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L'Angolo della Spiritualità

La Fede e la città terrena
Foto sommario

Padre Alberto Pierangioli propone la sua catechesi mensile al gruppo degli Amici di Gesù Crocifisso e presenta le prossime iniziative del Movimento

Carissimi/e,
nel pieno dell'Avvento e nella vigilia della grande festa dell'Immacolata, invio l'ultima catechesi del 2014, in cui abbiamo approfondito la fede secondo Papa Francesco.
Questa ultima catechese "Fede e la città terrena", cioè il cristiano che vive e opera nella città terrena, ma in cammino verso la citta del Cielo. Un tema fondamentale e molto forte. Ma seguiamo l'insegnamento di Papa Francesco. Avrei piacere di conoscee le vostre reazioni.
Con gennaio iniziamo le catechesi sulla Famiglia, seguendo quanto ci dice il Catechismo della Chiesa Cattolica, quanto ci ha datto il recendo Sinodo sulla Famiglia e quanto ci dice Papa Francesco.
Approfitto dell'occasione per augurare una bellissima festa dell'Immacolata e una degna preparazione al Natale, secondo gli insegnamenti del nostro S. Fondatore. Ci ritorneremo, prima della novena di Natale.
Posso annunziarvi a nome del Consiglio Esecutivo che anche nel 2015 avremo un breve corso di Formazione, che sarà guidato dal P. Fernando Taccone presso il Santuario di S. Gabriele dal primo pomeriggio del 6 al pranzo dell'otto febbraio. Il prezzo del soggiorno è di € 80 in camera doppia; € 90 in camera singola. Sono invitati particolarmente i membri dei Consigli di Fraternità e tutti coloro che desiderano prepararsi per essere utili nelle Fraternità.
Le adesioni devono arrivare entro la fine di gennaio.
Domenica 14 avremo il ritiro mensile a Morrovalle sull'argomento del mese e sarà animato dal P. Luciano Temperilli.
Auguri e benedizioni a tutti. Pregate per me.


P. Alberto Pierangioli

 

La Fede e la città terrena

Dicembre 2014

La fede ci dice che l’uomo è una creatura di Dio, composto di anima spirituale e di corpo fisico. Dobbiamo tenere sempre presente questa doppia realtà. Lo spirito porta verso Dio, il corpo porta verso la materia. Solo chi riesce ad armonizzare queste 2 realtà, vive una vita piena e tranquilla. Ricordo due autori cristiani dei primi secoli su queste due realtà: La Lettera a Diogneto, del secondo secolo e La Città di Dio di S. Agostino, del IV-V secolo. Ecco una famosa pagina della Lettera a Diogneto:

“I cristiani non si distinguono dagli altri uomini né per regione, né per lingua, né per costumi. 2. Infatti, non abitano città proprie, né usano una lingua che si differenzia, né conducono un genere di vita speciale. 3. La loro dottrina non è di uomini multiformi, né aderiscono a una corrente filosofica umana, come fanno gli altri. 4. Vivono in città greche e barbare, come a ciascuno è capitato e si adeguano ai costumi del luogo nel vestito, nel cibo e nel resto, con un metodo di vita sociale mirabile e paradossale. 5. Vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera. 6. Si sposano come tutti e generano figli, ma non gettano i neonati. 7. Mettono in comune la mensa, ma non il letto. 8. Sono nella carne, ma non vivono secondo la carne. 9. Dimorano nella terra, ma hanno la loro cittadinanza nel cielo. 10. Obbediscono alle leggi stabilite e con la loro vita superano le leggi. 11. Amano tutti, e da tutti vengono perseguitati. 12. Non sono conosciuti, e vengono condannati. Sono uccisi, e riprendono a vivere. 13. Sono poveri, e fanno ricchi molti; mancano di tutto e di tutto abbondano. 14. Sono disprezzati e nei disprezzi hanno gloria. Sono oltraggiati e proclamati giusti. 15. Sono ingiuriati e benedicono; sono maltrattati ed onorano. 16. Facendo del bene vengono puniti come malfattori; condannati gioiscono come se ricevessero la vita. 17. Dai giudei sono combattuti come stranieri e dai greci perseguitati, coloro che li odiano non saprebbero dire il motivo dell'odio”.

