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Padre Alberto Pierangioli pubblica questa interessante catechesi in vista delle prossime consacrazioni degli Amici di Gesù Crocifisso, previste il 3 Maggio a Morrovalle, ed il 24 Maggio a Civitanova
Nel 1964, Paolo VI, nella prima visita di un papa in Terra Santa, tenne un mirabile discorso a Nazareth sulla Sacra Famiglia, per presentarla come grande modello di ogni famiglia cristiana.
Papa Francesco, il 17 dicembre 2014, dopo il sinodo dei vescovi sulla famiglia, tenne in Piazza San Pietro una
sentita omelia sulla Sacra Famiglia, annunciando un altro sinodo dei vescovi nell’ottobre del 2015, sul tema “Vocazione e missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo”, aggiungendo: “Ho deciso di riflettere con voi, in questo anno, proprio sulla famiglia, su questo grande dono che il Signore ha fatto al mondo fin dal principio, quando conferì ad Adamo ed Eva la missione di moltiplicarsi e di riempire la terra (cfr Gen 1,28). Quel dono che poi Gesù ha confermato nel suo vangelo e sigillato con un sacramento.
In questa quarta catechesi sulla famiglia ci ispireremo molto agli insegnamenti di questi due grandi papi.
L'esempio di Nazareth
Paolo VI affermava a Nazareth il 5gennaio 1964: “La casa di Nazaret è la scuola dove si può comprendere la vita di Gesù. A questa scuola comprendiamo perché dobbiamo avere un cammino di fede, se vogliamo diventare discepoli di Cristo. Oh! come volentieri vorremmo ritornare fanciulli e metterci a questa umile e sublime scuola di Nazareth! Quanto ardentemente desidereremmo ricominciare, vicino a Maria, ad apprendere la vera scienza della vita! Non lasceremo questo luogo senza aver raccolto alcuni ammonimenti della casa di Nazareth.
Qui si impara ad osservare, ascoltare, meditare e penetrare il significato così profondo e così misterioso di questa manifestazione del Figlio di Dio tanto semplice, umile e bella. Qui impariamo il metodo che ci permetterà di conoscere chi è il Cristo. Qui scopriamo il bisogno di osservare il quadro del suo soggiorno in mezzo a noi: cioè i luoghi, i tempi, i costumi, il linguaggio, i sacri riti, tutto ciò di cui Gesù si servì per manifestarsi al mondo. Qui tutto ha una voce, tutto ha un significato. A questa scuola, certo comprendiamo perché dobbiamo tenere una disciplina spirituale, se vogliamo seguire la dottrina del Vangelo e diventare discepoli del Cristo.
In primo luogo essa ci insegna il silenzio. Oh! se rinascesse in noi la stima del silenzio, atmosfera ammirabile ed indispensabile dello spirito, mentre siamo storditi da frastuoni, rumori e voci clamorose nella tumultuosa vita del nostro tempo. Oh! silenzio di Nazareth, insegnaci ad essere fermi nei buoni pensieri, intenti alla vita interiore, pronti a ben sentire le segrete ispirazioni di Dio e le esortazioni dei veri maestri. Insegnaci quanto importanti e necessari siano il lavoro, lo studio, la meditazione, l'interiorità della vita, la preghiera, che Dio solo vede nel segreto. Qui comprendiamo il modo di vivere in famiglia.
Nazareth ci ricordi cos'è la famiglia, cos'è la comunione di amore, la sua bellezza austera e semplice, il suo carattere sacro ed inviolabile, l'educazione in famiglia, la lezione del lavoro. Oh! dimora di Nazareth, casa del Figlio del falegname! Qui desideriamo comprendere la legge redentrice e la dignità del lavoro umano; qui infine vogliamo salutare gli operai di tutto il mondo e mostrar loro il grande modello, il loro divino fratello, il profeta di tutte le giuste cause che li riguardano, cioè Cristo nostro Signore”.
