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Carlo Macchini campione della ginnastica tra passione, speranza e vittorie
Fermano, classe 1996, perito chimico, Carlo Macchini è da diversi anni uno dei ginnasti più affermati in Italia e nel mondo. Ogni volta che si racconta lascia gli ascoltatori ipnotizzati, specie se adolescenti, per il suo carisma e la spontaneità con la quale parla di impegno, di obiettivi alti, di fatica, di sacrificio, di ansia, di paura, di accettazione di sé.
Macchini, tutti temi molto sentiti dal mondo giovanile, non credi?
<Sì, intervengo sempre volentieri con i ragazzi perché sono il futuro e perché mi rivedo in loro>.
A che età ti sei avvicinato alla ginnastica?
<A quattro anni sono entrato per la prima volta in una palestra>.
Come mai così presto?
<Ero molto vivace e i miei genitori hanno pensato a un modo per canalizzare le mie energie>.
È stato difficile imparare la disciplina sportiva?
<Per niente. Fuori di casa ero un bambino modello, anche a scuola ero molto disciplinato, quindi è stato naturale. Anzi, non capivo come gli altri bambini facessero fatica a osservare le indicazioni dell’allenatore>.
A che età hai cominciato a farti notare a livello regionale e nazionale?
<A nove anni, nel 2005, ho vinto per la prima volta un campionato regionale. Un successo inaspettato. Ricordo che all’epoca venivano letti i nomi in ordine di arrivo partendo dall’ultimo e il mio non arrivava mai. Pensavo che ci fosse un errore, una dimenticanza, passavano i secondi e niente. L’hanno letto per ultimo e ho capito che avevo vinto>.
Il primo campionato nazionale a cui hai partecipato?
<Era a Prato nel 2006, arrivai a metà classifica, ma ricevetti molti complimenti da un allenatore di un altro atleta, dunque disinteressato, che mi disse che dovevo impegnarmi perché avevo stoffa. Fu una grande soddisfazione che andava al di là del risultato>.
E il primo successo in campo internazionale?
<Nel 2013 ho vinto la medaglia d’oro alle olimpiadi giovanili a livello europeo alla sbarra>.
Quando hai capito che potevi entrare tra i primi al mondo in questa disciplina?
<Tra i diciotto e i vent’anni mi sono allenato con Igor Cassina a Carate Brianza, lì c’è stata una maturazione chiara. In un certo senso c’è stato un salto, ho capito che poteva essere una scelta di vita>.
Il primo mondiale?
<Nel 2018 a Doha. Ho avuto un incidente stradale pochi mesi prima, ma senza grandi conseguenze. Quindi rischiavo di non poter partecipare. Mi sono messo a lavorare sodo e sono riuscito a entrare. È stata una grande soddisfazione>.
Quali sono stati i tuoi piazzamenti più importanti?
<Quarto ai mondiali nel 2021 in Giappone, secondo agli europei nel 2023, primo in coppa del mondo nel 2022>.
Il più emozionante?
<Il mondiale. Qualche mese prima ero arrivato quarto agli europei per un errore in finale, avevo una rabbia tremenda. Mi sono detto che volevo riprendermi al mondiale e ho raggiunto un quarto posto che mi ha dato molta soddisfazione e che ricordo come una delle gare più belle della mia vita>.
Perché proprio quella?
<Prima di tutto perché uno dei più grandi ginnasti della sbarra di sempre, Kohei Uchimura, un ragazzo che ha vinto dieci mondiali, è arrivato dietro di me, sesto. E poi perché ho fatto lo stesso punteggio del terzo, quindi virtualmente sarei arrivato a medaglie>.
Per un profano la valutazione degli esercizi sembra difficilissima perché gli atleti sembrano tutti perfetti. Come è possibile giudicare in modo oggettivo?
<In parte è vero, per essere un giudice occorre avere un occhio molto allenato. Un primo criterio è la difficoltà. Ogni esercizio ha un livello di difficoltà diverso e il giudizio ne tiene conto>.
E per l’esecuzione?
<Ci sono alcuni errori grossolani che vede anche un profano, ad esempio una caduta, altri che invece nota solo un esperto. Ci sono delle regole molto specifiche che cercano di lasciare poco margine al giudice. E poi c’è la media di sei giudici>.
Come è possibile modificare l’esercizio? È una proposta dell’atleta?
<Sì, c’è un codice degli esercizi, fatto di regole generali della composizione e l’atleta sceglie all’interno di quelle possibilità. Ci sono degli esercizi più difficili con un punteggio più alto e esercizi più facili con un punteggio più basso. Occorre scegliere se preferire un esercizio più facile con meno punti o uno più difficile che dà più punti, ma è più rischioso perché si può sbagliare con maggiore probabilità>.
La rinuncia maggiore in questi anni?
<Il cibo, indubbiamente. È un sacrificio enorme. Ma la parola sacrificio significa “rendere sacro”, quindi per me è rendere sacro il percorso verso l’obiettivo di essere un atleta di livello mondiale>.
Hai avuto momenti di crisi?
<Sì, due fasi in particolare. La prima nel 2014 c’è stato un momento in cui sembrava non mi riuscisse niente, nonostante mi allenassi tantissimo. La famiglia mi è stata molto vicino. Non sarei riuscito a fare quello che ho fatto senza la mia famiglia>.
E la seconda?
<È quella che ho vissuto questa estate e che vivo in parte ancora, la delusione delle Olimpiadi. Ero tra i favoriti, ma ho avuto dei crampi prima dell’esercizio che hanno compromesso la gara>.
Che cosa hai provato?
<È stato un tempo molto delicato. Molte ore di lavoro che improvvisamente sembrano sprecate, inutili. Poi razionalizzi e sai che non è così, ma all’inizio la sensazione è quella. Ho dovuto lavorare sull’autostima per ripartire>.
Che cos’è per te l’autostima?
<Per me l’autostima è una roccia, grande, solida, dove sono scritte le mie peculiarità buone. Nei periodi di tempesta, la roccia rimane ferma dov’è, occorre togliere fango e polvere e ritrovare quello che c’era scritto da sempre>.
C’è un aspetto in particolare che devi a tuoi genitori?
<A mia madre devo il supporto senza aspettative. Mi ha sempre mostrato che il suo amore non dipendeva da nulla. Mio padre mi ha sempre fatto capire che c’era, magari dietro le quinte, senza farsi notare, ma so che c’è sempre stato e solo per il mio bene. Aggiungerei anche mio fratello che è stato importantissimo per me. A volte penso che se l’Olimpiade è stato il prezzo per farci ritrovare come famiglia, direi che l’ho pagato volentieri>.
Don Enrico Brancozzi
Eventi dalla diocesi
Mercoledì 7 gennaio 2026, alle ore 21.15, presso l’auditorium di Villa Nazareth ci sarà un incontro di aggiornamento pastorale sul tema: Prassi virtuose di iniziazione cristiana in Italia. Interviene mons. Valentino Bulgarelli, Direttore dell’Ufficio catechistico della CEI.






