Ayssi Ongolo

12 Maggio 2015

Lambert Ayssi Ongolo

Seminario-LambertCaro amico ti scrivo,

di sicuro non è per distrarmi ma provo a rispondere all’imbarazzante domanda che mi hai fatto. In effetti, parlare di me è sempre una cosa difficile. Raccontare addirittura il mio incontro con il Dio ignoto e imprevedibile di cui Gesù ci ha rivelato i tratti caratteriali è un esercizio non facile, non tanto perché non voglio saziare la tua golosa curiosità ma per il semplice motivo che sto cercando tutt’ora di conoscere e capire il Dio che ha condotto la mia storia. Tuttavia appoggiandomi sull’esortazione che l’apostolo Pietro ( 1Pt 3, 15) fa ai fedeli della sua comunità, accetto con gioia di rendere conto della speranza di Dio che è in me. Parlando giustamente di speranza penso senza vantarmi di averne tanta. E come può esserne diversamente, per uno che è nato poco prima di mezzogiorno e un mese prima della data prevista dai medici.

Sì, è proprio cosi!

Il mio arrivo improvviso in questo mondo non ha impedito ai miei genitori di accogliermi con gioia e speranza il 29 febbraio 1988. Come lo vedi, sin dalla nascita sono stato toccato dalla mano imprevedibile del Dio che ha cambiato la vita di Abramo. Quello stesso Dio che ha scomposto i piani di Giuseppe promesso sposo di Maria madre di Gesù e lo stesso che ha fatto del persecutore Saulo l’instancabile apostolo Paolo. Questi personaggi non li ho scelti a caso, sono gli stessi e forse gli unici di cui mia nonna che non sa nè leggere nè scrivere ci raccontava ogni santo giorno che veniva a trovarci, i miei quattro fratelli e io, ancora prima di ricevere il battesimo.

Non c’è nulla di cui meravigliarsi mio caro!

Sia io che i miei fratelli non siamo stati battezzati alla nascita, come te. Senza volere entrare nei molteplici “perché” della storia, ti dico solo che sono stato battezzato all’età di undici anni. È stata un’esperienza bellissima, credimi. Provi a indovinare il motivo. Con un po’ di fantasia ci arriverai. Un possibile indizio può essere l’influenza negativa della secolarizzazione sulla mia famiglia che ha comportato pure il divorzio dei miei genitori. Così sono stato separato dai miei fratelli e mi sono ritrovato in seminario. Era una chiamata divina o una opportunità che l’imprevedibile Dio mi stava offrendo? A questa domanda rispondo dicendo che entrambe le cose sono vere.

Sì, è proprio cosi!

Dio chiama ogni uomo con e nella sua storia. Dio non ti può chiamare facendo a meno della tua storia. Forse la mia chiamata l’ho percepita quando, impaurito dai problemi di questo mondo, sono stato accolto nel 2000, nel seminario minore san Giuseppe di Efok/Camerun.

Ma non illuderti, mio caro!

Questa consapevolezza delle scelte misteriose di Dio la sto maturando ancora oggi. E ringrazio i miei formatori a proposito. Ho pensato qualche volta che il seminario non era un posto per me o che Dio avesse sbagliato soggetto. Ma di sicuro il seminario mi ha aiutato e mi aiuta ancora a crescere in tutti i sensi. Avrei tante altre cose da dirti ma penso che il “come” Dio conduce le nostre storie non importa. Il punto è di fidarsi di Lui. Egli ci sorprende sempre.

Ti racconto un fatto!

Mentre stavo per concludere il mio percorso di studio in seminario minore, proprio quando le porte del mondo universitario stavano per aprirsi feci un incontro commovente. Con l’aiuto di un amico prete, incontrai mio padre dopo anni di separazione, di rabbia e di ribellione. Ancora oggi ricordo quel giorno con emozione. Ricevere l’abbraccio di un padre di cui avresti tutte le ragioni del mondo per rinfacciargli i suoi sbagli è una cosa disarmante e paradossalmente bella. Ma i miei giorni erano contati in seminario. Dovevo studiare per la maturità ed essere pronto per il concorso d’ingresso alla facoltà di scienze e tecniche della comunicazione. Finalmente potevo dedicarmi a ciò per cui sognavo fin da bambino: la scrittura.

Non scandalizzarti, mio caro!

Pur avendo già passato sei anni in seminario minore non mi era mai venuto in mente di pensare al sacerdozio. Sognavo al giornalismo. Volevo curiosare nelle cose e tirarne il senso nascosto. Mi interessava manipolare il linguaggio e le informazioni. Ma dopo l’incontro con mio padre avevo il cuore inquieto. Volevo qualcosa di più e di diverso. Volevo capire l’uomo che sbaglia, l’errante. Così pian piano cresceva in me il desiderio del sacerdozio.

Dopo la maturità con il grande dispiacere di alcuni dei miei amici e familiari iniziando lo studio della filosofia, entrai nel 2007 nel seminario di Otélé dove ho studiato filosofia per tre anni. Dopodiché ho fatto un anno pastorale in una parrocchia della mia diocesi. Il 29 dicembre 2010 in piene vacanze natalizie mio vescovo mi annunciò l’ipotesi di mandarmi a studiare teologia a Fermo in Italia. Per correttezza devo ammettere che la proposta mi lasciò perplesso. Perché dopo tanti anni passati fuori di casa, non immaginavo di fare un’altra improvvisa separazione. In Italia comunque sono venuto e da quattro anni a questa parte sto bene.

A distanza di anni ti posso assicurare che ogni attimo che ho vissuto fino ad oggi per me è stato bello e benefico. Ciò non vuole dire che è stato facile e non lo è tutt’ora. Gli improvvisi distacchi prima con la mia famiglia e poi adesso con la mia terra, mi fanno vivere con maggiore consapevolezza i rapporti con la mia famiglia. Ho imparato a fidarmi di Dio. Fidandomi di Lui, ho ritrovato me stesso e vorrei aiutare altri a fare altrettanto. Ecco perché sento mia la finale della parabola del buon samaritano: “ va anche tu fa’ lo stesso”.  ( Lc 10, 37)

Con gioia Lambert

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