rosone

L'Angolo della Spiritualità

Il Sacramento della Misericordia

del passionista P.Alberto Pierangioli

Il sacramento della misericordia
CCC 1422-1440
 

Perché questo sacramento

Il sacramento della penitenza è uno dei sacramenti più a rischio, sia perché oggi molti cristiani non lo praticano più, sia perché non è conosciuto bene e spesso viene celebrato senza le dovute disposizioni, rischiando di renderlo nullo o anche sacrilego. Per questo dedicheremo quattro riflessioni per conoscerlo meglio e celebrarlo fruttuosamente, basandoci sul Catechismo della Chiesa Cattolica:

-        Il sacramento della Misericordia:             CCC  1422-1440

-        Per una vera riconciliazione:                     CCC 1441-1454

-        Confessione e riparazione:                CCC 1455 – 1467- 1480-84

-        Il dono del sacramento e le indulgenze: CCC 1468-79

Con i sacramenti dell'iniziazione cristiana, l'uomo riceve la vita nuova di figlio di Dio, ma questa vita noi la portiamo "in vasi di creta" (2Cor 4,7), per questo può essere indebolita con il peccato veniale e persino persa con il peccato mortale. Gesù si paragona a un medico (Mc 2,17): guarisce dalle malattie fisiche per dimostrare di avere il potere di guarire dalle malattie spirituali, cioè di rimettere i peccati: “Perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino -disse al paralitico- alzati, prendi il tuo lettuccio e và a casa tua” (Mc 2, 10-12). Gesù dona anche alla Chiesa il potere di rimettere i peccati. Nella prima apparizione agli apostoli, dopo la risurrezione, istituisce il sacramento della confessione: “Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi” (Gv 20, 22-23). Precedentemente, aveva dato prima a Pietro (Mt 16,19) e poi a tutti i discepoli il potere di legare e di sciogliere (Mt18,18).

Il peccato grave, commesso dopo il battesimo, rompe la comunione con Dio e arreca danno anche al corpo mistico di Cristo, che è la Chiesa, di cui è membro anche il peccatore. Un membro del corpo gravemente malato arreca danno a tutto il corpo.

Il sacramento della Penitenza è il sacramento della guarigione, quando c’è una malattia spirituale ed è il sacramento della risurrezione, quando c’è una malattia mortale. E’ il sacramento della misericordia, del perdono e della riconciliazione: perdona le offese fatte a Dio e riconcilia con Lui e con la Chiesa i fedeli caduti nel peccato, dopo il Battesimo. É chiamato sacramento della conversione e della penitenza, o semplicemente confessione perché richiede la confessione dei peccati davanti al sacerdote, ma anche perché è una "confessione", cioè una lode a Dio per la sua grande misericordia.

Vedi “Le confessioni” di S. Agostino: umile riconoscimento delle gravi deviazioni e peccati del giovane Agostino, ma anche lode e ringraziamento a Dio per il perdono e la vita nuova avuti da Lui.

 

La seconda conversione

La nascita cristiana con il Battesimo, il dono dello Spirito Santo con la Cresima, il Corpo e il Sangue di Cristo ricevuti con l’Eucaristia, ci hanno resi "santi e immacolati al cospetto di Dio" (Ef 1,4). Tuttavia, la vita nuova non ha soppresso la fragilità della natura umana, né l'inclinazione al peccato, che rimane in noi, per cui dobbiamo lottare per conservare la vita divina, tendere alla santità e avere la vita eterna.

Gesù chiama alla conversione, come componente essenziale dell'annuncio del Regno: "Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è ormai vicino; convertitevi e credete al Vangelo" (Mc 1,15).

La conversione è opera della grazia di Dio che fa ritornare a lui i nostri cuori: "Facci ritornare a te, Signore, e noi ritorneremo" (Lam 5,21). Dio ci dona la forza di ricominciare. E' scoprendo la grandezza dell'amore di Dio che il nostro cuore viene scosso dal peso del peccato e comincia a temere di offendere Dio con il peccato e di essere separato da lui. Il cuore umano si converte soprattutto “guardando a colui che è stato trafitto dai nostri peccati” (Cf Gv 19,37). Il peccato grave è detto “mortale”, perché rompe il rapporto di amore con Dio, uccide la grazia, cioè la vita di Dio donataci nel battesimo.

 L’invito alla conversione è rivolto prima di tutto a quanti non conoscono Cristo e il suo Vangelo; poi anche ai battezzati, perché in questa vita ogni uomo è peccatore, anche un santo, in quanto è sempre lontano dall’amore infinito di Dio. Dice S. Giovanni: "Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi" (1Gv 1,8). É la seconda conversione, un impegno che purifica e santifica il cristiano per tutta la vita. Secondo S. Ambrogio, la prima conversione è operata "dallacqua del Battesimo”, la seconda “dalle lacrime della Penitenza".

