Giovani, università e pace: spunti di riflessione

Giovani, università e pace: spunti di riflessione
Il valore e il significato delle ultime manifestazioni degli studenti che vogliono contribuire alla costruzione del bene comune
Nel corso degli ultimi mesi, i giovani e le giovani – in particolare coloro che frequentano l’università – sono stati protagonisti di azioni e manifestazioni che avevano come oggetto la pace. Non sono mancate analisi e riflessioni da parte di molteplici soggetti e da numerose prospettive. Fermo restando la condanna degli episodi di violenza e degli atti di contestazione che contraddicevano la natura stessa del valore che si intendeva proporre, si è trattato di un’importante occasione, anche per la comunità universitaria nel suo complesso, di ascolto e confronto. In questa sede, a motivo delle caratteristiche proprie di un articolo, non è possibile – oltre che probabilmente privo di senso – affrontare tutte le questioni che il mondo giovanile universitario ha posto all’attenzione dell’opinione pubblica e al mondo adulto che porta la responsabilità della loro formazione umana, culturale e professionale. Pertanto, si è optato per indicare alcune possibili piste di approfondimento nella prospettiva di un docente universitario che per mestiere si occupa proprio di questioni educative.
La prima attiene la lettura “globale” della propria vita. L’affermazione che spesso si è sentita nelle interviste è stata “non ci sono diritti se non c’è la pace”. La propria esperienza quotidiana è riconosciuta come indissolubilmente legata al futuro di tutti gli uomini e le donne che abitano il nostro pianeta. La pace come stato di vita dell’umanità è pensata come condizione necessaria per il dipanarsi del proprio progetto di vita, di cui si intuiscono il senso ed il significato ricercando le risposte alle domande fondamentali dell’esistenza. L’interessarsi della pace appare, forse inconsapevolmente, un imperativo della propria coscienza per giudicare ed indirizzare i rapporti sociali e le relazioni internazionali rispetto a ciò che è bene e giusto.
La seconda riguarda la (ri-)composizione fra esperienza individuale e appartenenza comunitaria, esigenza questa di particolare significato nell’epoca dell’io. Seppur nella consapevolezza dei molti limiti che hanno avuto le manifestazioni promosse o fatte nelle università, non può essere sottovalutato il particolare valore e significato - in prospettiva educativa - di tali esperienze in termini di corresponsabilità civile, di preoccupazione per l’altro – in particolare dei bambini e degli indifesi – , maturando la consapevolezza di essere tessera insostituibile di quell’infinito puzzle che è l’umanità e vivendo in pienezza la propria età giovanile da sempre portatrice dell’aspirazione di cambiare il mondo.
La terza concerne il contributo dei giovani per la costruzione del bene comune, in relazione ai diritti universali dell’uomo e al diritto internazionale. Senza sopravvalutare quanto avvenuto, non pare fuori luogo sottolineare che si è “visto con gli occhi” e “toccato con mano” il desiderio di tanti giovani di prendere sempre più consapevolezza delle proprie responsabilità nell’ambiente e nel momento storico in cui si vive. È questo un itinerario complesso, sia sul piano formativo sia sul piano culturale. Di fronte a questioni di grande complessità e a tragedie di immane portata, spesso manca un “vocabolario” di conoscenze ed esperienze al quale potersi riferire per valutarle ed esprimere su di esse un giudizio che nel corso del tempo assuma autorevolezza, in quanto diviene sempre più intelligente, cioè capace di leggere dentro la situazione senza lasciarsi influenzare da pregiudizi culturali, politici, religiosi ma assumendo lo stile dell’incontro e del dialogo, nella critica razionale del presente per anticipare la costruzione di un futuro migliore.
La cronaca delle manifestazioni per la pace ci ha mostrato situazioni contraddittorie non nuove circa le condotte giovanili, che sembrano interessare tutti i possibili comportamenti da quelli incredibilmente più volenti a quelli significativamente più generosi e altruisti. Tale contraddizione è da pensare non fra categorie di giovani ma dentro il giovane stesso, inoltre non può essere sottovalutato il fatto che non mancano situazioni e contesti nei quali – come aveva ben stigmatizzato Papa Francesco “molti giovani sono ideologizzati, strumentalizzati e usati come carne da macello o come forza d’urto per distruggere, intimidire o ridicolizzare altri. E la cosa peggiore è che molti si trasformano in soggetti individualisti, nemici e diffidenti verso tutti, e diventano così facile preda di proposte disumanizzanti e dei piani distruttivi elaborati da gruppi politici o poteri economici” (Christus Vivit, n. 73). È una sfida pedagogica mostrare al giovane la reale possibilità di costruire con le proprie azioni – anche quando diventano manifestazioni – il bene comune, che non è il bene condiviso da una maggioranza, non è neppure il bene ipotizzato dalla parte a cui si appartiene, non è neanche la sommatoria dei beni individuali ma è il bene di tutti gli uomini e di tutto l’uomo.
Ciò è possibile anche grazie al contributo fattivo di docenti in grado di essere adulti-educatori che si assumono la responsabilità di “stare al fianco” e di“camminare insieme” alle studentesse e agli studenti.Tale accompagnamento non è ispirato da un “giovanilismo” dannoso per i giovani e illusorio per gli adulti ma muove dal riconoscimento di “quanto sia importante assumere lo sguardo dei giovani stessi e cercare di vedere la realtà in trasformazione con i loro occhi per capire le sfide che si trovano davanti e per dotarli di strumenti adeguati per vincerle. Nella doppia convinzione che nessun altro può vincerle per loro e nessun giovane può farcela se abbandonato a se stesso”(A. Rosina).
Luca Girotti (Dipartimento di Scienze della Formazione,
dei Beni Culturali e del Turismo Università di Macerata)
Eventi dalla diocesi
Mercoledì 7 gennaio 2026, alle ore 21.15, presso l’auditorium di Villa Nazareth ci sarà un incontro di aggiornamento pastorale sul tema: Prassi virtuose di iniziazione cristiana in Italia. Interviene mons. Valentino Bulgarelli, Direttore dell’Ufficio catechistico della CEI.






