rosone

14 Ottobre 2012 - Custodire la Terra per risanare le ferite

Dal Convegno di Penna San Giovanni per la festa regionale del Creato
”CUSTODIRE LA TERRA PER RISANARE LE FERITE”
Realizzato dall’Associazione culturale <<Centro studi Giuseppe Colucci>>
In collaborazione con la confraternita del S.S. Rosario
e
L’Ufficio della Pastorale sociale del Lavoro e dell’ambiente della Chiesa marchigiana-Arcidiocesi di Fermo
 
Considerazioni teologiche di fra Sergio Lorenzini
 
CRISTIANESIMO E NATURA TRA SGUARDI VORACI E VERACI. LA VISIONE TEOLOGICA DI SAN FRANCESCO D’ASSISI
 
Da dieci anni ormai a Penna San Giovanni si tiene un convegno sugli aspetti ambientali e naturalistici che muove da riflessioni teologiche ispirate al messaggio di San Francesco.
 Questo piccolo centro nello sfondo dei monti Sibillini e del mare che regala percezioni sensoriali antiche, uno scorcio visivo di notevole bellezza, profumi di aria buona e pulita, che richiamano alla mente il “ Chiostro” presentato da Francesco a Madama Povertà , e la bellezza del teatro Flora, realizzato nel XVIII° secolo in stile barocco, completamente in legno, aiutano ad entrare in sintonia con le argomentazioni del Convegno; fin dalla prima relazione inseriscono chi ascolta in un clima di francescana devozione e predispongono gli animi ad un ascolto attento.
Il filo conduttore proposto dal frate minore cappuccino Sergio Lorenzini, è stato quello della caratterizzazione degli sguardi dell’uomo nei confronti della natura: sguardi voraci , ma anche sguardi veraci.
Infatti fra Sergio, nella sua relazione dal titolo : “Cristianesimo e natura tra sguardi voraci e veraci. La visione teologica di san Francesco d’Assisi”, indica come primo luogo da risanare lo sguardo dell’uomo nei confronti della natura.
   Egli cita il sociologo White  che scrivendo nel 1967 un articolo intitolato :<< Le radici storiche della nostra crisi ecologica>>, ne attribuisce la responsabilità al Cristianesimo nel momento in cui ha desacralizzato la natura (le società primitive avevano un atteggiamento reverente e sottomesso nei confronti dei fenomeni naturali) affermando che la natura è l’opera di Dio ed al vertice del creato c’è l’uomo, che dispone di tutte le creature anche quelle materiali. Il fatto stesso che nella Bibbia si dice che è l’uomo che deve dare i nomi agli animali, riporta alla concezione antropocentrica della vita che considera l’uomo signore della terra.
   In realtà, afferma fra Sergio, la chiesa inizia proprio negli anni ’60 a discutere sulla questione ecologica ed a riflettere sul rapporto tra Cristianesimo e natura. Essa afferma che nella natura l’uomo può rinvenire le tracce di Dio ed è chiamato non a dominarla, ma ad amministrarla ed a riconsegnarla alle generazione future per tutta la durata dell’umanità. Quindi, anche se fino ad ora la tendenza è stata quella di considerare che la realtà concreta, la materia, sia un ostacolo nell’avvicinarsi dell’uomo a Dio in quanto ci si concentra sul rapporto tra Dio ed anima e si sottovaluta la natura, non è al Cristianesimo che si può distribuire questa colpa.
   Certamente la si può riferire al nichilismo: infatti Niztche pensa che la natura non è diveniente, ma essa vive di se stessa, è una energia che genera se stessa, senza senso, ne scopo ed origine. L’uomo può sfruttare la realtà senza alcun riferimento teologico: entra nel mondo la mentalità tecnica, dove si comincia a ragionare non più sugli scopi, ma solo sui mezzi, il mondo non ha senso.
   In questa visione possiamo inserire gli sguardi voraci.
 