 

La penitenza interiore ed esteriore

L'appello alla conversione dei profeti e di Gesù non chiede solo le opere esteriori, "il sacco e la cenere", “i digiuni e la penitenza”, come troviamo nella sacra Scrittura, ma richiede soprattutto il cambiamento interiore,  “la conversione del cuore.

Le opere esteriori di penitenza sono sterili e false se non portano alla conversione interiore, che chiede il cambiamento del cuore, della volontà, delle intenzioni, un riordino di tutta la vita, un ritorno pieno a Dio, una rottura con il peccato, un dolore sincero del male commesso e poi anche opere esterne di penitenza, per cominciare una vita nuova.

La penitenza del cristiano può avere espressioni molto varie. La Scrittura e i Padri insistono soprattutto su tre forme: la preghiera, il digiuno, le opere di carità. Queste opere di penitenza manifestano la conversione in rapporto a Dio con la preghiera, in rapporto a se stessi con il digiuno, e agli altri con la carità, che "copre una moltitudine di peccati" (1Pt 4,8).  (Mt 6,1-18),

I tempi e i giorni di penitenza dell'anno liturgico (soprattutto la quaresima e il venerdì) sono momenti forti per l’esercizio concreto della penitenza, nelle sue forme più varie.

 
Il figlio prodigo

Il dinamismo e il cammino della conversione è stato descritto in modo forte e commovente da Gesù nella “parabola del figlio prodigo", con al centro "il padre misericordioso" (Lc 15,11-24). Nella parabola più conosciuta di Gesù troviamo i tratti propri di un vero processo di conversione: il fascino di una libertà illusoria, l'abbandono della casa paterna, la miseria estrema nella quale il figlio viene a trovarsi dopo aver dilapidato la sua fortuna, l'umiliazione profonda di vedersi costretto a pascolare i porci, e, peggio ancora, quella di non avere per mangiare neppure quello che mangiavano i porci; segue la riflessione sui beni perduti, il pentimento e la decisione di dichiararsi colpevole davanti a suo padre, il cammino del ritorno alla casa paterna, l'accoglienza generosa da parte del padre e la sua gioia nel riabbracciare il figlio.

Nel momento in cui il figlio ha compreso e sperimentato fortemente la gravità e le conseguenze del suo peccato, si ricorda di essere figlio. Le due esperienze sono inseparabili l’una dall’altra. Solo chi si sente figlio può avvertire la gravità del suo peccato e solo chi si sente peccatore può capire e gustare profondamente la gioia dell’abbraccio di amore e di misericordia del padre.

Mi è capitato più di una volta, nella veste di confessore, di provare una profonda emozione, quando, dopo aver accolto con misericordia e data l’assoluzione, a nome di Dio, a un penitente che era stato lontano da Lui per molti anni, il penitente commosso mi ha gettato all’improvviso le braccia al collo, come se in me volesse abbracciare il Padre misericordioso.

L'abito nuovo, l'anello, il banchetto di festa e la musica sono poi simboli della vita nuova, pura, dignitosa, piena di gioia che è la vita dell'uomo che ritorna a Dio e alla famiglia di Dio, che è la Chiesa. Soltanto il cuore di Cristo, che conosce le profondità del cuore del Padre, ha potuto rivelarci l'abisso della sua misericordia in una maniera così piena di semplicità e di profondità.

Se meditiamo seriamente questa parabola, riconosceremo anche che dentro di noi c’è una parte che è il figlio prodigo, un’altra che  è il figlio maggiore, un’altra che fa da padre buono.

Il figlio prodigo è quella parte del nostro io che non si è lasciata amare. Il peccato del figlio prodigo è di andare via da casa e di impedire che il padre lo ami e lo salvi. Quando ha sperimentato la gravità delle conseguenze dell’abbandono del padre, comprende la grandezza dell’amore del padre e decide il ritorno.  

Il fratello maggiore è quella parte di noi che tenta di essere sempre il censore degli altri, è quella parte del nostro io che si sente non solo giusto, ma l’unico giusto ed è incapace di fare festa per il fratello ritrovato.

Il padre misericordioso è la parte del nostro io che si è lasciato vincere da Dio, dopo aver lottato con Lui

e ha fatto una vera esperienza della misericordia infinita di Dio. Lasciarsi sconfiggere da Dio è la nostra salvezza ed è poi la strada per riconciliarci anche con i fratelli.

Il sacramento della riconciliazione non è un peso impostoci da Dio, ma un dono immenso della sua misericordia, che ha voluto toglierci ogni dubbio sul perdono accordatoci. Quando il sacerdote ci dice “Io ti assolvo” è Dio stesso che ce lo dice, dandoci la certezza del suo perdono e del suo abbraccio paterno.

 
Rifletti
  1. Apprezzi sul serio il sacramento della Penitenza?
  2. Quali difficoltà vi trovi nell’accostarti a riceverlo?
Fai della confessione un vero cammino di conversione e di santità?

 

Padre Alberto Pierangioli

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