 S. Agostino, mentre l’impero romano andava in rovina, nel suo grande capolavoro, “La Città di Dio”,  difende la fede cristiana, accusata dai pagani come causa di questa rovina. Secondo S. Agostino, il cristiano è un uomo che opera nella società, usa i mezzi umani, rispetta l'autonomia della scienza e dei servizi secolari, distingue il religioso dal secolare, ma riconosce la superiorità dello spirito sulla materia. L’uomo deve guardare verso l’Alto, al quale è diretto e verso la terra nella qualche vive. Al tempo di Gesù le civiltà antiche avevano dato tutto quello che potevano dare ed erano finite. Occorreva un rinnovamento. Pur nella sua assolutezza, la fede cristiana rinnovò la civiltà pagana con nuovi valori, come l’amore, il perdono, la giustizia e formò l’uomo nuovo, con i piedi ancorati alla città terrena e con lo spirito anelante alla città celeste costruita da Dio stesso.

La vera patria del cristiano è il Cielo, come ricorda la lettera agli Ebrei. Nell’attesa del ritorno del Signore, egli vive in questo mondo come ospite rispettoso, obbediente alle leggi non contrarie alla legge naturale e alla legge di Cristo e che consentano a tutti una convivenza pacifica. I veri cristiani vivono da “uomini nuovi” nel cuore della città terrena, con la mente e il cuore rivolti alla “Città di Dio”.

 

Un papa comunista?

Papa Francesco il 28 ottobre 2014 ha tenuto a Roma un mirabile discorso ai partecipanti all’incontro mondiale dei Movimenti Popolari, parlando dell’impegno nella città terrena sotto aspetti molto nuovi e importanti sulla bocca di un papa, ma che tanti suoi uditori vivono oggi sulla loro pelle. Dice il papa: “Questo incontro dei Movimenti Popolari è un grande segno: siete venuti a porre alla presenza di Dio, della Chiesa e dei popoli, una realtà molte volte passata sotto silenzio. I poveri non solo subiscono l’ingiustizia ma lottano anche contro di essa! Non si accontentano più di promesse illusorie, non stanno aspettando a braccia conserte l’aiuto di piani assistenziali che non arrivano mai, o che, se arrivano, lo fanno per anestetizzare o addomesticare. I poveri non aspettano più e vogliono essere protagonisti; si organizzano, studiano, lavorano e soprattutto praticano la solidarietà speciale che esiste fra quanti soffrono, tra i poveri, che la nostra civiltà sembra aver dimenticato. Si parla di “solidarietà”, ma spesso è una parola trasformata in una cattiva parola, ridotta ad alcuni atti di generosità sporadici”.

 

Il Papa suggerisce alcuni cambiamenti radicali:

“Pensare e agire in termini di comunità, di priorità della vita di tutti sull’appropriazione dei beni da parte di alcuni. Lottare contro le cause strutturali della povertà, la disuguaglianza, la mancanza di lavoro, la terra, la casa, la negazione dei diritti sociali e lavorativi. Fare fronte agli effetti distruttori dell’impero del denaro: i dislocamenti forzati, le emigrazioni dolorose, la tratta di persone, la droga, la guerra, la violenza e tutte quelle realtà che molti di voi subiscono e che tutti siamo chiamati a trasformare.

La solidarietà, intesa nel suo senso più profondo, è un modo di fare la storia ed è questo che fanno i movimenti popolari”.

Papa Francesco ci tiene a precisare che questo non è “un’ideologia”: “Voi non lavorate con idee, lavorate con realtà come quelle che ho menzionato e molte altre che mi avete raccontato. Avete i piedi nel fango e le mani nella carne. Odorate di quartiere, di popolo, di lotta! Vogliamo che si ascolti la vostra voce che, in generale, si ascolta poco. Forse perché disturba, forse perché il vostro grido infastidisce, forse perché si ha paura del cambiamento che voi esigete”.

 “Questo nostro incontro risponde a un anelito molto concreto che qualsiasi padre e madre vuole per i propri figli; un anelito che dovrebbe essere alla portata di tutti, ma che oggi vediamo con tristezza sempre più lontano dalla maggioranza della gente: sono terra, casa e lavoro. È strano, ma se parlo di questo per alcuni il Papa è comunista. Non si comprende che l’amore per i poveri è al centro del Vangelo. Terra, casa e lavoro, per cui voi lottate, sono diritti sacri. Esigere ciò è la dottrina sociale della Chiesa”.

