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Tra comunicazione e informazione
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Una sintesi del convegno di apertura del Festival della Comunicazione

E’ possibile e necessaria una diversa informazione, fatta con il cuore, che sia disarmata, costruisca ponti, risalti le buone notizie, infonda speranza e favorisca tempi di pace. Con questa convinzione espressa forte da Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, e da Enrico Mentana, collegato dagli studi del Tg di La7, si è aperta ieri, nella sala Pertini (ex mercato coperto) di Fermo, la 20.ma edizione del Festival della Comunicazione, ideato e promosso dalla Società San Paolo e dalle Figlie di San Paolo, e ospitata ed organizzata quest’anno dall’Arcidiocesi di Fermo.

Dopo i saluti del sindaco della città ospitante, Paolo Calcinaro, e dell’Arcivescovo Monsignor Rocco Pennacchio, che ha invitato ad approfittare dei tanti eventi previsti fino all’8 giugno per condividere la speranza cristiana di essere annunciatori forti e miti della Parola che salva, i due giornalisti si sono confrontati sull’attuale situazione dell’informazione e su come reagire – secondo gli auspici di Papa Francesco prima e di Papa Leone XIV adesso – rispetto ad un tempo segnato da disinformazione e polarizzazione.

 

“Viviamo nel pieno di due guerre vere e proprie, e di altre altrettanto pericolose, come quella commerciale e quella dell’informazione – ha sottolineato Enrico Mentana -. Per quanto riguarda quest’ultima, ci troviamo davanti a un sistema anacronistico in cui i giovani non usano affatto l’informazione tradizionale, rimasta di stile novecentesco, e in cui le nuove tecnologie e i social hanno prodotto un appiattimento e una pericolosa deriva”. Il direttore del TG di La7 ha posto sul tavolo due possibilità: o rimanere fuori dai social oppure essere convinti di poter fare qualcosa. “Credo in questa seconda scelta – ha sostenuto – ma dobbiamo avere la consapevolezza e la forza per una battaglia etica contro i ‘lupi’ che sono in maggioranza e che spesso si travestono ingannevolmente da ‘agnelli’, e contro la logica distorta dei social network che rende impossibile distinguere l’informazione etica e scientifica. Usando un termine calcistico, è una battaglia da giocare in trasferta, ma che va fatta contro chi cerca di ‘avvelenare i pozzi’ della comunicazione”.

 

“Ci troviamo nel pieno di un paradosso – ha dichiarato a sua volta Paolo Ruffini – per cui abbiamo tantissime e continue notizie rispetto al passato, ma il problema è che non tutte sono vere. Con l’avvento delle nuove tecnologie, occorre una nuova alfabetizzazione alla comunicazione”. Fondamentale, a suo dire, è il ruolo dei comunicatori, che dovrebbero indossare i panni suggeriti da Papa Francesco: uscire da loro stessi per dare del proprio agli altri, evitare il narcisismo e rimanere veri in un mondo di verità-spettacolo dove invece contano purtroppo like, condivisioni e follower. “E’ importante anche il modo in cui si informa – ha proseguito Ruffini – e sempre secondo il pensiero di Francesco, è possibile farlo con mitezza contro l’aggressività e l’informazione muscolosa, preferendo l’ascolto e la riflessione alla sopraffazione verbale e mediatica”. Secondo il prefetto del Dicastero per la comunicazione, anche l’invito forte di Papa Leone XIV per una informazione disarmata e disarmante va raccolto con convinzione: “Mettere al primo posto il dialogo, proporre e non imporre la propria verità, che non va mai usata come un corpo contundente”.

 

Mentana e Ruffini hanno poi condiviso la preoccupazione per l’uso distorto dell’Intelligenza Artificiale nella comunicazione, sottolineando l’impellenza di dare regole certe ed efficaci: “Siamo ancora alle prese con un ‘bambino’ – ha concluso Mentana – possiamo educarlo con norne precise e un controllo che non può essere lasciato agli stessi che hanno ideato questo mezzo. La parte umana deve rimanere preponderante per gestire e non subire gli algoritmi”.

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30 maggio - 08 giugno
15 giugno 18:30

Presso il Santuario di Santa Maria della Misericordia di Petriolo, luogo giubilare pro hac vice

30 giugno

Presso la Casa Circondariale di Fermo, luogo giubilare pro hac vice

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