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Comunicare la speranza nell’epoca dei social media
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Una sintesi dell'incontro svoltosi ieri a Grottazzolina, con la partecipazione del prof. Andrea Tomasi e della scrittrice Lisa Zuccarini

Come comunicare la speranza nell’epoca dei social media è stato il tema dell’interessante convegno  organizzato dall’Ufficio missionario diocesano, giovedì sera nella sala Lorenzetti della parrocchia S.G.Battista di Grottazzolina, nell’ambito del Festival della comunicazione che si sta svolgendo nella diocesi di Fermo. 

Andrea Tomasi, docente di Informatica all’Università di Pisa e membro del consiglio direttivo di Weca (Associazione Web Cattolici italiani),  ha sottolineato come il comunicare oggi la speranza cristiana richieda un nuovo linguaggio adatto alla comunità sociale costituita da internet e ultimamente sempre più alimentata dall’Intelligenza Artificiale. <La soggettività digitale – ha sottolineato – si basa su una vita onlife che ha cambiato i rapporti interpersonali e sta mutando la stessa identità umana. Tanti gli effetti negativi che si stanno registrando, dalle dipendenze social alla violazione della privacy, dalla frattura generazionale all’ansia esistenziale e al disorientamento che, specie nei giovani, fanno venire meno la speranza sia a livello personale sia sociale>. Tommasi ha insistito sul fatto che il messaggio cristiano debba essere diffuso nella rete con spirito sapienziale, ma anche missionario: <Serve un seminatore digitale, per riprendere una metafora utilizzata recentemente da Papa Leone XIV. La Parola di Dio può cadere sulla strada e morire se non viene fatto con una tecnica efficace. Può finire sulla pietra, se si usa un linguaggio incomprensibile, oppure tra i rovi e rimanere soffocata dal chiacchiericcio e dal sovraccarico informativo. Oppure la parola di Dio può finire sul terreno buono che è il cuore dell’uomo. Il buon contenuto (il Vangelo) da sé non basta, serve anche una professionalità comunicativa>. Tomasi ha poi utilizzato anche la metafora del ‘pescatore digitale’, sempre facendo riferimento al nuovo Papa: saper pescare l’umanità per salvarla dall’acqua della morte: <Bisogna saper navigare nel mare di internet non da navigatori solitari, ma costruendo isole di senso e mappe della buona navigazione attraverso canali specifici e contenuti social adeguatamente evidenziati>.

Lisa Zuccarini, blogger e autrice di diversi libri rivolti in particolare ai giovani, ha spiegato che è meglio trasmettere la fede attraverso esperienze di vita umana, avendo un’attenzione particolare per le parole. <Se io dico che sono una mamma – ha sottolineato – subito si pensa che non mi sono realizzata, che ho rinunciato alla carriera e ad altre accezioni negative. Se invece dico che sono amministratrice delegata di una piccola azienda a conduzione familiare provoco pensieri positivi. Come pure, se parlo di vocazione rischio di suscitare un’altra percezione negativa>. Stare sul web per diffondere la parola di Dio va visto invece come una missione, da attuare con una scrittura adatta anche a chi non crede. <Sui social prevalgono le storie di morte, si da spazio al reale nella sua versione peggiore – ha aggiunto Zuccarini -. Io invece provo ad amalgamare la vita evangelica con quella reale, raccontando anche la storia dei santi come nel libro ‘Benedetti ragazzi’ in cui faccio conoscere la vita di quattro giovani Beati, in modo da far capire che esiste anche una realtà di bene. Occorre entrare nella mente dei ragazzi con storie di coerenza. Raccontare la speranza è il filo conduttore del cristiano, ma nel digitale va fatto proponendo il Vangelo comparandolo alla realtà odierna per creare empatia e desiderio di Cristo. Anche la bontà e la bellezza possono attrarre nella rete, non rinunciamo a proporle>.

 

Stefano Cesetti

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