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Esprimono solidarietà ai cristiani perseguitati
VIÈGE, martedì, 7 dicembre 2010 (ZENIT.org).- I Vescovi svizzeri esprimono preoccupazione per la “forte ostilità” nei confronti della presenza dei segni religiosi nei luoghi pubblici, e affermano che il divieto del crocifisso “non sarà mai un'espressione di tolleranza, ma di intolleranza, perché impedisce l'espressione pubblica della fede cristiana”.
Lo sostengono nel comunicato finale ufficiale della loro 290ª Assemblea ordinaria, celebrata a Viège la settimana scorsa, in cui mostrano anche la propria solidarietà con i cristiani perseguitati in Medio Oriente.
I presuli denunciano l'esistenza di “una forte ostilità recentemente manifestata contro i segni religiosi nello spazio pubblico”, e di “una tendenza che vuole confinare il credo della gente alla sfera privata”.
La Conferenza Episcopale sottolinea che la libertà di credo e di coscienza “è un bene prezioso che ogni comunità religiosa e ogni Stato deve rispettare”.
Questa libertà “permette agli uomini di vivere, individualmente o nella comunità che scelgono, in base al loro credo e alla loro coscienza – sia in privato che in pubblico”.
“Da ciò deriva il diritto di testimoniare e di vivere pubblicamente la loro fede attraverso segni visibili”, afferma il comunicato.
I Vescovi sottolineano inoltre che “la maggior parte della popolazione è favorevole alla presenza pubblica dei segni cristiani, come la croce e il crocifisso”.
“Questa maggioranza riconosce che non si tratta di difendere antichi privilegi, ma che con la scomparsa di questi segni si corre il rischio di compromettere le basi cristiane della nostra società e del nostro modo di vivere insieme senza coazione”, aggiunge la nota.
Per la Conferenza Episcopale, “la libertà di credo e di coscienza è garantita solo se le dichiarazioni e i segni delle varie convinzioni sono tollerati in modo reciproco”.
Cristiani perseguitati
In questo senso, i Vescovi hanno voluto anche esprimere la propria solidarietà nei confronti dei cristiani perseguitati in Medio Oriente.
“Le condizioni di vita dei cristiani nei Paesi mediorientali continuano a deteriorarsi”, deplorano, evocando il sanguinoso attacco del 31 ottobre alla Cattedrale siro-cattolica di Baghdad.
“Non sembra che questi atti di persecuzione accennino a fermarsi”, denunciano, invitando “il mondo politico” e “le comunità religiose” a ristabilire la pace. Ricordano anche che più di 200 milioni di cristiani nel mondo sono perseguitati o tormentati sistematicamente a causa della loro fede.
“I Vescovi svizzeri esprimono la propria gratitudine a tutte le persone che sostengono i cristiani oppressi e perseguitati”, affermano ancora, ricordando che “il maggior sostegno dei cristiani è la preghiera”.
Per questo, invitano le parrocchie del Paese a celebrare Messe o altri servizi religiosi “per i cristiani perseguitati e martiri della loro fede”.
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