Centro San Rocco - Interventi

Agostino maestro e testimone
Data pubblicazione : 10/11/2023
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La prima serata del ciclo del Centro Culturale San Rocco dedicato agli Agostiniani, allietata dal Coro Alaleona di Montegiorgio, ha delineato un ritratto del Santo da una duplice prospettiva

La prima serata del ciclo del Centro Culturale San Rocco dedicato agli Agostiniani, allietata dal Coro Alaleona di Montegiorgio, ha delineato un ritratto del Santo da una duplice prospettiva.

Quella di P. Gabriele Ferlisi, già Superiore Generale degli Agostiniani Scalzi e autore di numerosi libri su Agostino, si è soffermata sulla dimensione monastica della sua vita. Agostino ha inventato e praticato anche da vescovo il monachesimo cenobitico (comunitario) in un’epoca in cui era esclusivamente eremitico. La sua semplice regola ha in seguito ispirato Benedetto, i Dominicani ed altri fondatori, oltre che le comunità agostiniane che, dopo secoli di vita isolata, furono unificate nell’Ordine nel 1256.

Agostino, insomma, è la sorgente della vita religiosa della Chiesa Latina. Una proposta di vita comunitaria che si potrebbe sintetizzare nell’essere “un cuor solo e un’anima sola, protesi verso Dio” per esprimere “il meglio della Chiesa” trasmettendo “la freschezza del Vangelo” senza superbia, ricordando sempre che è Cristo che guida non solo malgrado ma attraverso la fragilità degli uomini.

Questi temi sono stati ripresi dal Prof. Luigi Alici, professore emerito di Filosofia Morale e uno dei massimi esperti di Agostino, nel rimarcare l’intima coerenza della prassi e dell’insegnamento del Santo. In tale coerenza, nell’essere insieme maestro e testimone, sta la fecondità di Agostino e la sua permanenza nella storia del pensiero e nella vita della Chiesa per 16 secoli. Nella polemica contro i Donatisti, che propugnavano una “Chiesa dei puri” (rifiutando di riammettere i cristiani che avevano “tradito” in seguito alle persecuzioni) Agostino oppone una visione “aperta” della comunità ecclesiale, capace di perdono e convivenza con l’errore. Solo il padrone della messe, diceva spesso, può decidere quando è il momento separare il grano dalla zizzania.

Questo senso del tempo, uno degli snodi fondamentali del pensiero di Agostino, informa anche la sua idea di uomo. Noi non sappiamo veramente chi siamo, ma il senso della nostra vita può essere ri-costituito attraverso un procedimento narrativo che attraversa il tempo senza naufragare in esso. Nasce così il genere della “confessione” e una modalità di ricerca che trova ancora i suoi echi nella filosofia contemporanea del linguaggio e nell’ermeneutica.

La fede, in questo Agostino è attualissimo e scavalca secoli di dogmatismo ed integralismo, non mortifica affatto l’indagine filosofica ma la orienta verso gli interrogativi più essenziali. Fede e ragione insieme ci guidano, scavando dentro di noi, fino ad invenire l’autentica capacità di dialogo con Dio e con gli uomini. Da questa scoperta si origina quella capacità di amare che appartiene al genere umano, non solo ai cristiani, e fonda sia la vita religiosa che quella civile.

Nella “Città di Dio”, scritta dopo il devastante saccheggio di Roma da parte dei Vandali, Agostino osserva che non c’è “res publica”, non ci può essere “popolo” se manca la con-cordia, la capacità di far risuonare i cuori. Se manca l’amore non c’è ingegneria istituzionale, sistema giuridico o potere coercitivo che tenga.

Se i leader delle nazioni lo comprendessero, ha osservato Alici, potremmo uscire dalle spirali devastanti di violenza a cui assistiamo in Ucraina, in Palestina e altrove.

 

Luca Romanelli

Montegiorgio, 9 Novembre 2023

 

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