aveva scritta e letta, che non ha potuto trattenere le lacrime agli occhi.

Il bambino si è intristito pensando che la sua lettera fosse così brutta da far piangere! Il Servizio Civislista gli ha fatto invece capire che aveva scritto delle parole bellissime che lui stesso non aveva mai sentite prima.

 

Le due giornate, ricche di scambi di emozioni, di riflessioni sulla convivenza fraterna e pacifica sono un bagaglio che porterò con me terminata l’esperienza del Servizio Civile.

 

Samuele

 

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