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Il Parroco di San Marcellino e Pietro testimonia la rabbia per l'oltraggio sopraffatta dalla misericordia di Cristo
ROMA, venerdì, 21 ottobre 2011 (ZENIT.org) - La protesta degli “indignados” a Roma, riportata dalla cronaca sui tutti i giornali del mondo, segnata da numerosi atti vandalici ha registrato lo sfondamento e l’ingresso all’interno della chiesa fondata nel IV secolo e dedicata ai santi Marcellino e Pietro, in via Labicana, con la distruzione di una statua della Madonna e di un crocifisso.
ZENIT - al di là dei fatti di cronaca già noti - ha voluto chiedere al parroco della chiesa, don Giovanni Ciucci, non soltanto cosa sia avvenuto, ma quali siano stati i sentimenti e le reazioni.
Don Ciucci, originario di Ancona, parroco di mezza età, mite ma deciso, non appena sente parlare di giornalisti dice: “Niente più interviste, che scenda il sipario. Qui si riparte guardando avanti”. Spiegatogli che eravamo di Zenit e dell’interesse dei nostri lettori, alla fine ci ha concesso un’intervista.
Ricorda che quanto avvenuto ha risvegliato testimonianze per la fede, Cristo e a la Chiesa. E, anche se profondamente offesi per questo, “siamo seguaci di Cristo, che è vita e perdono”. Don Ciucci ricorda che esistono due tipi di giovani, quelli dei black block da un lato, dall’altro le tante migliaia che un paio di mesi fa hanno partecipato alla Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid, ma anche al Giubileo dei Giovani a Roma nel 2000. “Due espressioni in mezzo alle quali c’è Cristo che comunque con la morte sulla croce sconfigge il male e dona a noi la vita”.
Come sono avvenuti i fatti?
Don Giovanni Ciucci: È la prima volta che avviene a Roma una cosa del genere. Nella manifestazione, c’era la furia di questi giovani incappucciati vestiti di nero che seguivano il corteo, che certamente volevano creare un po’ di disordine, far sentire in qualche modo la loro presenza in modo distruttivo.
Cosa volevano queste persone?
Don Giovanni Ciucci: Hanno agito, travolgendo, distruggendo tutto quello che era davanti loro. Sfondavano le porte, bruciavano, hanno incendiato delle macchine. Cercavano colpire il palazzi del potere, dello Stato e, essendoci qui in via Labicana i palazzi del ministero della Difesa, chiaramente hanno iniziato a distruggere questi luoghi. Un appartamento di un generale in pensione dell’Esercito è andato completamente distrutto.
Lei era presente quando avveniva tutto questo?
Don Giovanni Ciucci: Quando mi sono accorto di quanto stava succedendo sono sceso da casa per vedere. La chiesa era chiusa evidentemente, ma scendendo mi sono reso conto che le porte della casa canonica e del catechismo erano state sfondate, a calci, non so come.
È lì che c’erano le statue sacre?
Don Giovanni Ciucci: Nella casa della canonica c’era questa immagine dell’Immacolata, era una statua semplice, antica: avrà potuto avere cento anni, senza un particolare valore artistico, di un metro e mezzo circa, aveva un bel volto, una bella immagine che dava serenità. Quando sono venuto a fare il parroco cinque anni fa, l’ho trovata qua. Accoglieva tutti quelli che frequentavamo la casa e i sacerdoti entrando trovavano una Madonna che sorrideva.
E come è stata distrutta?
Don Giovanni Ciucci: È stata presa, gettata per terra. Un giovane l’ha afferrata come un trofeo, scaraventata sulla strada, l’ha calpestata e ci è saltato sopra. E la statua è andata distrutta. Soltanto il volto era rimasto sano, con qualche rottura sulla fronte, poi si è staccato dal corpo, ma poi non si sa che fine abbia fatto, se qualcuno lo abbia preso o se è andato distrutto, perché poi c’erano ambulanze, macchine della polizia i blindati.
E il Cristo crocefisso?
Don Giovanni Ciucci: Il crocefisso invece era nella parte del catechismo. È stato rotto, gli hanno spezzato le gambe, la testa, ed è rimasto soltanto il corpo con le braccia allargate sulla croce.
