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Nell’Assunzione di Maria i frutti di vita della risurrezione di Gesù
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Pubblichiamo il testo dell'omelia pronunciata dall'Arcivescovo Rocco in occasione della Solennità della Vergine Assunta, Patrona della nostra Arcidiocesi

Duomo di Fermo, 15 agosto 2019

 

San Paolo, nella seconda lettura, ci ha ricordato: “Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita”. La Chiesa oggi contempla nell’Assunzione di Maria i frutti di vita della risurrezione di Gesù. Dopo Cristo, lei è entrata in cielo, prima fra tutti i credenti, secondo quanto nel 1950 Pio XII proclamò come dogma: “la Vergine Maria completato il corso della sua vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo”. Tale mistero è splendidamente rappresentato dalla scultura di Gioacchino Varlè che cattura l’attenzione di chi entra nella nostra Cattedrale rimanendo conquistato dalla bellezza di Maria, nostra patrona. Suggerisco anche a voi, a tal proposito, di compiere un percorso artistico-spirituale, approfittando della bellezza del Duomo e delle opere custodite nel nostro Museo diocesano. Ne ho fatto esperienza in un bellissimo incontro insieme alla Cavalcata il 2 aprile scorso come occasione formativa per avvicinarci più consapevolmente alla festa.

Le letture che la Chiesa oggi offre alla nostra riflessione ci dicono anche perché Maria è stata beneficiata dal privilegio di entrare in cielo per prima dopo il suo Figlio.

Il libro dell’Apocalisse suggerisce che è Lei la vera arca della alleanza. Ciò che nell’Antico Testamento era il segno della presenza di Dio perché conteneva le tavole della Legge, Giovanni lo associa alla donna incinta che grida per le doglie del parto. Questa donna è stata da sempre identificata con Maria, che nel suo grembo genera Gesù, il Figlio di Dio perché per prima ha creduto. Il legame tra Maria e Gesù, sorto al momento del concepimento e consolidatosi fino alla sua morte in croce, è stato così intenso da accomunarli anche nel destino eterno. Maria ha seguito le orme del suo Figlio, ne ha condiviso le gioie e soprattutto la sofferenza, diventando modello di ogni credente.

Sbaglieremmo, infatti, se considerassimo l’assunzione di Maria un privilegio a titolo personale. In Lei c’è l’umanità, c’è la Chiesa, c’è ogni credente, chiamato ad essere arca dell’alleanza. Ogni volta che ci fidiamo del Signore, che crediamo in Lui, lo incarniamo nella nostra vita e lo generiamo nei fratelli. Ogni volta che lo annunciamo vivo il Signore si rende presente nella storia, e così lo generiamo, lo partoriamo, gli permettiamo di mettere la sua tenda in mezzo a noi: dalla fede nasce la testimonianza, questa genera Cristo nei fratelli e la vita, la vera vita, mette radici nella storia.

Nel Vangelo della Visitazione si rende ancora più evidente che è la fede a rendere Maria (e noi con lei) arca dell’alleanza: due donne impossibilitate a generare si guardano, s’incontrano, prorompono in lodi a Dio perché scoprono che genera fecondità nella sterilità, fa sorgere la vita dove c’era morte. Questo avviene perché Maria ha creduto nell’adempimento della Parola del Signore. E la muove ad andare incontro ad Elisabetta.

Gli effetti sono immediati:

-     Tra le due donne nasce uno sguardo nuovo, una relazione nuova, un legame di fraternità, meglio di sororità: la fede qualifica e migliora le nostre relazioni umane e le rende generative, feconde.

 

-     Maria percepisce lo sguardo di Dio su di Lei e si riconosce umile (ha guardato l’umiltà della sua serva), di quell’umiltà che è l’antidoto ad ogni peccato. Il Magnificat è una pedagogia dell’umiltà, che non ci fa soccombere davanti a Dio perché il suo sguardo è sempre di misericordia. Del resto, solo se sappiamo accogliere ed elaborare in noi le nostre miserie, le nostre piccolezze impariamo a vivere in libertà e gratitudine.

 

-     Maria intuisce che il Signore non salva solo la vita personale ma diventa storia di salvezza per tutti. Il Magnificat parla di poveri, di umili, di affamati. Maria tiene insieme due dimensioni che noi spesso separiamo: il piano storico, sociale, politico, comunitario da quello personale, interiore. Tale separazione è una grave distorsione della vita cristiana perché impedisce alla fede di essere spinta di cambiamento anche comunitario e sociale.

