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Peccato collettivo e penitenza

Peccato collettivo e penitenza: Quaresima non è solo perdono, ma purificazione e ritorno a DioQuaresima non è solo penitenza, ma purificazione e ritorno a Dio

di Maurizio Moscone

 

ROMA, sabato, 24 marzo 2012 (ZENIT.org) - Secondo Paul Ricoeur il peccato ha una dimensione storica, che si esprime al livello del linguaggio con la falsità e la menzogna, del possesso dei beni con lo sfruttamento economico, del potere politico con il predominio del più forte sul più debole, dell’affermazione egoistica del proprio io a scapito degli altri. Si puo’ quindi parlare di una tradizione del male della quale ogni persona, in misura maggiore o minore, partecipa.

Esiste una dimensione comunitaria del peccato, interpersonale, istituzionale. I profeti rimproverano spesso Israele per le conseguenze dei peccati commessi dal popolo, il quale sperimentava nella propria storia collettiva gli effetti della vita vissuta lontano da Dio.

E’ scritto nel Libro delle Cronache: “ Quando Sedecia divenne re [...] tutti i capi di Giuda, i sacerdoti e il popolo moltiplicarono le loro infedeltà, imitando in tutto gli abomini degli altri popoli, e contaminarono il tempio, che il Signore si era consacrato in Gerusalemme.

Il Signore Dio dei loro padri mandò premurosamente e incessantemente i suoi messaggeri ad ammonirli, perché amava il suo popolo e la sua dimora.

Ma essi si beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue parole e schernirono i suoi profeti al punto che l'ira del Signore contro il suo popolo raggiunse il culmine, senza più rimedio.

Allora il Signore fece marciare contro di loro il re dei Caldei, che uccise di spada i loro uomini migliori nel santuario, senza pietà per i giovani, per le fanciulle, per gli anziani e per le persone canute. Il Signore mise tutti nelle sue mani.

Quegli portò in Babilonia tutti gli oggetti del tempio, grandi e piccoli, i tesori del tempio e i tesori del re e dei suoi ufficiali.

Quindi incendiarono il tempio, demolirono le mura di Gerusalemme e diedero alle fiamme tutti i suoi palazzi e distrussero tutte le sue case più eleganti.

Il re deportò in Babilonia gli scampati alla spada, che divennero schiavi suoi e dei suoi figli fino all'avvento del regno persiano, attuandosi così la parola del Signore, predetta per bocca di Geremia: "Finché il paese non abbia scontato i suoi sabati, esso riposerà per tutto il tempo nella desolazione fino al compiersi di settanta anni"” (2 Cr 36, 11.14-21).

Questo racconto è esemplare dell’esperienza storica di Israele, che ha sempre sperimentato la maledizione (nel senso “ti abbandono all’opera delle tue mani”) o la benedizione di Dio quando si allontanava o si riavvicinava a Dio.

Questa Parola di Dio riguarda soltanto un popolo vissuto migliaia di anni fa o interpella anche la coscienza collettiva dell’Europa cristiana che sta progressivamente apostatando dalla vera fede? Dio benedice nazioni che hanno eliminato Dio dalla sfera pubblica, legalizzato il divorzio, l’aborto, l’eutanasia, il matrimonio tra omosessuali, abolito il riposo domenicale, ecc.?

Viviamo all’interno di una comunità peccatrice e chi puo’ dire: “io non ho alcuna responsabilità, i miei peccati non hanno conseguenze sociali?”. Noi cristiani abbiamo sempre testimoniato e annunciato il Vangelo alla nostra generazione che vive “nell’ombra della morte”, o, fariseisticamente, abbiamo puntato il dito contro i peccatori, dicendo nel nostro cuore “ti ringrazio Signore perché non sono come loro?”.

La Quaresima è un tempo favorevole per fare penitenza, e il pentimento è non soltanto un atto di dolore, ma è anche una decisione di ritornare a Dio per essere guariti dal male che é dentro di noi. “Ma se vuoi [...] essere guarito - dice un padre della Chiesa - affidati al medico ed egli opererà gli occhi della tua anima e del tuo cuore. Chi è questo medico? E' Dio, il quale per mezzo del Verbo e della sapienza guarisce e dà la vita” (San Teofilo di Antiochia, Libro ad Autolico, Lib. I, 2. 7).

 

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