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Notiziario Santa Vittoria

LA PAROLA A CURA DI DON ALESSANDRO
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6 GENNAIO 2015 EPIFANIA DEL SIGNORE ANNO "B"


Is 60,1-6; SaL 71; Ef 3,2-3.5-6; Mt 2,1-12

L’episodio dei Magi, raccontato dal solo Matteo, fa luce sulla persona di Cristo. Perché Dio ha voluto che questi uomini facessero un lunghissimo viaggio, arrivassero a Betlemme e si inginocchiassero davanti a Cristo con una fede, che neppure i «vicini» possedevano? Certamente nella storia dei Magi Dio ci fa conoscere l‘apertura del suo amore; ci dice che ogni popoLo è atteso e amato da Dio: esattamente come era stato predetto da tutti i profeti!
Quante conseguenze per noi! Se crediamo che Dio non appartiene a nessun popoLo in modo esclusivo; se crediamo che Dio è per tutti e per ogni uomo... allora nessun dono di Dio può essere trattenuto. Nella nostra situazione tutto questo significa: se noi abbiamo ricevuto il  dono della fede; se a noi Dio si è fatto conoscere come misericordia, noi siamo chiamati all’annuncio; e se non annunciamo il Cristo, noi fermiamo il dono e, di conseguenza, non capiamo più Dio: Dio si nasconde a noi. Perché non è lecito vivere la fede come un privilegio, ma soltanto come un dono che impegna a donare.
Osserviamo i Magi. I Magi cercano e, cercando si rivelano gente aperta, attenta ai segni di Dio; si rivelano gente libera da ogni arroganza. Infatti chi è arrogante, non si mette a cercare. I Magi vanno a Gerusalemme e domandano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». Probabilmente i Magi conoscevano le profezie messianiche (gli ebrei erano rimasti per tanti anni in Mesopotamia e la loro fede era certamente conosciuta). I Magi avevano anche collegato la nascita del Messia ad un fenomeno luminoso nel cielo ed erano sicuri che l’ora era giunta. Domandano a Gerusalemme: chi meglio di Gerusalemme poteva conoscere le profezie? Ma ecco la reazione di Gerusalemme: «Il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme».
Quanta gente resta turbata quando si parla dì Dio! Quanta gente ricorre agli scongiuri quando le ricordi che deve morire! Quante persone non sanno rispondere quando si va al di là delle scemenze quotidiane e si pongono i veri problemi della vita! È la situazione di Gerusalemme: rifiuto di pensare, rifiuto di vedere, rifiuto di tirare le conseguenze di ciò che già si sa. A Gerusalemme preferivano un religione di riti e non volevano una religione che impegnasse la vita. Sta tutto qui il motivo dello scontro con Cristo. Nella città santa i Magi sentono citare una celebre profezia messianica: «A Betlemme di Giudea nascerà un capo che pascerà il mio popolo Israele» (cfr. Michea 5,1). Era vero, ma nessuno si mosse. La profezia era esatta, ma nessuno si mise in viaggio. Soltanto i Magi riprendono il cammino e vanno e trovano Dio. I Magi con il dono di una piccola luce sanno vedere lontano, mentre altri con tanta luce non vedono niente. 

Bisogna mettersi in cammino! E la cosa più semplice e più difficile nello stesso tempo Ho notato tantissime volte che finché la religione non chiede nulla, molti dicono di sì; ma quando la religione chiede un passo, una decisione, un cambiamento di vita... molti dicono no.
È bene ricordare che una religione dove non si cammina, non viene da Dio e non conduce a Dio. Mettersi in cammino vuol dire essere tanto umili da riconoscere la propria povertà. Invece l’uomo spesso si ferma, si chiude in una trincea di orgoglio: soffre, capisce che non ha soluzioni... ma non si muove. Non c’è cosa più terribile dell’orgoglio, perché la vera distanza tra l’uomo e Dio è l’orgoglio. I Magi vanno, non si stancano di cercare: sono i primi di una schiera di tanti piccoli, di tanti umili, di tanti poveri, di tante anime assetate di Dio.
E a Gerusalemme? A Gerusalemme Erode decide di uccidere il bambino. Nessuno era venuto a togliergli il regno, nessuno gli aveva dichiarato guerra... eppure Erode fa guerra a Gesù. Questa persecuzione è presagio di ciò che accadrà al Cristo in tutta la vita e in tutta la storia: «Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto» (Gv 1,11). La persecuzione è una conseguenza dell’umiltà con cui Dio si muove nel mondo: egli è talmente buono che accetta anche di essere perseguitato! Però — dice Matteo — non vince il persecutore e non può vincere: Erode fa una fine miserevole e con lui tutta Gerusalemme.
L’avvertimento è per noi. Se Dio è la vita e la salvezza, rifiutando Dio ci si condanna alla morte e alla disperazione. E quindi, più scartiamo Dio e gli neghiamo tempo, attenzione, accoglienza, più ci allontaniamo dalla gioia.
Ascoltiamo oggi la sua voce e mettiamoci in umile cammino di conversione: come i Magi! Così diventeremo epifania (manifestazione) di Dio.

BUON EPIFANIA

 

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