Generare Cristo, compito di ogni credente, genera vita nuova, relazioni nuove, cambiamento nei rapporti sociali. Tuttavia, non dimentichiamo, come ci dice l’autore dell’Apocalisse, che “Il drago si pose davanti alla donna, che stava per partorire, in modo da divorare il bambino appena lo avesse partorito”. Il drago, il diavolo, nelle sue varie forme di seduzione e di tentazione, cerca da sempre di ostacolare i credenti nel generare Cristo. Ce ne rendiamo conto non solo vedendo il male intorno a noi ma soprattutto scoprendo la malizia che è dentro di noi e che c’insuperbisce, inquina le relazioni, ci fa chiudere in noi stessi, ci fa dubitare della vittoria del bene.

A volte l’Avversario si serve anche della superficialità o dell’ingenuità, che diventano terreno di coltura, magari inconsapevole, di ambiguità e di messaggi diseducativi. Sono stato sollecitato ad intervenire – lo faccio ora – sull’esibizione di un artista (?) svoltasi quindici giorni fa durante la quale sono stati lanciati messaggi cupi, aberranti, blasfemi e satanisti.

La reazione immediata che ha suscitato me e tanti credenti è stata di indignazione, per il fatto che ciò accadesse proprio nell’area antistante il Duomo, il luogo sacro più caro ai fermani. Vorrei però invitare tutti a non lasciarci trascinare dall’indignazione, anche perché l’episodio è avvenuto nell’ambito di una rassegna che, in tanti anni non risulta aver mai suscitato particolari motivi di preoccupazione. Dobbiamo approfittare di questo doloroso incidente per mostrare più attenzione a cosa si muove intorno a noi, ad essere vigili sulle proposte culturali che vengono offerte ai nostri giovani; a dialogare con le istituzioni perché, da cittadini prima che da credenti, i programmi specialmente estivi proposti per vivacizzare i nostri centri siano elaborati con l’obiettivo di offrire ai nostri ragazzi una proposta che incontri le loro attese, certo, ma gioiosa e veramente educativa. Anche questa è una modalità, forse faticosa ma efficacissima, per far sì che la fede sia incisiva nella vita delle persone.

Ecco, la priorità dell’educazione è il grande tema che soggiace a tali episodi. Certo, è inquietante che alcuni possano girare indisturbati a seminare farneticazioni, spacciate per arte musicale ma chiediamoci come mai tanti nostri ragazzi e giovani ne rimangano attratti. La sfida che ci attende è di non abdicare all’educazione, e di offrire proposte coinvolgenti e ben fatte. Se vogliamo, come ci ricorda il Papa, annunciare che Cristo è vivo e ci vuole vivi, dobbiamo farlo accogliendo le attese dei nostri ragazzi, senza paura di allargare lo spazio di accoglienza delle nostre comunità e osando linguaggi che per noi adulti, possono a volte sembrare urticanti.

Cari fratelli, come vediamo, il traguardo del Cielo a cui tutti tendiamo non è a buon prezzo, richiede fede, relazioni nuove, umiltà, impegno nella storia, vigilanza. L’impegno entusiasta che coinvolge migliaia di persone intorno al Palio dell’Assunta testimonia che è possibile aggregare la comunità intorno ai valori più autentici e in modo semplice, gioioso e genuino. Per questo motivo approfitto della circostanza per ringraziare ancora una volta tutti quelli che si prodigano ogni anno per organizzare al meglio i festeggiamenti.

La Vergine Assunta ci aiuti ad essere come Lei, con i piedi saldamente a terra e lo sguardo rivolto al cielo. Amen.

 

                                                                           + Rocco Pennacchio

                                                                                     Arcivescovo

Commenti dei lettori
1 commenti presenti
  • Emilio Rocchi

    18-08-2019 09:39 - #1
    Grazie Arcivescovo del dono della sua parola, a mio avviso, chiara ed efficace; La ringrazio anche di quanto detto sul fatto avvenuto alcuni giorni fa e di cui ha parlato la stampa. La ringrazio perché ha fatto di quell'episodio motivo di riflessione e ha mostrato la necessità di una rinnovata attenzione e collaborazione con le istituzioni civili: una "nuova alleanza educativa"... Amare e imtitare Maria Assunta significa impegnarsi con umiltà e coraggio nell'annuncio del Regno dandosi da fare per mostrarlo nelle nostre comunità... Condivido il ringraziamento con quanti si prodigano per la riuscita della Cavalcata... Mi permetta un suggerimento.Non si potrebbe coinvolgere per i festegiamenti in onore dell'Assunta anche il territorio della diocesi situato nel maceratese? Se non erro, oltre che Patrona della città di Fermo, lo è anche della nostra amata diocesi... E' il tempo di un rinnovato (e coraggioso) annuncio che sappia valorizzare il patrimonio di fede e di arte che ci hanno lasciato quanti sono vissuti prima di noi e hanno reso bella la città di Fermo e il suo territorio
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