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Quale federalismo?

Quale federalismo? divisione del paese o una nuova forma di unione?Il resoconto di un incontro di formazione promosso dall'Ufficio per la Pastorale Sociale e del Lavoro

Il Federalismo ….. una riforma a servizio delle persone?

 

Venerdì 4 Marzo nell’Oratorio “Don Bosco” di Porto Potenza si è tenuto un incontro di formazione per giovani ed adulti dal titolo:

 

“Quale federalismo? Divisione del paese o una nuova forma di unione?”

 

Quale federalismo? divisione del paese o una nuova forma di unione?Il federalismo è stato una delle tematiche importanti affrontate dai laboratori di Reggio Calabria durante la Settimana Sociale perché di estrema attualità; in esso la Chiesa ha inteso affermare, che, in questa Italia già piena di divaricazioni in ogni ambito, sociale, politico, economico si pensi, nell’attuare il federalismo, ad una nuova forma di unità che non lasci solo nessuno; per questo si è indicato un federalismo solidale e sussidiario.

L’incontro del 4 Marzo è stato programmato per il verificarsi di due esigenze: la prima è quella dei giovani adulti di Azione Cattolica che quest’anno nel loro percorso di formazione affrontano tematiche che li aiutano ad essere cristiani responsabili nei vari ambiti di vita; la seconda è l’esigenza della Chiesa, espressa più volte dal Papa anche nella “Caritas in Veritate” a rivolgere la nostra responsabilità verso la realizzazione del “ Bene Comune”.

L’incontro è stato aperto a tutta la comunità ed ha visto, oltre ai giovani di AC, la presenza di alcuni giovani ed adulti impegnati in politica ed alcune famiglie vicine all’Oratorio.

I relatori, insieme a Don Paolo Bascioni, sono stati due giovani dottori in legge: Giulia Follenti e Guido Luccisano, collaboratori da sempre dell’Ufficio della Pastorale Sociale e del Lavoro. Guido è stato anche uno dei tre delegati di Reggio Calabria per la nostra Diocesi.

Giulia ha presentato il federalismo partendo dall’origine stessa del nome, ha descritto come la nostra Costituzione ne prevede e garantisce l’istituzione ed ha delineato la differenza tra federalismo delle regioni e federalismo degli stati e le forme di democrazia che lo promuovono.

Ha descritto la riforma del Titolo V, avvenuta nel 2001, che permette alle regioni di legiferare nell’ambito di una legge quadro dello Stato.

L’aver ascoltato, nella relazione della prof.ssa Lucia Fronza Crepaz dei Focolarini, proiettata all’inizio dell’incontro, che dal federalismo non si può più tornare indietro perché c’è già, proprio dal 2001, Giulia ha affermato che, affinché esso si attui, sono necessarie almeno due condizioni: una più forte autonomia degli enti territoriali e il permettere che essi abbiano più voce in capitolo negli affari centrali dello Stato. Solo così infatti si potrà parlare di Repubblica delle autonomie in cui può esprimersi al meglio la sussidiarietà dello Stato, ma per ora si parla solo di federalismo fiscale.

Ed è Guido che lo ha descritto come una soluzione del potere amministrativo nel regolare il rapporto tra la spesa ed il potere di presa. Ha enunciato i nuclei del federalismo, che si esprimerà nelle nuove funzioni attribuite alle Regioni, alle Province ed ai Comuni.

Nella sua relazione, molto chiara, supportata più volte dalla lettura degli articoli di legge, egli ne ha descritto la struttura ed i rischi evidenziando che le regioni ricche potrebbero anche abbassare le tasse e nello stesso tempo offrire più servizi di quelle povere, ma non perché sono più brave; ha descritto anche il rischio di corruzione nel delegare tutto il diritto di presa ai comuni.

Don Paolo, riportando l’insegnamento della Dottrina Sociale della Chiesa, nella sua relazione ha affermato che davanti a Dio non esiste l’individuo ricco o povero, ma esiste la persona che ha diritti e doveri, e che il punto di forza della fede cristiana è la persona nei confronti della quale Dio fa crescere e realizzare la propria umanità; dà pensiero il dialogo sul federalismo di questo tempo, si parla solo delle strutture e mai delle persone, così come avviene nella sanità, si parla solo delle strutture e non dei malati.

Ha sottolineato come il “Bene Comune” è il bene di una comunità nell’ambito della quale ogni persona ha la possibilità di sviluppare tutte le sue capacità.

Ha delineato la sussidiarietà e la solidarietà dal punto di vista evangelico, che nell’Italia federale presumono la fraternità nazionale, che ora non c’è, descrivendone le conseguenze.

Diversi sono stati gli interventi, le richieste di approfondimenti per i dubbi che l’argomento aveva suscitato. Abbiamo potuto constatare che c’è poca chiarezza ed informazione, nonostante l’interesse.

Il confronto con i principi della Caritas in Veritate e della Dottrina Sociale della Chiesa ha trovato tutti concordi e ha reso più chiari e concreti i principi di sussidiarietà e solidarietà.

L’augurio è che questi incontri aiutino i credenti a fare discernimento in un dialogo aperto anche con i non credenti che si interessano alla vita sociale e alla salvaguardia del diritto delle persone di poter realizzare se stesse all’interno alla comunità in cui vivono.

Una società privata dei talenti dei suoi appartenenti è senz’altro una società più povera che rischia l’inaridimento e la scomparsa.

 

Anna Rossi

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