Nuove prospettive teologiche
Il primo aspetto da valorizzare è il pensare l’uomo come inserito nelle relazioni con gli altri e con tutto il creato; tutto ciò che ci circonda rimanda alla presenza di Dio nella realtà come presenza di uno Spirito che crea; questo pensiero cambia il rapporto con la natura.
Il secondo aspetto consiste nel valorizzare la natura come sacramento perché nel sacramento ciò che è invisibile diventa visibile e la natura lascia intravedere qualcosa di Dio, ne comunica la grandezza. Si parla di “ cieli nuovi e terra nuova”, vuol dire che Dio interverrà a favore dell’uomo dentro l’ambito naturale: la liberazione non è dalla natura, ma nella natura ; San Paolo dice :”la natura geme e soffre nell’attesa”.
   Anche la realtà naturale ha una sua storia che inizia con Dio e termina con Dio; l’uomo è portatore della storia di salvezza anche nei confronti della natura.
 
 La visione teologica di San Francesco.
Essa si identifica con la domanda: “ Qual è il modo di Francesco di essere al mondo?”
Egli ha uno sguardo amante, instaura relazioni tra soggetto e soggetto, parla con le cose, da loro del “tu”.
Francesco propone una forma di reincanto nel mondo entrando nel rapporto tra i fratelli e le creature. La sua lode è rivolta a Dio e tutte le altre realtà costituiscono una famiglia di creature che cantano la lode di Dio. Inoltre egli estende a tutte le creature lo stesso rapporto che con i fratelli: si considera sempre fratello minore per permettere agli altri di essere se stessi.
Benché la realtà a volte è tragica, egli pensa sempre alla natura come ad una festa: riesce a vedere ed anticipare quella pace che sarà alla fine dei tempi, proprio perché egli ha un rapporto pacificato con Dio.
 
 
Dal Convegno di Penna San Giovanni per la festa regionale del Creato
”CUSTODIRE LA TERRA PER RISANARE LE FERITE”
Realizzato dall’Associazione culturale <<Centro studi Giuseppe Colucci>>
In collaborazione con la confraternita del S.S. Rosario
e
L’Ufficio della Pastorale sociale del Lavoro e dell’ambiente della Chiesa marchigiana-Arcidiocesi di Fermo
 
 
Riflessioni culturali e socio-ambientali offerte dalla relazione di Olimpia Gobbi
 
<<TERRA CONSUMATA: PROSPETTIVE PER UN ALTRO MONDO POSSIBILE>>
Nel Convegno la ricercatrice di storia socio-economica Olimpia Gobbi fornendo dei dati, ha documentato concretamente il livello di usura della nostra terra consumata.
Ella ha affermato che dal 1970 l’uomo consuma più della bio-capacità annuale della terra; dal 2010 consumiamo un pianeta e mezzo ogni anno e dentro il 2030 il consumo di risorse sarà tale come le riserve di due pianeti. La ricercatrice ha voluto consegnarci i dati riguardanti i tre elementi fondamentali della natura: acqua - suolo - aria, facendo riferimento agli atteggiamenti voraci dell’uomo ed al mancato rispetto delle regole.
Per l’acqua potabile si parla della mercificazione per cui la sua gestione viene affidata a delle multinazionali che determinano prezzi troppo alti per le popolazioni povere, dell’inquinamento delle falde acquifere e della priorità per gli usi industriali e per l’agricoltura intensiva, per i quali si preleva l’acqua dai fiumi in modo eccessivo, provocandone spesso la morte; ciò è visibile anche nei nostri fiumi marchigiani.
   Anche il suolo viene tristemente consumato: negli ultimi venti anni, tra il 1955 ed il 2006, si sono cementificati 187ettari al giorno in Italia e la superficie agricola si è ridotta di un quarto. Nelle Marche tra il 1954 ed il 2007 abbiamo cementificato 2500Km quadrati, (pari all’intera provincia di Macerata) mentre la popolazione è cresciuta solo del 15,7%. Ora si aggiungono anche gli impianti del fotovoltaico e gli impianti per la produzione di energia verde (per così dire), rese possibili con la Legge Regionale n° 3 (che ora il governo blocca perché incostituzionale), che ha prodotto già 40 impianti per la produzione di biomasse; a questo proposito c’è da osservare che i consumi di energia elettrica e di gas diminuiscono a causa della crisi e che questi impianti servono solo agli imprenditori che li costruiscono perché avranno l’80% del rimborso dei costi di costruzione che naturalmente vengono scaricati sulle nostre bollette..
Altri dati vengono offerti alla riflessione: il fatto che ormai un quarto della terra agricola del pianeta è degradato e diventerà sterile per le tecniche dell’agricoltura intensiva, chimica e tecnologica; l’acquisto da parte di multinazionali e della Cina di territori fertili in Africa ed in Brasile per l’agricoltura intensiva; la conoscenza che le stesse multinazionali prediligono produzioni semplificate, omologate,uniformate e che si organizzano anche per il controllo dei semi, con drastica diminuzione delle biodiversità.
   Anche per l’aria i dati sono molto preoccupanti anche se più noti per l’interessamento dei media. Ci si riferisce in particolare all’inquinamento ed all’aumento delle temperature.
 
