Centro San Rocco - Interventi

Luce e tenebre
Data pubblicazione : 05/12/2016
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Pubblichiamo l'intervento di don Giordano Trapasso durante l'inaugurazione della mostra di Giovanni Ercoli "Imperturbabili sospensioni"

Fin dai primordi l’uomo ha percepito la realtà secondo schemi duali o antitetici: luce e tenebre è uno di questi, e ad ognuna di queste due dimensioni le mitologie antiche hanno anche associato delle divinità. Nel racconto del Genesi sono due creazioni al cospetto di chi le ha create.

Alla luce sono state associate la vita, la giustizia, il bene, il calore, la verità, alle tenebre il male, la morte, il freddo, la menzogna. Ma non sempre poi i confini sono così netti.

Provo a pensare alla luce come un lampo che improvviso fende le tenebre. Ciò richiama un aspetto della vita: essa procede anche secondo la continuità, lo sviluppo, la gradualità, ma è anche, soprattutto al suo sorgere, discontinuità, gratuità improvvisa, indeducibile, novità imprevedibile e inaspettata. L’uomo, per vivere, ha bisogno di gradualità, di un tempo continuo, ma ha anche necessità di discontinuità, di novità. Alcune tappe della vita umana, come la nascita, l’accoppiamento, la morte, la generazione, sono arresti del tempo, fratture non dolorose, ma fenditure da cui fuoriesce novità vitale. Quel verbo, “creò”, indica anche frattura, arresto.

Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce” (Is 9,1a): il profeta ha presente l’esperienza storica del suo popolo, il passaggio da un tempo buio a un tempo più luminoso. Mi colpisce che questo popolo ha potuto vedere la luce risplendere nelle tenebre mentre era in cammino; non è un popolo che prima attende la luce, poi inizia a camminare. La luce/verità si mostra a chi la cerca, viene incontro a chi esce da se stesso e si mette in cammino verso il suo avvento. Sarebbe tragico per l’uomo rimanere fermo, è vitale camminare, cercare, porsi gli interrogativi radicali, per poter trovare.

La luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l’hanno vinta” (Gv 1,5): l’uomo ha percepito questo combattimento tra luce e tenebre nel cosmo, nella storia, in se stesso. Cosa ci è dato oggi? Siamo preservati dalle tenebre totali ma non viviamo neanche nella piena luce. Il combattimento dice anche incontro, insediamento: le tenebre sono diventate abitabili per la luce (verità, bene, giustizia, Dio …) e la buona notizia è che le tenebre, seppur aggressive, non l’hanno vinta, non l’hanno spenta. La luce continua a risplendere nelle tenebre per renderle abitabili per l’uomo.

La notte è avanzata, il giorno è vicino”. Dopo aver creato la luce Dio pronuncia un giudizio sulla luce: “Dio vide che la luce era cosa buona” (Gen 1,4a), ma non pronuncia alcun giudizio sulle tenebre. Egli le lascia essere, le separa dalla luce, non le elimina né giudica male. Le tenebre, dopo essere state toccate dalla luce, separate da essa ma in relazione con essa perché nell’alternanza, sono diventate notte. La notte non è tenebra o oscurità assoluta, ma è cammino verso la luce. I confini non rimangono sempre netti: la notte richiama paure e timori oscuri nel profondo, può essere il tempo in cui si compiono quelle azioni non degne della luce: Nyx, per gli antichi era madre di vendetta, sventura, morte. Ma per gli antichi la notte è anche il tempo in cui l’uomo può allearsi a forze particolari, è il tempo della magia, della predizione del futuro. Euphrosyne, per i Greci, è anche madre del sonno ristoratore, è il tempo in cui l’uomo perde il controllo, si lascia andare, si abbandona perché sia rigenerata in lui la vita. Essa è anche madre dei sogni amorosi: ci può permettere di accedere a quelle dimensioni profonde della realtà e di noi stessi che ci sono precluse durante la veglia ed il fare. La notte, per Esiodo, è madre degli dèi, grembo materno in cui è incubata una vita nuova: dice fertilità, potenzialità, germinazione. La notte è un’oscurità limitata che prelude il giorno, è cammino irreversibile verso una nuova giornata. La luce che rifulge nelle tenebre mi richiama la speranza che ci aiuta a camminare verso il domani che ci viene incontro. Le tenebre possono anche essere la nostra interiorità che, quando è toccata dall’Altro, o da un testo rivelativo, si riscopre grembo ed esprime fuori di sé in maniera distinta le ricchezze insondabili che ha in sé. La luce si rifrange nei molteplici colori: essa rivela la complessità, la diversificazione, l’articolazione della realtà che noi siamo chiamati a tenere insieme.

Infine mi rifaccio al piccolo oracolo profetico che si legge come testamento spirituale in 2 Sam 23,1-7: “Colui che governa gli uomini con giustizia, che governa con rispetto di Dio è come la luce dell’alba al sorgere del sole”. L’avvento della luce del nuovo giorno non ci vuole passivi, bensì responsabili. Possiamo affrettare questo passaggio se viviamo secondo la giustizia. In che consiste questa giustizia che ci permette di essere come la luce dell’alba? Il lampo che attraversa le tenebre, che può attraversare noi stessi e fare appello alla scintilla di luce che è nel profondo di noi stessi è la dignità delle persone, che traluce dal loro volto, dalla loro umanità. Amare significa in fondo riconoscere tale dignità, ridonarla col nostro donarci, a livello personale, ma anche in maniera organizzata, strutturale, come si dovrebbe chiedere alla politica.

Don Giordano Trapasso

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