Immagino abbia sentito molto rammarico, si sia arrabbiato molto…
Don Giovanni Ciucci: Questi due segni della fede cristiana, per la prima volta a Roma sono stati così violentemente distrutti dalla furia e dalla rabbia: sono stati dei giovani ed è questo che dispiace di più. Siamo rammaricati perché è una offesa a tutti i cristiani del mondo. Offende la sensibilità e la fede di tutti. Dall’altra parte noi siamo seguaci di Cristo, seguiamo Cristo che è vita e perdono, misericordia di Dio per gli uomini. Se da una parte ci sono la rabbia e la tristezza per questo fatto non possiamo che avere sentimenti di misericordia per questi giovani.
Ci può spiegare un po’ di più su questo?
Don Giovanni Ciucci: La preghiera di Gesù sulla croce, “Signore perdonali perché non sanno quello che fanno”, e poi, oltre il perdono l’orazione: “Pregate per i vostri nemici, pregate per quelli che vi perseguitano perché io non voglio la morte del peccatore ma che questo si converta”. Perché Gesù è la vita: “Io sono la verità il cammino e la vita. Chi crede in me avrà la vita eterna”.
Questi sono quindi i sentimenti, ma delle immagini cosa avete fatto?
Don Giovanni Ciucci: Abbiamo i pezzi delle statue della Madonna e del crocifisso. Ci sono state tante offerte per poter ricostruirle. Ma io ho detto di no, perché altrimenti si perde la memoria di tutto questo. Non mi serve avere un crocifisso nuovo, che si può comprare forse anche più bello, è importante che quello che è stato fatto rimanga. Probabilmente saranno chiusi in una teca in cui ci sarà la descrizione del avvenimento a memoria degli uomini. E chissà se un domani, uno stesso di quei ragazzi, un domani, possa tornare qua e vedere cosa ha fatto di giovane, e magari chiedere perdono, pentirsi e pregare.
Avete anche iniziato degli atti di riparazione, vero?
Don Giovanni Ciucci: Abbiamo iniziato subito un rosario di riparazione, l’adorazione eucaristica, ed è venuto il cardinale Agostino Vallini, vicario del Santo Padre Benedetto XVI. Sua eminenza ci ha rivolto delle parole di incoraggiamento e ci ha chiesto di far pregare le persone per la pace. Pace nei cuori degli uomini, nei cuori di questi giovani e dell’umanità. Il cardinale ha recitato il Santo Rosario in riparazione e ogni giorno si sono seguite preghiere. Stasera è venuto il cardinale della basilica liberiana di santa Maria Maggiore, Bernard Francis Law, a pregare il Santo Rosario e poi, durante l’anno, vedremmo di pregare per questi giovani e per le loro conversioni”.
E i giovani cosa dicono, sono tutti come quei vandali?
Don Giovanni Ciucci: Una cosa bella è che ho ricevuto messaggi di giovani di Italia e di Roma che si dissociavano dei loro coetanei di quanto avevano fatto e dimostravano la loro solidarietà e il loro affetto. Quest’anno abbiamo vissuto due eventi. la GMG a Madrid, da un lato, e dall’altro questo corteo di giovani che ha distrutto tutto. Due realtà totalmente diverse tra loro. Non posso credere che in questi ragazzi da 17 a 25 ci sia questa cattiveria, questa rabbia così diabolica. Sono l’espressione di due realtà diverse, il bene e il male, due espressioni in mezzo alle quali c’è Cristo che comunque con la morte sulla croce sconfigge il male e dona a noi la vita.
Vi hanno donato delle nuove statue?
Don Giovanni Ciucci: La nuova statua e il crocefisso sono stati offerti dal centro di solidarietà di don Mario Picchi. Il sindaco Gianni Alemanno è venuto domenica scorsa a vedere i danni di persona e a portare la solidarietà, mentre mercoledì sono stati consegnati la nuova statua e il nuovo crocifisso che saranno rimessi al loro posto nell’aula di catechismo e nella casa parrocchiale. Dopo ci sarà una messa di riparazione del danno ma anche di ringraziamento al Signore perché la fede nei cuori degli uomini non si spegne. Questo atto ha causato secondo me, secondo le testimonianze della fede e al senso di testimonianza a Cristo e alla Chiesa.
Durante il Santo Rosario di stasera ai Santi Marcellino e Pietro, il cardinale Law ha definito l'atto vandalico di sabato scorso "un fatto terribile, contro Cristo e Maria, ma contro un precetto di Dio ma anche dell'umanità, perché soltanto con Cristo possiamo capire che vuol dire essere totalmente umano". Il porporato ha poi esortato a pregare "per la conversione di noi e di tutti, per seguire Gesù per conoscere Gesù, per aprire i nostri cuori all'esempio dell'amore per tutti, che possiamo vedere nel crocifisso".
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