Accenni al processo socio-economico e culturale di lungo periodo che ci ha portato a questo
La ricercatrice Gobbi ha voluto sottolineare alcune forme di pensiero che nel tempo hanno portato l’uomo a concepire la natura come luogo da sfruttare.
Ha indicato come primo fattore l’antropocentismo occidentale citando Macchiavelli che parla di una natura che va sottomessa.
In seconda ipotesi c’è l’avvento delle scienze sperimentali (I^ metà del secolo XVII) che hanno considerato la natura come una estensione di materia sulla quale si devono applicare modelli logici e matematici.
In ultimo è da considerare il moderno sviluppo delle tecnologie e la rivoluzione industriale che hanno portato ad un capitalismo competitivo e globale, all’economicismo a cui tutti ormai affidiamo il senso della vita, al consumismo, alla mercificazione ed alla disintegrazione delle comunità e delle persone.
 
 
Allora quali sguardi veraci per un futuro possibile?
La conoscenza e la consapevolezza, l’avere sguardi alti, insieme alla ricostruzione dei legami personali e comunitari, la partecipazione politica al di fuori della logica della democrazia rappresentativa degenerata, la ricostruzione di mercati locali e reali, la ricostruzione di economie reali (artigiane, industriali etc.) nei nostri luoghi, possono aiutare ad uscire dalla logica di una terra da consumare che inevitabilmente porterà anche al consumo delle persone.
Si fa riferimento ai beni comuni e si dà una chiave di lettura di come si identificano:essi sono beni indispensabili a soddisfare i bisogni primari della vita biologica e sociale; non sono riproducibili artificialmente essendo dono della natura o lasciti sedimentati dal lavoro dell’uomo.
Essi hanno a che fare con i diritti fondamentali della persona (diritto alla salute, alla cultura, alla conoscenza); la loro fruizione deve essere preservata ed universale. Se si parla del bene comune si deve sviluppare una nuova cultura giuridica della proprietà pubblica e privata, si deve riconoscere diritti anche agli oggetti: coloro che li posseggono non sono dominatori , sono solo usufruttuari che ne debbono garantire l’integrità .
 
Dal Convegno di Penna San Giovanni per la festa regionale del Creato
”CUSTODIRE LA TERRA PER RISANARE LE FERITE”
Realizzato dall’Associazione culturale <<Centro studi Giuseppe Colucci>>
In collaborazione con la confraternita del S.S. Rosario
e
L’Ufficio della Pastorale sociale del Lavoro e dell’ambiente della Chiesa marchigiana-Arcidiocesi di Fermo
 
“CELEBRANDO LA FESTA DEL CREATO”
 
Riflessioni dell’Ufficio della Pastorale sociale e del Lavoro
 
Ascoltare e celebrare questi sono due aspetti fondamentali della vita di fede che danno significato e senso anche alla festa.
Si sceglie di porre il Convegno e la celebrazione della festa del Creato nel giorno di Domenica perché questo giorno che per noi cristiani è un tempo preciso dedicato all’incontro con il Signore, << è giorno fatto dal Signore ( Salmo 118,24)>>,è << Pasqua settimanale con al centro la celebrazione dell’Eucaristia>>,come ci viene detto nel documento “Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia”.
Come ha ricordato Giovanni Paolo II nella lettera apostolica Dies Domini, “… ricordiamo anche che la vita umana acquista senso quando vi sono spazi e tempi di riposo e di gratuità, destinati alla relazione degli esseri umani. In tal modo, facendo memoria di Colui che ci ha preceduti possiamo conoscere il destino a cui siamo orientati insieme a tutti i fratelli e le sorelle a fianco dei quali viviamo>>.
La domenica, quindi come tempo e spazio di ascolto, riflessione e celebrazione, è anch’essa un bene donato a noi dal Signore da custodire e tramandare.
La celebrazione Eucaristica, a Penna San Giovanni è avvenuta nella Chiesa dedicata appunto a San Francesco ed è stata presieduta dal cappuccino Padre Giuseppe Bartolozzi, Direttore del museo cappuccino di Camerino.
 Nella sua omelia Padre Giuseppe ci ha ripetuto che tutto il bello ed il buono ha Dio come sorgente; che Egli, nel creare il mondo, lascia le sue impronte e che la sua perfezione può essere ammirata nelle sue opere. Ripropone il Salmo 10 “ I cieli narrano la gloria di Dio, e il firmamento canta l’opera sua……,” per riaffermare che l’universo intero loda Dio così come Francesco loda le creature perché del Signore portano “significazione”.
Sottolinea come oggi l’uomo ha cambiato la gloria di Dio con la propria gloria,che noi viviamo in un neopaganesimo che si esprime come divinizzazione della creatura ed anche come sfruttatore della creatura. Ogni forma di disordine nasce dal fatto di non riconoscere di rendere gloria a Dio. Anche la terra ha bisogno dello sguardo contemplativo e del lavoro dell’uomo: Dio, amore, dà ordine e significato alla realtà che ci circonda.>>
 
