Centro San Rocco - Interventi

Chi è mio padre?
Data pubblicazione : 25/03/2019
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Dopo lo stimolante incontro con padre Pietro Maranesi pubblichiamo una riflessione di Francesco Sandroni sul rapporto tra San Francesco e il padre Pietro di Bernardone

Sabato 16 marzo si è svolto al Centro Culturale San Rocco un incontro con padre Pietro Maranesi, frate cappuccino e affermato teologo, autore di un originale studio su Pietro di Bernardone, il padre di Francesco d’Assisi. Il libro nel quale ha pubblicato il risultato delle sue ricerche si intitola “Chi è mio padre? Pietro di Bernardone nella spogliazione di Francesco d’Assisi”, pubblicato dalla Porziuncola Edizioni nel 2018.
Studio originale, dicevo, perché la figura di Pietro di Bernardone non è certamente centrale negli studi su Francesco d’Assisi. Poco considerato dalle fonti il padre di Francesco è descritto soprattutto come il rovescio di Francesco, una sorta di antagonista, o se preferite il tentatore della sua giovinezza, colui che vorrebbe spingerlo ad intraprendere la via del commercio, degli affari, dell’“avarizia” quando invece Francesco sarà spinto dall’amore evangelico alla prodigalità e alla povertà.
Pietro Maranesi recupera, in un certo senso, la figura paterna di Pietro di Bernardone, interpretando senza distorcerle le fonti francescane che parlano di lui, soprattutto la Leggende dei Tre Compagni, tra le biografie di Francesco quella più “psicologica”. Quello che emerge è la figura di un padre normale, sconvolto dagli eventi che accadono ad un figlio che normale non è. Maranesi organizza il discorso su Pietro di Bernardone in tre momenti che testimoniano la tensione in cui è costretto a vivere il mercante assisano.
Il primo momento è quello del “padre orgoglioso”. Il primogenito maschio, per Pietro come per le famiglie dell’epoca, era una fortuna ma soprattutto era la proiezione negli occhi del padre di quello che avrebbe potuto diventare quel figlio se avesse continuato l’opera di mercante iniziata dal padre. Il nome Francesco, imposto al figlio nonostante fosse stato battezzato Giovanni, segna proprio questa proiezione verso altri luoghi, verso altre mete che non quelle ristrette di un comune umbro. Una visione a largo respiro che respinge l’immagine di un uomo avaro e gretto. Tutt’altro. Pietro di Bernardone, anche se non condivideva fino in fondo la radicale prodigalità del figlio, lo sperpero inutile del denaro, ne assecondava però sempre l’intenzione, pagando le laute cene e comprando addirittura un cavallo, bene di lusso, per assecondare l’intenzione forse troppo ardita del figlio, ma proprio per questa amata dal padre, di diventare cavaliere.
Quello che non sopporta Pietro di Bernardone è l’opposizione del figlio alle prospettive iniziate dal padre che avrebbero lasciato a Francesco l’opportunità di diventare un grande mercante, un uomo tra i più ricchi e potenti del centro Italia. Pietro di Bernardone davanti all’opposizione del figlio si irrigidisce, vorrebbe a tutti i costi fargli cambiare idea, riportarlo sulla strada giusta. È il momento del “padre risoluto” che solo per il grande amore che ha per il figlio cerca di contrastarne la disobbedienza. Molto probabilmente soffre anche lui la contrapposizione con il figlio, anche se le fonti non lo dicono. Ne soffre ma la convinzione che la fermezza sia l’unico atteggiamento adeguato a far cambiare atteggiamento al figlio lo porta a non cedere neanche di fronte alla spogliazione e alla umiliazione della nudità.
L’ultimo momento è quello del “padre disperato”. Nel vederlo cadaverico, povero tra i poveri, infreddolito e miserabile Pietro di Bernardone sa esprimere solo rabbia nel confronti del figlio. Una rabbia, però, che è l’altra faccia dell’amore, di un amore che non riesce a capire e gestire le scelte radicali del figlio. Rabbia ed amore che sono due facce della stessa medaglia, quella di un padre troppo normale per un figlio troppo speciale.
La contrapposizione tra Pietro e Francesco, che le fonti francescane evidenziano nelle loro narrazioni, non riescono a nascondere, però, quanto in realtà Francesco assomigli a suo padre e addirittura, a modo suo, ne realizzi le aspettative. È questa, forse, la parte più interessante dello studio di Pietro Maranesi. Francesco, che guarda caso continuerà a mantenere quel nome segno di apertura a nuovi mondi e nuovi orizzonti, nonostante lo faccia in modo diverso da come immaginato da Pietro di Bernardone, sarà un grande uomo del suo tempo, innovativo, padre di un movimento di portata europea e mondiale. E, continua ancora Pietro Maranesi, gestito in modo non diverso da come lo avrebbe gestito suo padre Pietro: quando anni più tardi i giovani francescani iniziano ad opporre a Francesco uno stile di organizzazione e di vita diversi da come pensati e voluti da Francesco, egli sulle prime avrebbe voluto reagire risolutamente, proprio come suo padre anni prima nei suoi confronti. Poi, però, ci ripensa e forzando la sua natura risoluta si piega alla discussione fraterna e al dialogo. Chissà se in quei momenti, si chiede padre Maranesi, Francesco avrà pensato a suo padre e a quanto, indirettamente, abbia influito sulla sua formazione ed educazione.
Una serata molto interessante, quella passata con padre Maranesi, che avrà senza dubbio interrogato tra i numerosi presenti, quei figli che ora sono padri e che riscoprono nel rapporto con i loro figli quello che loro hanno vissuto con i loro padri. I figli ci assomigliano molto più di quello che immaginiamo, proprio quando fanno scelte diverse da quelle sognate da noi padri, proprio come noi assomigliamo ai nostri padri nonostante abbiamo fatto scelte diverse da quelle sognate dai nostri padri, scelte che li avranno forse rattristati, almeno all’inizio. A noi piace pensare che Pietro di Bernardone con il passare degli anni abbia guardato all’impresa del figlio così importante ed umanamente e religiosamente significativa, con soddisfazione ed orgoglio. Abbia riconosciuto in quell’uomo infreddolito, cadaverico, povero e miserabile il suo amato figlio.

 

Francesco Sandroni

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