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Riceviamo e pubblichiamo

Caritas et civilitas

Casa BetesdaLa riflessione di Marco Milozzi, Presidente dell'Associazione Famiglia Sociale per l'affido familiare, e la risposta della Caritas diocesana, sui recenti episodi di paura ed intolleranza verificatisi a Fermo

Considero la Caritas uno strumento essenziale e non accessorio della nostra civiltà.

Sostenere chi non ce la può fare da solo non è solo un atto unilaterale, con il quale qualcuno (che sta bene) migliora la vita di altri (che sta male). Sostenere chi non ce la fa è un atto che purifica la civiltà. Tutta. Migliora la vita di chi da e di chi riceve, è una pratica vissuta che vale per i nostri giovani come mille discorsi sulla condivisione. Quando accogliamo in casa un minore senza chiedere da dove provenga, i nostri figli capiscono nell'immediatezza della quotidianità che a un bisogno si risponde e imparano a chiedere a loro volta se un domani fossero loro a trovarsi nel bisogno.

 

Capisco chi ha paura dello straniero perché non lo conosce ma la cosa si risolve facilmente: basta attraversare la strada e andate a conoscere volontari e ospiti della mensa sociale e di Casa Betesda per trovarsi di fronte grandi sorprese: gente che era già povera prima di partire ma anche persone di rango, con elevata istruzione e classe sociale. Oppure si possono incontrare italianissimi impoveriti dalla crisi che sta favorendo i soliti già ricchi a scapito di chi la crisi l'ha sempre pagata.

 

Bisogna rispettare chi ha paura perché si tratta di un sentimento irrazionale che nasce dalla non conoscenza. Ma una riflessione va fatta: se possiamo creare condizioni di vita migliori ci sarà sempre meno gente nel bisogno, meno criminalità e più sicurezza.


Per tutte queste ragioni mi unisco allo sdegno del parroco don Francesco, dei volontari della Caritas di Fermo, alle parole dell'assessore Calcinaro e del consigliere Colò così come alle azioni del Gruppo di Azione Popolare che ha recentemente presentato una performance teatrale interculturale a Piazza Verdi: il quartiere non è certo rappresentato da 7 firmatari di un fantomatico comitato e i giornali non possono scrivere "Il quartiere non vuole Casa Betesda" basandosi su quel "documento", occorre maggiore serietà nell'informare.

 

 

 

 

Marco Milozzi

Presidente dell'Associazione

FAMIGLIA SOCIALE

per l'affido familiare
 

 

 

Grazie, Marco per la solidarietà. Da parte nostra, in Caritas diocesana, facciamo il possibile per mettere in pratica quello che tu dici, nel rispetto di tutti: italiani e immigrati, poveri e ricchi. Il nostro impegno nell'aiuto materiale è piccolo perchè non abbiamo grandi mezzi ma la disponibilità all'ascolto e a stare a fianco, come suggerisce Caritas Italiana, è piena nel rispetto delle disposizioni locali e nazionali e nella reciprocità per costruire insieme una comunità vivibile per tutti.

Dalla nascita della Caritas, voluta da Paolo VI 40 anni fà, il nostro compito è sopratutto educativo e di dialogo tra le diverse espressioni di vita ma in questo periodo siamo veramente affaticati. Per questo dobbiamo fare rete con chi è sensibile a adeguare le risorse umane (volontariato) alle necessità di oggi. Oggi per "aiutare l'altro" serve conoscenza, professionalità ma anche formazione permanente, amore disinteressato, attenzione al singolo e alla comunità intera.

Bisogna che ci aiutiamo a fare una sensibilizzazione a tappeto e a fare emergere le energie migliori perchè le difficoltà sono veramente grandi e non sono solo economiche. Si parla molto ma la disponibilità ad agire in prima persona, con studio e sacrificio del proprio tempo libero, dando l'esempio, mi sembra molto scarso. Grazie di nuovo.

 

 

 

Gina Tonucci

Vicedirettore

Caritas di Fermo

 

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