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La Chiesa serve l'umanità annunciando Cristo. Scarica il testo della prolusione tenuta all'inizio della 46° Settimana Sociale dei Cattolici Italiani
di Antonio Gaspari
ROMA, giovedì, 14 ottobre 2010 (ZENIT.org).- “Dal momento in cui la Luce splende nelle tenebre e rende l’universo pieno di senso, le scelte dei cristiani, nella vita privata come in quella pubblica, non possono prescindere da Cristo, pienezza della Verità e del Bene. Egli non è un bene ma è il Bene, la vera felicità”. Con queste parole il Cardinale Angelo Bagnasco ha aperto questo giovedì a Reggio Calabria la XLVI Settimana Sociale dei Cattolici.
Dopo aver spiegato con citazioni da Aristotele e da Platone come l’umanità tende sempre al bene e al bello, il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) ha precisato che “senza Dio l’uomo non sa dove andare e non riesce nemmeno a comprendere chi egli sia” e citando la ‘Caritas in veritate’ ha ribadito che “il Vangelo è elemento fondamentale dello sviluppo, perché in esso Cristo, ‘rivelando il mistero del Padre e del suo amore, svela anche pienamente l’uomo all’uomo”.
In questo contesto, l’Arcivescovo di Genova ha sostenuto che “la Chiesa nasce e cresce, canta e cammina, guarda al Cielo e abbraccia la terra, annuncia la salvezza di Cristo e serve gli uomini sui passi del Maestro, il samaritano dell’umanità, con la coscienza di non dover essere un’agenzia di pronto soccorso, e che la sua presenza non può essere ridotta alle innumerevoli attività di carattere sociale che, in realtà, sono i segni della carità evangelica”.
“La Chiesa – ha sottolineato ancora – è inviata ad annunciare la speranza, il Signore Gesù, Colui che salva l’uomo dal male più grave, il peccato, e dalla povertà più triste, quella della mancanza di Dio”.
Il Presidente della Cei ha però voluto precisare che “aspettarsi che i cattolici si limitino al servizio della carità perché questa è un fronte che raccoglie consensi e facili intese, chiedendo invece l’afasia convinta o tattica su altri versanti ritenuti divisivi e quindi inopportuni, significherebbe tradire il Vangelo e quindi Dio e l’uomo”.
A questo proposito il porporato ha ripetuto la frase del Vangelo di Giovanni: “l’essere nel mondo ma non del mondo” dei cristiani, ed ha affermato “se i credenti, nei vari campi dell’esistere, conoscono solo le parole del mondo, non hanno parole diverse, sono omologati alla cultura dominante o creduta tale, saranno irrilevanti”.
“Il punto – ha affermato - non è la voglia di rilevanza, ma il desiderio di servire”. Come ha detto il Pontefice Benedetto XVI in Gran Bretagna “la Chiesa non lavora per sé, non lavora per aumentare i propri numeri e così il proprio potere. La Chiesa è al servizio di un Altro”.
In questo contesto il Presidente della CEI ha sostenuto che “l’immagine evangelica del ‘sale della terra e della luce del mondo’ è un riferimento significativo che guida la presenza dei cattolici nella società”.
Parlando della necessità e del sogno di una nuova generazione di cattolici in politica, l’Arcivescovo di Genova ha detto che non si può prescindere dai “valori non negoziabili”.
La difesa della vita dal concepimento alla morte naturale, la famiglia come cellula fondamentale e ineguagliabile della società, formata da un uomo e una donna e fondata sul matrimonio, e la libertà religiosa ed educativa, non sono – secondo il Cardinale Bagnasco – “un elenco casuale, ma fondativo della persona e di ogni altro diritto e valore”.
“Ogni altro valore - ha aggiunto -, necessario per il bene della persona e della società – come il lavoro, la casa, la salute, l’inclusione sociale, la sicurezza, le diverse provvidenze, la pace e l’ambiente…- germoglia e prende linfa da questi”.
Mentre, bisogna stare attenti – ha precisato il porporato – che “staccati dalla accoglienza radicale della vita, questi valori si inaridiscono e possono essere distorti da logiche e prospettive di parte”.
“Questi valori – ha concluso il Presidente della CEI - non sono divisivi, ma unitivi ed è precisamente questo il terreno dell’unità politica dei cattolici” perchè “su questa linea, si gioca il confine dell’umano”.
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