rosone

Anche i giovani in campo dalla parte delle vittime e di chi soffre

Un sussulto di coscienza: hanno capito che non si può assistere passivamente allo scempio dell’umanità

 

SandroniDa qualche settimana tutto è cambiato. Improvvisamente. Se avessi dovuto scrivere, anche solo qualche mese fa, un articolo su questo tema, sul rapporto che avevano i miei alunni con la guerra e le prospettive di pace, avrei scritto che i giovani erano come in attesa, non in stand by ma neanche particolarmente attivi. Si guardavano intorno, cercavano di capire, sicuramente stimolati dai fatti di cronaca internazionale, ma se sollecitati da richieste di partecipazione si sottraevano a forme di protagonismo, anche solo a prese di posizione.

Adesso, non è più lo stesso. Insieme a molti adulti, sono tornati a partecipare anche i giovani. Almeno una parte consistente di loro. E partecipano con entusiasmo, prendendo posizione, partecipando alle manifestazioni, esponendo a voce alta le proprie opinioni.

Opinioni più che condivisibili, dalla parte delle vittime, dalla parte di chi soffre senza motivo apparente. Un vero e proprio sussulto di coscienza, una sorta di appello morale ad aprire gli occhi. I fatti che succedono nel mondo sono così gravi, così enormi, che anche i giovanissimi hanno capito che non si può assistere passivamente allo scempio dell’umanità. Che va fatto qualcosa, che non si può restare indifferenti facendo finta che non ci interessa, che è troppo lontano, che prima o poi passerà.

Sandroni_duePartecipazione non solo ai momenti di mobilitazione generale ma anche alla conoscenza. I giovani chiedono a noi adulti che sta succedendo. Vogliono sapere. Vogliono sapere chi ha ragione e chi ha torto. Si accorgono, poi, che le categorie semplici non sono utili a capire davvero. Se le ragioni e i torti sono evidenti nello spazio ristretto di  episodi drammatici, allargando la prospettiva ad una storia più larga i giudizi diventano più complicati. Davanti al tentativo di un genocidio nessuna coscienza può davvero sentirsi solidale con i carnefici e non deve farlo, ma nello stesso tempo è difficile giudicare per chi, come noi, vive sicuro nelle nostre tiepide case che significa davvero avere alle spalle storie di persecuzioni così devastanti com’è stata la Shoah, i pogrom antisemiti, i ghetti antigiudaici e tutte le discriminazioni che da un paio di millenni colpiscono il popolo ebraico. È davvero difficile capire che significa tornare a sera e trovare cibo caldo e visi amici per chi li ha sempre avuti, per chi ha sempre avuto una casa, del cibo e degli amici, e non ha dovuto continuamente spostarsi da una città all’altra perché espulso, che non ha dovuto giustificare il proprio modo di guadagnare cibo, che non ha dovuto nascondersi perché aveva degli amici.

La complessità della storia, però, sembra non fermare, almeno per ora, la curiosità di parte di questi giovani, la loro presa di posizione per una soluzione del conflitto. I conflitti esistono, è la normalità della dinamica della convivenza tra persone, ma si rendono conto che non possono sfociare in violenza, non possono portare al pensiero, anche solo al pensiero, della soppressione totale dell’altro. E questo è un grande traguardo educativo. Impensabile fino a poco tempo fa. L’unico neo di questo processo educativo è la necessità di essere stimolati da eventi catastrofici mondiali. Dopo l’11 settembre del 2001 molti giovani si interessarono alle questioni religiose, alla soluzione dei conflitti di matrice religiosa, in maniera del tutto impensabile fino a pochi giorni prima. Poco più tardi l’ampliarsi preoccupante del buco dell’ozono e il conseguente riscaldamento globale, stimolò molti giovani ad occuparsi di salvaguardia dell’ambiente. L’immigrazione africana e le stragi del mediterraneo misero in evidenza le disuguaglianze globali presenti nel pianeta. Quello che manca in questo processo è un percorso educativo nella normalità del quotidiano che la scuola non riesce a fare fino in fondo. Un percorso educativo che non deve avere per forza elementi catastrofici per sollecitare le coscienze. Lavorare su questo percorso è la vera sfida per chialavora con i giovani di oggi.

 

Francesco Sandroni (Insegnante all’Iti ‘Montani’ di Fermo)

Eventi dalla diocesi

01 novembre 12:00

In Cattedrale

09 novembre 16:00
22 novembre
08 dicembre 12:00

In Cattedrale

07 gennaio 21:15

Mercoledì 7 gennaio 2026, alle ore  21.15, presso l’auditorium di Villa Nazareth ci sarà un incontro di aggiornamento pastorale sul tema: Prassi virtuose di iniziazione cristiana in Italia. Interviene mons. Valentino Bulgarelli, Direttore dell’Ufficio catechistico della CEI.

Copyright 2009 Arcidiocesi di Fermo - info@fermodiocesi.it | pec: economato.diocesifermo@legalmail.it | Redazione | Contattaci | Cookies / Privacy Policy

Arcidiocesi di Fermo: C.F. 90006790449 - Via Sisto V, 11 - Tel: 0734.229005