Alla fine di ogni celebrazione il fedele può uscire dalle mura della Chiesa con animo apostolico, aperto alla condivisione e pronto a dare ragione alla speranza che abita i credenti.(cfr.1Pt3,15). (Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia)
Già nel Convegno Don Paolo Bascioni, suscitando un confronto con la platea individua anche “altre ferite da risanare” oltre a quelle presentate dai relatori; ad esempio i diritti dei beni a mantenere la storia citando la poca attenzione a questo aspetto quando si procede a restaurare alcuni luoghi; propone una riflessione anche sul fatto che il cittadino ed i suoi bisogni non contano più niente, e su quale valore ha oggi la nostra democrazia rappresentativa degenerata.
Chiede quale deve essere il compito di un cristiano, in considerazione del fatto che oggi nessuno ascolta la Chiesa che pur si sta esprimendo sempre con più forza per il rispetto del creato.
 Se San Francesco loda le creature perché del Signore portano significazione
come abbiamo ascoltato nell’omelia , grande è la responsabilità a cui siamo chiamati nel custodire il Creato perché le ferite non ne deturpino il volto.
Il cristiano, come è stato sottolineato dal dottor Mario Vichi, Presidente regionale dell’Ufficio della Pastorale sociale e del Lavoro, presente al convegno, non
può lasciar correre, si deve però iniziare con il cambiare i nostri stili di vita, renderli più sobri, rispettosi di ogni creatura, fare acquisti e consumare in modo consapevole; è necessario cambiare lo stile delle relazioni nelle nostre comunità, educare al gusto del bello, impegnarsi nella raccolta differenziata, proporre ai giovani forme di apprendistato nella custodia del creato che possa essere anche fonte di lavoro, iniziare alla sensibilizzazione su queste tematiche i piccoli e le famiglie creando reti con le altre associazioni educative.
Crediamo che questo sia il punto di partenza: educare ed educarci promuovendo nelle nostre comunità locali occasioni bibliche, attività pastorali, incontri di preghiera ed incontri culturali, occasioni, come questo convegno e gli altri nove precedenti che negli anni hanno promosso una informazione corretta su alcuni aspetti del Creato supportata da riflessioni teologiche sul Vecchio e Nuovo Testamento, dal messaggio di San Francesco e da approfondimenti dei documenti del Magistero della Chiesa.
I vescovi nel Messaggio per la 7^ giornata della salvaguardia del creato concludono con un invito che sosteniamo e diffondiamo con la speranza che abita i credenti: “Tornare a riflettere sul nostro legame con la terra e, in particolare, sul rapporto che le comunità umane intrattengono col territorio in cui sono radicate”: “Le stesse mani dell’uomo, sostenute e guidate dalla forza dello Spirito, potranno così guarire e risanare, in piena riconciliazione, il creato ferito, a noi affidato dalle mani paterne di Dio, guardando con responsabilità educativa alle generazioni future”.

Eventi dalla diocesi

20 aprile 09:00 - 12:00

A Villa Nazareth

21 aprile 16:00

Tutti i giovani della Diocesi sono invitati nella cripta della Cattedrale per un momento di condivisione e confronto

09 maggio 19:00 - 20:30

In Seminario

03 giugno - 07 giugno
04 agosto - 10 agosto

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