Il pensiero del giorno

Il pensiero del giorno
        Dai «Trattati       su Giovanni» di sant'Agostino, vescovo
(Tratt. 84, 1-2; CCL 36, 536-538)
La pienezza dell'amore
Il Signore, o fratelli carissimi, ha definito la pienezza dell'amore con       cui dobbiamo amarci gli uni gli altri con queste parole: «Nessuno ha un       amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15, 13).       Ne consegue ciò che il medesimo evangelista Giovanni dice nella sua       lettera: Cristo «ha dato la sua vita per noi, quindi anche noi dobbiamo       dare la vita per i fratelli», (1 Gv 3, 16) amandoci davvero gli uni gli       altri, come egli ci ha amato, fino a dare la sua vita per noi. 
Questo appunto si legge nei Proverbi di Salomone: Quando siedi a mensa col       potente, considera bene che cosa hai davanti; e poni mano a far le       medesime cose che fa lui (cfr. Pro 23, 1-2).
Ora qual è la mensa del grande e del potente, se non quella in cui si       riceve il corpo e il sangue di colui che ha dato la vita per noi? E che       significa assidersi a questa mensa, se non accostarvisi con umiltà? E che       vuol dire considerare bene che cosa si ha davanti, se non riflettere, come       si conviene, a una grazia sì grande? E che cosa è questo porre mano a       far le medesime cose se non ciò che ho detto sopra e cioè: come Cristo       ha dato la sua vita per noi, così anche noi dobbiamo essere disposti a       dare la nostra vita per i fratelli? E` quello che dice anche l'apostolo       Pietro: «Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne       seguiate le orme» (1 Pt 2, 21). Questo significa fare le medesime cose.       Così hanno fatto con ardente amore i santi martiri e, se non vogliamo       celebrare inutilmente la loro memoria, se non vogliamo accostarci       infruttuosamente alla mensa del Signore, a quel banchetto in cui anch'essi       si sono saziati, bisogna che anche noi, come loro, siamo pronti a       ricambiare il dono ricevuto.
A questa mensa del Signore, perciò, noi non commemoriamo i martiri come       facciamo con gli altri che riposano in pace, cioè non preghiamo per loro,       ma chiediamo piuttosto che essi preghino per noi, per ottenerci di seguire       le loro orme. Essi, infatti, hanno toccato il vertice di quell'amore che       il Signore ha definito come il più grande possibile. Hanno presentato ai       loro fratelli quella stessa testimonianza di amore, che essi medesimi       avevano ricevuto alla mensa del Signore.
Non vogliamo dire con questo di poter essere pari a Cristo Signore,       qualora giungessimo a rendergli testimonianza fino allo spargimento del       sangue. Egli aveva il potere di dare la sua vita e di riprenderla, mentre       noi non possiamo vivere finché vogliamo, e dobbiamo morire anche contro       nostra voglia. Egli, morendo, uccise subito in sé la morte, mentre noi       veniamo liberati dalla morte solo mediante la sua morte. La sua carne non       conobbe la corruzione, mentre la nostra, solo dopo aver subito la       corruzione, rivestirà per mezzo di lui l'incorruttibilità alla fine del       mondo. Egli non ebbe bisogno di noi per salvarci, ma noi, senza di lui,       non possiamo far nulla. Egli si è mostrato come vite a noi che siamo i       tralci, a noi che, senza di lui, non possiamo avere la vita.
In fine, anche se i fratelli arrivano a dare la vita per i fratelli, il       sangue di un martire non viene sparso per la remissione dei peccati dei       fratelli, cosa che invece egli ha fatto per noi. E con questo ci ha dato       non un esempio da imitare, ma un dono di cui essergli grati. 
I martiri dunque, in quanto versarono il loro sangue per i fratelli, hanno       ricambiato solo quanto hanno ricevuto dalla mensa del Signore.       Manteniamoci sulla loro scia e amiamoci gli uni gli altri, come Cristo ha       amato noi, dando se stesso per noi.
Eventi dalla diocesi
Mercoledì 7 gennaio 2026, alle ore 21.15, presso l’auditorium di Villa Nazareth ci sarà un incontro di aggiornamento pastorale sul tema: Prassi virtuose di iniziazione cristiana in Italia. Interviene mons. Valentino Bulgarelli, Direttore dell’Ufficio catechistico della CEI.






