Una serata che conta davvero: Cesare Bocci al Festival “Ciò che conta”.
Si è svolto sabato 20 dicembre, dalle ore 17.00 alle 18.30 presso la Chiesa di San Gregorio a Fermo, un incontro con l’attore Cesare Bocci, dal titolo “Una vita vissuta pienamente”, organizzato da Famiglia Nuova, consultorio Familiare.
Una sala gremita, un pubblico attento e partecipe, un’atmosfera di rara umanità. L’incontro con Cesare Bocci, ospite del Festival “Ciò che conta”, è stato molto più di un’intervista: si è trasformato in un dialogo autentico, profondo, capace di creare una connessione immediata tra il palco e la platea.
Un momento speciale inserito nel percorso di celebrazione dei 50 anni di Famiglia Nuova, organizzazione di volontariato che da mezzo secolo accompagna e sostiene le famiglie nei momenti di fragilità.
Bocci entra in scena con eleganza e misura. Il pubblico lo conosce e lo ama soprattutto per Mimì Augello, il personaggio simbolo de “Il Commissario Montalbano”, ma fin dalle prime risposte emerge chiaramente come il “fascino” non sia mai stato per lui un traguardo. Al contrario, è qualcosa da superare, da mettere al servizio della profondità dei personaggi.
Nel raccontarsi, l’attore – nato a Camerino nel 1957 – parla della scelta, spesso coraggiosa, di cercare sempre la verità interiore dei ruoli, anche a costo di scardinare l’immagine più rassicurante. Una ricerca della bellezza che passa dall’essenza, non dall’apparenza.
Il momento più intenso della serata arriva con il racconto di “Pesce d’aprile”, il libro e lo spettacolo nati da uno degli eventi più dolorosi della sua vita: l’ictus che colpì la moglie Daniela Spada nel 2000, pochi giorni dopo la nascita della loro figlia Mia. Daniela rimase in coma per venti giorni, dando poi inizio a un lungo e complesso percorso di ripresa. Bocci ne parla con emozione, delicatezza e gratitudine, sottolineando la forza straordinaria della moglie e il valore trasformativo della fragilità. Un’esperienza che ha cambiato profondamente il suo modo di guardare al successo e alla notorietà: quando la vita ti mette davanti a ciò che è essenziale, tutto il resto ridimensiona il proprio peso.
Ripercorrendo una carriera che conta oltre 50 film, numerose fiction televisive e una solida base teatrale – iniziata nel 1982 con la fondazione della Compagnia della Rancia – Bocci racconta anche l’umiltà necessaria nell’affrontare personaggi “ingombranti”, come Paolo Borsellino nel film-tv “Adesso tocca a me”. Ruoli che richiedono studio, rispetto e un grande senso di responsabilità, come aveva già sottolineato in un’intervista a Musicultura online: l’attore, prima di tutto, deve mettersi al servizio della storia.
Il teatro resta per lui una casa imprescindibile. Dalla commedia alla tragedia, Bocci ha spesso portato in scena la famiglia come luogo reale e complesso, attraversato da contraddizioni, affetti e responsabilità. Parlando di maschilità oggi, l’attore riflette sull’importanza di una presenza maschile consapevole, capace di cura, ascolto e assunzione di responsabilità, soprattutto all’interno della famiglia.
La serata si è conclusa in un clima di autentica condivisione, con un brindisi finale per gli auguri di buon Natale, tra applausi, sorrisi e un forte senso di comunità.
Durante l’incontro sono state inoltre raccolte donazioni a sostegno delle famiglie seguite dal consultorio di Famiglia Nuova, segno concreto di come cultura e solidarietà possano incontrarsi e rafforzarsi a vicenda.
Grazie Cesare, per averci ricordato che la vera bellezza non è ciò che appare, ma ciò che resta: nelle relazioni, nella cura, nelle scelte quotidiane.
È da lì che, davvero, nasce ciò che conta.