Contemplare Nazareth per capire la famiglia
Papa Francesco completa il modello della Famiglia di Nazareth: “L’incarnazione del Figlio di Dio apre un nuovo inizio nella storia della famiglia. Dio ha scelto di nascere in una famiglia umana, che ha formato Lui stesso in uno sperduto villaggio della periferia dell’Impero Romano. Non a Roma, capitale dell’Impero, ma in una periferia piuttosto malfamata. Si diceva infatti: «Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?» (Gv 1,46). Ebbene, proprio da quella periferia è iniziata la storia più santa, quella di Gesù tra gli uomini! Questo nuovo inizio accade in una famiglia” (Ud. 17-12-14). Dio ricomincia la storia dell’alleanza in una famiglia, la famiglia di Gesù, una vera famiglia, con le sue gioie e le sue prove. Oltre alla ricerca della volontà di Dio, la Famiglia di Nazareth si trova subito immersa nella logica del tempo e nel mondo delle relazioni con parenti e gente nuova che si apre al mistero dell’incontro con il Salvatore (Mt 2,2; Lc 2,11; Lc 2,29). Situazioni che pongono interrogativi ai genitori (Lc 2, 33-36), con momenti critici.
Così li descrive il papa: “Gesù è rimasto in quella periferia di Nazareth per trent’anni. Uno potrebbe dire: “Ma questo Dio che viene a salvarci, perché ha perso trent’anni in quella periferia malfamata?” Lui ha voluto questo. I genitori, come collaboratori ed interpreti dell’opera di Dio, sicuramente hanno educato Gesù ad essere un pio osservante della legge (Ud. 17-12-14). San Luca riassume questo periodo così: “Scese con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” (2,51-52).
Non si parla di miracoli, di predicazioni, di folle che accorrono; a Nazareth tutto sembra accadere “normalmente”, secondo le consuetudini di una pia e operosa famiglia israelita. Si lavorava: la mamma cucinava, faceva tutte le cose da mamma. Il papà, falegname, lavorava, insegnava al figlio a lavorare. Trent’anni. “Ma che spreco!”. Ma la cosa importante lì era la famiglia di grandi santi: Maria, la donna più santa, immacolata, e Giuseppe, l’uomo più giusto… Questo non era uno spreco!
Avremmo certamente desiderato di conoscere come Gesù adolescente viveva gli incontri della comunità religiosa e i doveri della vita sociale; come, da giovane operaio, lavorava con Giuseppe; e poi il suo modo di partecipare all’ascolto delle Scritture, alla preghiera dei salmi e altri impegni della vita quotidiana. I Vangeli non riferiscono nulla e lasciano questo alla nostra meditazione.L’arte, la letteratura, la musica hanno percorso la via dell’immaginazione. Ma non ci è difficile immaginare quanto le mamme potrebbero apprendere dalle premure di Maria per quel Figlio! E quanto i papà potrebbero ricavare dall’esempio di Giuseppe, uomo giusto, che dedicò la sua vita a sostenere e a difendere il bambino e la sposa nei momenti difficili! Quanto i ragazzi potrebbero essere incoraggiati da Gesù adolescente a comprendere la necessità e la bellezza di coltivare la loro vocazione, e di sognare in grande! Gesù ha coltivato in quei trent’anni la sua vocazione per la quale il Padre lo ha inviato ed è cresciuto in coraggio per andare avanti con la sua missione.
Ogni famiglia cristiana – come fecero Maria e Giuseppe – può accogliere Gesù, ascoltarlo, parlare con Lui, custodirlo, proteggerlo, crescere con Lui; e così migliorare il mondo. Facciamo spazio al Signore nel nostro cuore e nelle nostre giornate. Così fecero Maria e Giuseppe e non fu facile: quante difficoltà dovettero superare! La famiglia di Nazareth ci insegna a riscoprire la vocazione e missione di ogni famiglia. Come accadde a Nazareth, così può accadere per noi: far diventare normale l’amore e non l’odio, far diventare comune l’aiuto vicendevole, non l’indifferenza. Non è un caso che “Nazareth” significhi “Colei che custodisce”, come Maria, che «custodiva nel suo cuore tutte queste cose» (cfr Lc 2,19.51). Anche oggi, ogni volta che una famiglia accoglie e custodisce il Figlio di Dio, lavora per salvare il mondo, anche se sta alla periferia del mondo. Questa è la grande missione della famiglia: fare posto a Gesù che viene, accogliere Gesù nella famiglia, nella persona dei figli, del marito, della moglie, dei nonni… Gesù è lì, perché cresca spiritualmente in quella famiglia.
