Il pensiero del giorno

Il pensiero del giorno
        Dai «Discorsi»       di sant'Agostino, vescovo
(Disc. Guelf. 3; PLS 2, 545-546)
Gloriamoci anche noi nella Croce del Signore
La passione del Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo è pegno sicuro di       gloria e insieme ammaestramento di pazienza.
Che cosa mai non devono aspettarsi dalla grazia di Dio i cuori dei fedeli!       Infatti al Figlio unigenito di Dio, coeterno al Padre, sembrando troppo       poco nascere uomo dagli uomini, volle spingersi fino al punto di morire       quale uomo e proprio per mano di quegli uomini che aveva creato lui       stesso.
Gran cosa è ciò che ci viene promesso dal Signore per il futuro, ma è       molto più grande quello che celebriamo ricordando quanto è già stato       compiuto per noi. Dove erano e che cosa erano gli uomini, quando Cristo       morì per i peccatori? Come si può dubitare che egli darà ai suoi fedeli       la sua vita, quando per essi, egli non ha esitato a dare anche la sua       morte? Perché gli uomini stentano a credere che un giorno vivranno con       Dio, quando già si è verificato un fatto molto più incredibile, quello       di un Dio morto per gli uomini?
Chi è infatti Cristo? E' colui del quale si dice: «In principio era il       Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio»? (Gv 1, 1). Ebbene       questo Verbo di Dio «si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi»       (Gv 1, 14). Egli non aveva nulla in se stesso per cui potesse morire per       noi, se non avesse preso da noi una carne mortale. In tal modo egli       immortale poté morire, volendo dare la vita per i mortali. Rese partecipi       della sua vita quelli di cui aveva condiviso la morte. Noi infatti non       avevamo di nostro nulla da cui aver la vita, come lui nulla aveva da cui       ricevere la morte. Donde lo stupefacente scambio: fece sua la nostra morte       e nostra la sua vita. Dunque non vergogna, ma fiducia sconfinata e vanto       immenso nella morte del Cristo.
Prese su di sé la morte che trovò in noi e così assicurò quella vita       che da noi non può venire. Ciò che noi peccatori avevamo meritato per il       peccato, lo scontò colui che era senza peccato. E allora non ci darà ora       quanto meritiamo per giustizia, lui che è l'artefice della       giustificazione? Come non darà il premio dei santi, lui fedeltà       personificata, che senza colpa sopportò la pena dei cattivi? 
Confessiamo perciò, o fratelli, senza timore, anzi proclamiamo che Cristo       fu crocifisso per noi. Diciamolo, non già con timore, ma con gioia, non       con rossore, ma con fierezza.
L'apostolo Paolo lo comprese bene e lo fece valere come titolo di gloria.       Poteva celebrare le più grandi e affascinanti imprese del Cristo. Poteva       gloriarsi richiamando le eccelse prerogative del Cristo, presentandolo       quale creatore del mondo in quanto Dio con il Padre, e quale padrone del       mondo in quanto uomo simile a noi. Tuttavia non disse altro che questo: «Quanto       a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù       Cristo» (Gal 6, 14).
Eventi dalla diocesi
Mercoledì 7 gennaio 2026, alle ore 21.15, presso l’auditorium di Villa Nazareth ci sarà un incontro di aggiornamento pastorale sul tema: Prassi virtuose di iniziazione cristiana in Italia. Interviene mons. Valentino Bulgarelli, Direttore dell’Ufficio catechistico della CEI.






