Con queste parole Benedetto XVI ha sollecitato l’impegno della Chiesa dopo il violento terremoto che sabato 27 febbraio ha colpito il Cile. Solo un mese e mezzo fa, sempre in America Latina, un altro sisma ad Haiti ha causato vittime e danni enormi.In contatto – sia pure tra comprensibili difficoltà di comunicazione – con la Caritas Cile e in collegamento costante con l’intera rete Caritas, Caritas Italiana – che da anni sostiene la Chiesa locale – ha subito lanciato un appello per poter contribuire quanto prima alla realizzazione di un piano d’emergenza. I centri Caritas nelle 5 arcidiocesi e nelle 18 diocesi del Paese sono stati mobilitati con il sostegno delle parrocchie. Le comunità cilene sono state invitate a inviare offerte in denaro alla Caritas e a consegnare alimenti non deperibili nelle parrocchie di Santiago: riso, pasta, latte in polvere, aceto.I primi aiuti si stanno distribuendo nelle zone di Maule e Bío Bío che sono le più colpite.La situazione resta comunque complessa e problematica. In tutte le zone colpite è in corso una valutazione dei bisogni e delle situazioni più urgenti.
Su un totale di 130 Paesi al mondo, il Cile oggi si trova al 15° posto per la peggiore disuguaglianza reddituale: 728.063 persone classificate come indigenti e 2.179.653 cileni in condizione di povertà, su una popolazione stimata di oltre 16,5 milioni di abitanti. La distanza tra i più ricchi e i più poveri è in rapporto di 43:1.
La grande concentrazione della ricchezza aumenta la disuguaglianza e rafforza l’esclusione sociale. Durante il 2006 fu posto al centro dell’attenzione e della discussione il modello educativo che persiste nella società cilena: la spesa attuale per alunno nelle scuole private è cinque volte la spesa pubblica per lo stesso settore. Questo diverso metro di investimento nell’educazione tra scuole private e scuole statali è una delle cause del deterioramento dell’insegnamento e della disaffezione sociale che manifesta un numero significativo dei giovani cileni.
