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Ottantacinque, tra senatori e deputati, chiedono di bloccare la vendita della EllaOne
di Antonio Gaspari
ROMA, domenica, 15 aprile 2012 (ZENIT.org).- Il contraccettivo di emergenza Ellaone, la cosiddetta pillola dei cinque giorni dopo, in vendita anche nelle farmacie italiane dallo scorso 2 aprile, è ''potenzialmente abortiva'' e per questo va ritirata dal commercio.
Lo ha chiesto il senatore Stefano de Lillo, a nome e per conto dell'Associazione Parlamentare "Intergruppo per il valore della vita", di cui fanno parte 85 tra onorevoli e senatori dei diversi gruppi politici.
Nel corso di una conferenza stampa che si è svolta giovedì 12 aprile a Palazzo Madama a Roma, il senatore De Lillo ha spiegato che "Il farmaco EllaOne, è potenzialmente abortivo e quindi incompatibile con la legislazione italiana".
A nome dell’associazione il senatore ha annunciato una interrogazione al ministro della Salute Renato Balduzzi, e ha ricordato che c’è un esposto all’Antitrust firmato dall’Avvocato Gianfranco Amato in cui si chiede la sospensione della commercializzazione del farmaco in vendita nel nostro Paese dallo scorso 2 aprile.
Secondo l’associazione di parlamentari e senatori “la pillola in questione, definita banalmente 'contraccettivo d'emergenza', va contro la legge 194 che tutela la maternità e la 405 del 1975 sui consultori, perché mentre viene presentata come anti concezionale ha invece un meccanismo prevalentemente abortivo dal momento che impedisce all'embrione di annidarsi nell'utero, di fatto uccidendolo".
Nell'interrogazione verrà chiesto al ministro di fornire "a tutte le donne una corretta informazione sul meccanismo d'azione di questo prodotto", per impedire che possano "andare incontro a procedure abortive che loro non vorrebbero".
Anche nel bugiardino dell'EllaOne, ha sottolineato il senatore De Lillo, "non vengono spiegate le caratteristiche del farmaco". E questo è scorretto in quanto "mette a rischio la salute delle giovani donne la cui frequente assunzione delle compresse potrebbe causare danni serissimi".
A spiegare i potenziali effetti abortivi della pillola dei 5 giorni dopo è stato il prof.Bruno Mozzanega, ginecologo alla clinica ostetrica universitaria di Padova, autore insieme a Erich Cosmi del Dipartimento di Scienze ginecologiche e della Riproduzione umana, di un articolo pubblicato sull’Italian Journal of Gynecology & Obstetrics, rivista ufficiale della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia, intitolato: “Considerazioni su ellaOne (Ulipristal Acetato)”.
"Dal punto di vista molecolare, - ha precisato Mozzanega – ellaOne è del tutto simile alla RU486. Quanto riportato nel bugiardino del farmaco è del tutto inesatto e non esaustivo. La pillola viene presentata come un anti-ovulatorio, mentre in realtà, in qualunque momento del ciclo mestruale viene assunta, compromette irreparabilmente l'endometrio rendendolo del tutto inadeguato all'annidamento dell'embrione".
"Quindi – ha aggiunto - la donna prevalentamente ovula e può concepire, ma il figlio non trova il terreno fertile in cui annidarsi".
Per far capire a non esperti, il prof. Mozzanega ha affermato: "Se immaginiamo un rapporto sessuale non protetto che avvenga il giorno prima dell'ovulazione, con il concepimento entro le successive 24 ore (e quindi 48 ore dopo il rapporto), appare del tutto infondato invocare un azione anti-ovulatoria e anti-concezionale per un farmaco assunto fino a 5 giorni dal rapporto e quindi 3 giorni dopo il concepimento: si avrà, infatti, esclusivamente un'azione anti-annidamento".
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