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Riceviamo e pubblichiamo

Educazione all'amore o preservativo?

di Manuela Marini

Per noi genitori, educatori ed adulti in genere (noi adulti siamo tutti educatori), alla fine del mese di giugno, c’è stata una notizia sui mass media a dir poco allarmante: il Consiglio Provinciale di Roma, presieduto da Nicola Zingaretti, ha approvato una mozione che consentirà, agli istituti superiori che lo accetteranno, l’istallazione di distributori automatici di preservativi.

Questa iniziativa non ci ha allarmato perché pensiamo che i nostri figli siano tutti degli ingenui e non sappiano che cosa siano i preservativi o la pornografia ma per il messaggio che tale iniziativa porta con sè: “Il sesso è qualcosa da consumare esattamente come le bibite o le merendine”.

Siamo rimasti perplessi dal manifesto della campagna “Consapevolezza e libertà”.

Quale consapevolezza può esserci nell’usare il preservativo senza conoscere cos’è la sessualità e la differenza fra sessualità e genitalità? Già, perché negli istituti superiori ci sono soprattutto minorenni e appena maggiorenni che ancona debbono maturarsi come persone (non a caso l’esame finale si chiama di maturità) e che stanno faticosamente cercando di costruirsi una personalità quanto più possibile scevra da influenze impulsive tipiche degli animali, e quale libertà resta all’uomo schiavo dei propri impulsi se non quella di limitarne i danni che ne conseguono, magari con il preservativo? Proprio quando la scuola sta cambiando rotta, con il plauso di insegnanti e genitori, cercando di tornare ad educare al rispetto di sé e degli altri reinserendo il voto in condotta e valorizzando l’impegno scolastico, questa iniziativa di Zingaretti tenta di insinuarsi di nuovo nelle scuole per dis-educare dando soluzioni approssimative. Dare il preservativo è peggio che dare il casco ai ragazzi che vanno con lo scooter senza preoccuparci se conoscono il codice della strada e abbiano ottenuto il “patentino” visto che la sessualità riguarda l’aspetto più intimo e profondo di noi, è per questo, ad esempio, che lo stupro non è condannato solo come violenza ma soprattutto come violazione della persona.

Educare è faticoso, è “la porta stretta” di cui parla il Vangelo. E’ facile dire ad un figlio adolescente che ci tampina e “rompe” – Ma sì, esci, divertiti, ma  cerca di rispettare i limiti - (quando sappiamo che caratteristica della gioventù è proprio quella di cercare di superare gli adulti e i limiti che impongono). Molto più difficile è dire “No”, spiegare il perché di ogni restrizione, restare fermi sulle proprie posizioni e soprattutto essere coerenti, consapevoli che questo è il compito di noi adulti (in questo dovrebbero superarci !).

Gravissimo, a questo proposito, è che il progetto politico abbia escluso la collaborazione con le associazioni dei genitori i quali, forse, avrebbero reagito negativamente, come infatti è accaduto in seguito. Molte associazioni di famiglie “laiche” non sono state assolutamente contente di quest’estromissione dal diritto di educare i propri figli e hanno finalmente compreso il messaggio del Papa in Africa quando ha spiegato che i preservativi non bastano per salvare dall’HIV ma occorre un’educazione sessuale che abbracci tutta la persona e formi al rispetto di se stessi, degli altri e all’amore vero.

 

 

Manuela Marini

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