Archivio Riceviamo e pubblichiamo
Riceviamo e pubblichiamo
Amandola possiede un'Abbazia tra le più antiche delle Marche
Si dice comunemente “San Ruffino”, la località a m. 364 di altitudine, che prende nome dall'edificio di una chiesa, famosa per la sua antica origine, a pochi chilometri da Amandola. E’ dedicata a san Vitale e san Ruffino di Aquileia.
Questo edificio è variamente interpretato nelle pubblicazioni edite dal 1890 fino ad oggi, ad opera dei molti autori: Amatori, Ferranti, Serra, Van Marle, Virgili, Alleva, Zampetti, Terribili, Allevi, Crocetti e di altri sette studiosi viventi. La prima costruzione esisteva al tempo dell’antica Roma, per cui si pensa a culti pagani a motivo di analogie che non sempre convincono i critici positivisti.
Emanuela Properzi parla del più antico documento e monumento dell’architettura tardo antica delle Marche per la parte dell’ipogeo ornato da vari dipinti. La prima figura tra questi è l’angelo san Michele. Tra altri nomi , qui si legge scritto il nome di san Damiano associato a san Cosma. Vi è dipinto anche un serpente che altrove è spesso associato alla figura di san Giorgio.
Le pitture dell’ipogeo sono riferibili all’epoca cristiana del IX secolo, confrontandole con i dipinti pubblicati da Ildefonso Schuster nel volume su Farfa. Tra i molti confronti altomediovali, il più somigliante è nelle pitture dei Farfensi. L’ipogeo può esser la primitiva chiesa di sant’Angelo in Tesenano di proprietà Farfense, riferibile al secolo IX.
Successivamente nel secolo XI è stata costruita accanto la chiesa (oggi cripta) con abside di san Ruffino. più antica dell’edificio sopraelevato nel secolo XIII. Un documento dell’archivio di Fermo, del 1036, scritto a Fermo dal giudice, notaio Giovanni, è la vendita fatta da Rado, figlio del conte Mainardo, a don Uberto vescovo di Fermo, del castello di Troia con terreni confinanti con la strada di San Ruffino e con quella di S. Marco. A questa data esiste un’intitolazione singola (S:Ruffino).
La dedicazione singola di altra distinta chiesa a san Vitale, presso Marnacchia, compare in un documento della seconda metà del secolo XIII. L’edificio sopra all’ipogeo ed alla cripta predetta tiene unite le dedicazioni ai due santi Vitale e Ruffino, come si legge in un documento amandolese del 1277.
Nel citato registro di Fermo c’è un altro documento del secolo XII dove compare il toponimo Tesiano (simile a Tesenano) con la chiesa di San Ruffino. Nel marzo 1121 il notaio Guiccione redige a Fermo la vendita tra i figli del conte Esmido, quando Giberto vende a suo fratello Gentile, la sua parte di eredità sul Colle Tisiano, con otto case, eccettuando “lo sancto meo”, la chiesa di San Ruffino ivi esistente. Sant’Angelo in Tesenano in questa zona montana fermana, era stato un insediamento ‘curtense’ dei Farfensi, azienda agricola che il dilapidatore Ildebrando (attorno alla metà del secolo X) aveva ceduto in mano a signori locali.
Dai documenti amandolesi editi dal Ferranti, all’anno 1267, risulta che i Nobili di Monte Passillo (Comunanza) vendono al comune di Amandola il castello di Marnacchia con annessi, avvertendo che sono salvati i diritti della chiesa di San Vitale e quelli dei signori di Chiarmonte. Si intende che questi erano patronati autonomi.
In un istrumento del 1273 l’abate di San Ruffino riceve autorizzazione dal vescovo di Fermo a vendere la sua proprietà a Marnacchia, al Piano San Vitale e vicinanze. E’ interessante notare che le due chiese San Vitale e San Ruffino non compaiono ancora unite se non nel 1277. Il vescovo Fermano vi nominava l’abate.
Carlo Tomassini
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