Ha scritto il P. Luciano sulla nostra rivista di dicembre: “Un giornale americano, sottolineando le parole del papa sulla giustizia sociale, ha affermato che parlava come Lenin  e anche un cardinale l’ha definito troppo di sinistra . Un quotidiano di Roma ha presentato al papa queste critiche e lui di rimando: “Io dico solo che i comunisti ci hanno rubato la bandiera. La bandiera dei poveri è cristiana.

 

I poveri al centro del vangelo

Il problema dei poveri è al centro del Vangelo. Prendiamo Matteo cap. 25, il protocollo sul quale noi saremo giudicati: ho avuto fame, ho avuto sete, sono stato in carcere, ero malato, ignudo. Oppure guardiamo le Beatitudini (Mt 5,3-12), altra bandiera. I comunisti dicono che tutto questo è comunista. Sì, ma venti secoli dopo che lo ha detto Gesù. Quando parlano così, si può dire loro: ma voi siete cristiani»”.

Per la Chiesa, dice papa Francesco, “l’opzione dei poveri”, prima di essere una scelta pastorale, è “una categoria teologica”,  cioè è il luogo in cui si manifesta una particolare presenza di Dio, perché Dio si è fatto povero in Gesù. Ogni cristiano deve essere strumento di Dio per la promozione sociale del povero”.

La fede, dice il papa, “possiede un contenuto necessariamente sociale: nel cuore del vangelo vi sono la vita comunitaria e l’impegno sociale”.  È vero che tanti del pensiero laico e, purtroppo anche qualche credente, affermano che la fede è un è un fatto privato, di coscienza. È senz’altro anche questo. Però, dice papa Francesco “Non si può più affermare che la religione deve limitarsi all’ambito privato e che esiste solo per preparare le anime per il cielo. Dio desidera la felicità dei suoi figli anche su questa terra, anche se chiamati alla pienezza eterna, perché Egli ha creato tutte le cose «perché possiamo goderne» . La fede esige di “riconsiderare tutto ciò che concerne l’ordine sociale ed il bene comune».  E ancora:

“Una fede autentica non è mai comoda e individualista e implica sempre un profondo desiderio di cambiare il mondo, di trasmettere valori, di lasciare qualcosa di migliore dopo il nostro passaggio sulla terra  e la Chiesa «non può né deve rimanere ai margini della lotta per la giustizia». Da qui nasce la voce della Chiesa per la giustizia sociale che, pur non sposando ideologie economiche, rimane attenta all’agire politico ed esorta i cristiani ad agire nel sociale.

In Brasile, Francesco ha mostrato questa attenzione visitando una favela, ma anche spronando i poteri a fare qualcosa: “Vorrei fare appello a chi possiede più risorse, alle autorità pubbliche e a tutti gli uomini di buona volontà impegnati per la giustizia sociale: non stancatevi di lavorare per un mondo più giusto e più solidale! Non è la cultura dell’egoismo, che porta ad un mondo più abitabile ma la solidarietà” .

Una solidarietà che trova la sua radice in Dio perché salva non solo la distribuzione dei beni ma anche e soprattutto la dignità e la ricerca della felicità. “E’ necessario dare il pane a chi ha fame. Ma c’è anche una fame più profonda, la fame di una felicità e dignità che solo Dio può saziare”.

Non c’è né vera promozione del bene comune, né vero sviluppo dell'uomo, quando si ignorano i pilastri fondamentali che reggono una Nazione, i suoi beni immateriali: la vita, che è dono di Dio, valore da tutelare e promuovere sempre; la famiglia, fondamento della convivenza e rimedio contro lo sfaldamento sociale; l’educazione integrale, che non si riduce ad una semplice trasmissione di informazioni per fare profitto; la salute e la ricerca del benessere integrale della persona, anche della dimensione spirituale,” 

Questo è vivere e lavorare nella città terrena, in cammino verso la Città di Dio.

RIFLETTI

  1. Come armonizzare la realtà terrena e la realtà spirituale dell’uomo?
  2. In che senso il battesimo ci fa “uomini nuovi”
  3. Che cosa dice a te la parola “Solidarietà”?
  4. In che modo un cristiano può lottare per la giustizia sociale, per la terra, casa e lavoro?

 

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