Così si superano meglio le crisi della famiglia, che non mancarono neppure nella famiglia più santa. A Nazareth la prima crisi accadde, come in tutte le famiglie, con Gesù adolescente alla ricerca della propria identità nel pellegrinaggio a Gerusalemme (Lc 2, 46-50), forse per il passaggio del figlio all’età adulta. Ci dice Luca che i genitori “non compresero”(Lc2,50)0 le parole di Gesù ma Maria “serbava queste cose nel suo cuore”, come ogni mamma attenta alle novità nella vita dei figli. Da questo momento Giuseppe scompare. Secondo la tradizione, egli morì prima che Gesù iniziasse l’attività pubblica, fra le braccia di Gesù e Maria.
La missione della Famiglia
Ma la famiglia, specialmente la mamma e i cosiddetti “fratelli” (cugini) (Gv 2,12), rimangono nella vita di Gesù. Così li vediamo alle nozze di Cana (Gv 2) dove Maria esercita la sua influenza sul figlio, per risolvere l’imbarazzo degli sposi in una festa di matrimonio e spinge il Figlio a compiere il primo miracolo.
La famiglia di Gesù, vedendo poi le sue difficoltà per l’afflusso della folla e l’ostilità dei nemici, interviene e cerca di riportarlo a casa o almeno di contattarlo. Ancora una volta, come circa venti anni prima, Gesù non solo rivendica la sua autonomia ma allarga lo sguardo sulla nuova famiglia che si crea attorno a lui. La famiglia naturale, ovviamente, non viene esclusa anzi viene esaltata in colei che aveva detto trent’anni prima “avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1, 38).
Sul Calvario la Vergine scoprì la maternità della nuova famiglia quando partorisce nel dolore i discepoli del figlio. I fratelli, familiari, increduli nel passato recente, sono oggetto del messaggio della risurrezione e li ritroviamo insieme agli apostoli e Maria nel cenacolo in attesa dello Spirito Santo. Intorno a Gesù c’è sempre la sua famiglia con a capo Maria, che partecipa alla sua avventura umana e all’opera di salvezza, tra alti e bassi ma, alla fine, con fedeltà e dedizione. Questa è la grande missione di ogni famiglia: fare posto a Gesù che viene. Accoglierlo in casa, perché cresca spiritualmente in quella famiglia. Che il Signore dia questa grazia a ogni famiglia cristiana.
RIFLETTI
1. In quali cose oggi la Famiglia di Nazareth può essere modello a una famiglia del nostro tempo?
2. Come i membri della S. Famiglia possono essere modelli a padri, madri e figli?
3. Come la S. Famiglia può essere modello e aiuto oggi nelle crisi di famiglia?
4. Che significa oggi per una famiglia accogliere Gesù in casa?
P. Alberto Pierangioli
Eventi dalla diocesi
Momento di aggiornamento pastorale del clero diocesano. Interviene don Sebastiano Serafini
A Morrovalle (auditorium S.Francesco). Interverrà mons. Luciano Paolucci Bedini, vescovo di Gubbio e Città di Castello
Ritiro spirituale del clero diocesano animato dal diacono Paolo De Martino
Ritiro spirituale del clero diocesano animato da Paolo Curtaz
Ritiro spirituale del clero diocesano animato da don Andrea Bezzini
Momento di aggiornamento pastorale per il clero diocesano guidato da don Giuseppe Bonfrate